Il paese scomparso di San Donato in Avane rivive nei nuovi pannelli indicatori

Domenica 8 settembre, quando nella memoria storica dello scomparso paese di San Donato in Avane si festeggiava la ricorrenza del Perdono (la seconda domenica di settembre), si svolgerà un evento fortemente voluto dall’Associazione Culturale “San Donato in Avane” che, quest’anno, ha trovato in Enel un partner prezioso.

Obiettivo primario della giovane Associazione è, infatti, quello di promuovere le peculiarità del territorio con sua valorizzazione e di favorire momenti di convivialità all’interno della comunità, grazie al costante sostegno, non solo delle Amministrazioni Comunali di Cavriglia e Figline e Incisa Valdarno, ma anche dei vari Istituti Scolastici del territorio e della Banca del Valdarno, nonché dei soci parti integranti dell’Associazione.

Nel favorire, dunque, la conoscenza del territorio non poteva mancare un partner come Enel che sta, da tempo, promuovendo attività ed iniziative aventi come finalità proprio questa riscoperta e che quest’anno ha scelto di realizzare, in collaborazione con l’Associazione Culturale “San Donato in Avane”, sei cartelli indicatori da posizionare all’intersezione delle strade di comunicazione del paese scomparso con i paesi di confine (Meleto V.no -Gaville -Bomba ecc.): ognuno dei pannelli contiene , una narrazione storica delle vita del paese, corredata da foto di archivio di edifici e di macchinari tipici dell’escavazione, che a questa narrazione danno vita e spessore.

Sarà questa un’iniziativa di profondo valore storico e turistico, ma capace soprattutto di incuriosire le nuove generazioni, instillando in loro il germe della memoria del paese che fu e della vita che si dipanava fra le sue case e le sue strade, prima di essere sacrificato per esigenze estrattive.

Proprio per rafforzare questo importantissimo valore che è la memoria,  Enel è attiva con le scuole, con il tessuto associativo del territorio e con le istituzioni per dare la possibilità di visitare e conoscere l’ex area mineraria, la più grande miniera a cielo aperto d’Italia che tanto ha rappresentato per lo sviluppo economico e sociale del Valdarno e che oggi è oggetto di uno dei più significativi interventi di riqualificazione e di sostenibilità ambientale sul territorio italiano. Il progetto quest’anno vede protagonista l’Istituto “Vasari” di Figline e Incisa Valdarno che è stato ospitato, appunto, da Enel all’interno dell’area mineraria per poter studiare il territorio.

Sono profondamente grato a Enel per il sostegno che sta dando all’Associazione Culturale “San Donato in Avane”, contribuendo fattivamente a mantenerne in vita la memoria – queste le parole di Piero Secciani Presidente dell’Associazione – Grazie alla realizzazione dei cartelli indicatori San Donato in Avane avrà una sorta di story telling che contribuirà a mantenerne in vita il ricordo. A ciò si aggiunge l’impegno verso le giovani generazioni che, potendo accedere al territorio dell’ex area mineraria, hanno avuto modo di conoscere la realtà storica di quei luoghi e dei fatti che hanno portato alla scomparsa del paese”.

Breve cronistoria dell’area mineraria

La lignite è stata estratta industrialmente dal XIX secolo fino alla prima metà del ‘900 con numerose miniere in galleria, un’attività mineraria che è stata alla base dello sviluppo industriale siderurgico del Valdarno; negli anni ’30 fu realizzata una centrale termoelettrica alimentata a lignite, distrutta al passaggio del fronte nella Seconda Guerra Mondiale. Intorno alla metà degli anni ’50 fu ricostruita la centrale termoelettrica di Santa Barbara: per alimentarla fu avviata la coltivazione “a cielo aperto” con moderne macchine di scavo, attraverso movimenti di terra per spostare gli strati di copertura del banco lignitifero. Nel dettaglio, l’escavazione del minerale a cielo aperto ebbe inizio nel 1956; dopo aver estratto complessivamente 43,6 milioni di tonnellate di lignite, il 29 marzo 1994 è stata ritirata dal fronte di scavo l’ultima macchina ancora presente. Quando ebbe inizio l’attività, che per circa mezzo secolo ha rifornito la centrale elettrica, La lignite si trovava ad una profondità di circa 100 metri e negli anni è stato necessario movimentare terra per 400 milioni di metri cubi. Dopo il 1994, quando l’attività con la lignite è cessata, le due unità termoelettriche della centrale S. Barbara hanno proseguito l’esercizio alimentate ad olio combustibile fino all’entrata in servizio, nel 2006, di una nuova unità a ciclo combinato, tuttora in funzione, costruita con i migliori standard ambientali e alimentata a gas naturale, per una potenza di 392 MW. Nel sito produttivo della centrale è stato recentemente realizzato il TES, Thermal Energy Storage, un innovativo sistema di accumulo sostenibile basato sull’utilizzo di pietre, ed altre attività innovative sono in corso.

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