Arezzo, il caso del “Cavallo della Vera Croce”: l’opera di Aceves tra incuria e polemiche politiche

Un’opera d’arte abbandonata tra i rifiuti, un simbolo di cultura trasformato in rottame. È questa la fine ingloriosa del Cavallo della Vera Croce, la scultura dell’artista messicano Gustavo Aceves, donata alla città di Arezzo nel 2019 dopo l’esposizione nella mostra Lapidarium.
A denunciarlo è stata una segnalazione apparsa su un gruppo social cittadino, con immagini che mostrano la statua giacere tra ferraglia e detriti all’interno dell’area dell’Ufficio Manutenzione del Comune. Un duro colpo per un’opera che il Sindaco Alessandro Ghinelli, nel dicembre 2019, aveva celebrato con parole altisonanti:
“Gustavo Aceves dona alla Fondazione Guido d’Arezzo una sua opera. Si tratta di un cavallo in ghisa che fino a giugno 2019 era rimasto esposto sul sagrato della Chiesa di San Francesco. Da oggi l’opera diventa patrimonio della città di Arezzo e l’artista, che è solito non dare titoli ai suoi lavori, gli ha straordinariamente attribuito il nome di ‘Il Cavallo della Vera Croce’.”
Eppure, oggi, quell’opera non trova più spazio nella città e, secondo la ricostruzione dei cittadini indignati, da tempo sarebbe rimasta dimenticata in un deposito comunale, testimoniando una gestione poco attenta del patrimonio artistico locale.
La vicenda ha scatenato aspre polemiche politiche, con esponenti dell’opposizione pronti a chiedere chiarimenti in Consiglio Comunale.
Andrea Gallorini (PD, delega cultura) ha definito inaccettabile la gestione dell’opera:
“Troviamo inaccettabile che un dono così prezioso venga trattato con tale superficialità. Il Cavallo della Vera Croce merita una collocazione degna: una piazza, un giardino, una rotonda, un luogo pubblico dove possa essere valorizzato e ammirato. Non ci convince la spiegazione fornita dal direttore della Fondazione Guido d’Arezzo, secondo cui, dopo la donazione, il cavallo sarebbe stato smontato e solo ora rimontato per essere spedito ad Agrigento, Capitale della Cultura 2025, dove sarà esposto temporaneamente.
Di norma, le opere d’arte vengono spedite smontate per ragioni logistiche. In ogni caso, contestiamo il fatto che, dal 2019 a oggi, questa preziosa opera sia rimasta dimenticata in qualche magazzino, perdendo una grande occasione di riqualificazione artistica per la città.
Nel prossimo Consiglio Comunale, con i consiglieri Alessandro Caneschi e Giovanni Donati, chiederemo spiegazioni su questa vicenda, affinché venga fatta chiarezza e si trovino soluzioni concrete per restituire dignità alla scultura e alla città stessa. Perché la cultura non si celebra solo con le parole, ma con i fatti.“
Francesco Romizi (Arezzo 2020) ha puntato il dito contro la gestione della cultura da parte del sindaco Ghinelli:
“Il Cavallo della Croce dell’artista messicano Gustavo Aceves, un simbolo di cultura e bellezza, è abbandonato tra i rifiuti, trasformato in rottame. Una scultura donata alla città dopo la mostra Lapidarium giace abbandonata all’interno dell’area dell’Ufficio Manutenzione del Comune nelle imbarazzanti condizioni che potete notare dalla foto.
Ad Arezzo non c’è un assessore alla cultura, il sindaco Ghinelli ha tenuto per sé la delega, e questa è l’ennesima conferma che per il primo cittadino la cultura è un argomento marginale.”
Marco Donati (Scelgo Arezzo) ha chiesto immediati chiarimenti:
“Scelgo Arezzo chiederà subito chiarimenti per sapere se corrisponde al vero che l’opera d’arte di Gustavo Aceves è stata confinata tra scarti e rifiuti. Una vicenda che, se confermata, risulterebbe del tutto inaccettabile”.
A tentare di placare le polemiche è stato il direttore della Fondazione Guido d’Arezzo, che ha spiegato come il Cavallo della Vera Croce fosse stato smontato e solo di recente rimontato per essere spedito ad Agrigento, dove verrà esposto come parte degli eventi della Capitale Italiana della Cultura 2025. Tuttavia, tale versione non ha convinto l’opposizione, che ha posto interrogativi sulla scelta di lasciare l’opera in un deposito per oltre quattro anni, anziché valorizzarla con una collocazione stabile in città.
Il dibattito su questa vicenda non si fermerà qui. Le opposizioni hanno già annunciato che porteranno il tema in Consiglio Comunale, mentre la cittadinanza continua a chiedersi perché un’opera d’arte di tale valore sia stata trattata con così poca attenzione.
L’episodio riaccende il dibattito più ampio sulla gestione del patrimonio culturale di Arezzo e sul ruolo dell’amministrazione nel valorizzare le donazioni artistiche. Il futuro del Cavallo della Vera Croce resta ancora un’incognita.