“I Mille di Sgarbi” e l’incidente diplomatico con la Turchia: Agnelli e Lachi invitano l’ambasciatore
Il 2020 è stato un anno davvero tribolato, che ha falcidiato uno ad uno la maggior parte degli eventi ed iniziative culturali, e davvero pochi sono quelli celebrati. “L’iniziativa della mostra d’arte contemporanea “I mille di Sgarbi” – si legge in una nota comunale – è stata da subito colta dall’amministrazione come occasione per mettere in risalto, con una mostra che si snodava su ben 4 chiese, le bellezze ed i tesori del nostro paese, ciò fino al giugno 2021. E così è stato, e con un investimento di poche migliaia di euro, peraltro per acquistare beni utilizzabili per altri eventi, sabato 12 dicembre è stata inaugurata la mostra, con l’inedita formula “a porte chiuse e finestre aperte”, visto il periodo che impone la chiusura dei musei, ed in attesa che questi vengano riaperti.
Un artista ha inviato e fatto esporre la ormai famigerata “turca autentica”, che, viste le proteste del governo turco – perché ritenuta blasfema – è stata ritirata dall’esposizione.
“L’arte ha il compito di scuotere le nostre coscienze, porci interrogativi, deve essere ostile, pruriginosa. Lelli (l’artista che ha realizzato la turca autentica ndr) getta la sua opera come un macigno nelle acque stagnanti del politicamente corretto, e ci pone la questione del limite dell’arte e della provocazione”. Così Massimiliano Lachi, assessore alla cultura del comune di Castiglion Fiorentino chiosa sull’accaduto. “Con il Sindaco Mario Agnelli abbiamo deciso di invitare l’ambasciatore turco a visitare il nostro paese. Non è certo di attenzione mediatica che abbiamo necessità, ma di buona politica, ed è questo che ci appassiona” conclude Lachi.
Ma il dibattito è aperto e sulla questione interviene ancora il prof. Vittorio Sgarbi, che dichiara:
“Leggo – scrive Sgarbi sui social – sciocchi commenti sulla mia decisione di ritirare l’opera “Autentica latrina” dell’artista Paolo Lelli, esposta nella mostra “I mille di Sgarbi “ a Castiglion Fiorentino (Arezzo). Intanto osservo che la censura è l’unico strumento che fa esistere un’opera, a tal punto desiderabile da un artista da cercarla.Significa che l’opera, destando scandalo, ha ottenuto due risultati: di far esistere l’artista e di comunicare un pensiero su cui si discute e si combatte.Piena soddisfazione da questo punto di vista . Ma siccome un’opera vera ha anche degli effetti imprevisti sulla società, che vanno oltre l’autore e il curatore, io non ho manifestato alcuna paura ,né mi sono, visto il contesto, “calato le braghe”, né ho voluto manifestare una resa, o limitare la libertà di espressione.Il problema è un altro. L’esposizione dell’opera, interpretata come una provocazione dal mondo islamico, potrebbe esporre, oltre che me alle minacce, persone del tutto estranee e non responsabili al rischio di ritorsioni e attentati.Io posso sfidare o non temere insulti, invettive e atti contro di me, ma non posso permettermi di esporre altri, anche quelli che mi accusano , a imprevedibili azioni di rivalsa.La questione non è più personale”.