L’arte di Matteo Capitini, i vasi antichi non hanno più segreti – Foto

Sette decenni di studi, ricerche e passione che hanno portato a risultati eccezionali. Nella presentazione, svoltasi all’auditorium delle Santucce, la dottoressa Maria Gatto, direttrice del Museo archeologico di Arezzo, ha sottolineato che “l’opera di Matteo Capitini è una attività che attraverso l’utilizzo dei quattro elementi: aria, terra, acqua e fuoco, è riuscita a riprodurre, con eccezionale abilità gli antichi buccheri etruschi e la terra sigillata aretina”. Un’operazione, come ha ricordato lo stesso autore “che ha richiesto numerose sperimentazioni, studi sui materiali, sui tempi di cottura, sull’uso dei forni”. Il risultato sono vasi del tutto uguali a quelli prodotti dagli antichi ceramisti dell’Etruria e dalle botteghe romane. Un obiettivo mai raggiunto da nessun altro, nonostante tanti artigiani e ceramisti abbiano tentato di riprodurre gli antichi vai corallini e la manifattura etrusca. Solo Matteo Capitini sembra aver scoperto i segreti degli antichi aggiungendo però al suo lavoro una grande originalità, la stessa originalità che si ritrova nelle ceramiche e nelle maioliche che adornano le sale del museo. Nel corso della presentazione l’autore castiglionese ha ricordato come quella dei vasi antichi abbia rappresentato per lui “la sfida della vita. Tanti anni, ero ancora un ragazzo, fui portato a visitare il museo di Arezzo. Fu allora che ebbi l’ispirazione e il desiderio di ricreare quelle forme e quella perfezione”. Il museo è il giusto riconoscimento al suo impegno e alla sua arte.
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