Arezzo, “Affido culturale” contro la povertà educativa. È la prima in Toscana
Contrastare la povertà educativa grazie alla collaborazione attiva fra famiglie che stringono un patto finalizzato a realizzare insieme uscite destinate ai più piccoli al cinema, a teatro, nei musei, nelle librerie ed altre esperienze di fruizione culturale. È con queste finalità che dal 7 luglio viene attivato ad Arezzo l’Affido Culturale. Il progetto, che arriva per la prima volta in Toscana, è realizzato dalla Fondazione Toscana Spettacolo onlus in collaborazione con il Comune di Arezzo, la Fondazione Arezzo Comunità e la Fondazione Guido d’Arezzo ed è curato da Officine della Cultura.
L’Affido Culturale resterà attivo ad Arezzo per un anno, fino a giugno 2023. Saranno coinvolti circa 24 bambini di età compresa tra la prima infanzia e l’adolescenza, che potranno partecipare ad un numero minimo di 8 uscite di gruppo.
Arezzo entra così ufficialmente a fare parte della rete nazionale del più ampio progetto Affido Culturale, selezionato dall’ImpresaSociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorilecon cui è partito nel 2020 nelle città di Napoli, Roma, Modena, Bari, alle quali si sono aggiunte nel 2021 Milano con un finanziamento della Municipalità 8 e, a inizio 2022, anche Teramo e Cagliari.
Attivato ad Arezzo grazie al sostegno della Fondazione Toscana Spettacolo onlus, l’Affido Culturale ha l’obiettivo di mobilitare, contro la povertà educativa, alcune “famiglie risorsa”, valorizzando l’esperienza dell’affido familiare, ma declinandola sullo specifico della fruizione di prodotti e servizi culturali. L’idea di fondo è semplice ma preziosa: genitori che abitualmente portano i figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria, possono portare anche un altro bambino, eventualmente accompagnato da un proprio familiare adulto, che altrimenti non farebbe esperienza di questi luoghi per differenti cause.
Si attiva così un insieme di fruizioni culturali condivise, per il tramite delle quali “famiglie-risorsa” e “famiglie-destinatarie” stringono un “patto educativo” che si avvale di un sostegno complessivo multidimensionale promosso dagli enti culturali del territorio.
“È attraverso la cultura, la sua capacità di unire e di farsi linguaggio comune – sottolinea la presidente della Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Cristina Scaletti– che possono essere annullate differenze e colmati distacchi. Abbiamo lavorato affinché un progetto che ha come finalità il contrasto al preoccupante fenomeno della povertà educativa minorile potesse essere attivato anche nella nostra regione. Ad Arezzo, grazie a una straordinaria rete di collaborazioni e a un patto tra famiglie, l’Affido Culturaleè finalmente realtà”.
“Collaborare, mettersi a disposizione di un progetto necessario, condividere momenti di fruizione culturale. Sono questi – osserva ildirettore della Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Patrizia Coletta– alcuni dei principali elementi che caratterizzano l’esperienza dell’Affido Culturaleper arginare la povertà educativa. Un progetto che abbiamo voluto fortemente e che sosteniamo con convinzione per i benefici che può portare alle famiglie e ai bambini che saranno coinvolti nelle attività, nella persuasione che le arti performative siano elemento insostituibile per la crescita culturale, educativa ed economica del nostro Paese”.
Contrasto della povertà educativa minorile
In Italia oltre 1 milione e 200 mila minori vivono in povertà assoluta e altri 2 milioni sono in povertà relativa. La crisi economica ha inciso fortemente sulle condizioni di vita di bambini e ragazzi. Fino al 2005 erano gli anziani le persone più indigenti, oggi invece la povertà assoluta aumenta al diminuire dell’età.
La povertà economica è strettamente legata alla povertà educativa: le due si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione.
La povertà educativa minorile è un fenomeno multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori. Non è solamente legata alle cattive condizioni economiche, ma investe anche la dimensione emotiva e quelle della socialità e della capacità di relazionarsi con il mondo. È un fenomeno che, di fatto, incide sul futuro del Paese e riguarda dunque anche la dimensione più generale dello sviluppo. Ecco perché è necessario porre attenzione al tema della povertà educativa, mettere al centro il minore e promuovere il valore della comunità educante.