Cuori uniti
Parte il nuovo progetto della Misericordia di Arezzo per l’assistenza a parenti di defunti che non possono raggiungere autonomamente il luogo di sepoltura del proprio caro. Un altro esempio di volontariato di relazione dal grande valore di solidarietà sociale.
Succede spesso che chi resta non si trovi nelle condizioni di sufficiente autonomia per recarsi quando vorrebbe a rendere omaggio alla tomba dei propri cari estinti. Può accadere in effetti per mille motivi: situazioni di indigenza, problemi fisici e di salute, disabilità o semplicemente troppi anni d’età sulle spalle. E magari solitudine!
In tutti questi casi può diventare problematico o eccessivamente oneroso recarsi a fare visita ai propri cari che non ci sono più tutte le volte che se ne avrebbe il desiderio.
La Misericordia di Arezzo intende venire incontro ancora una volta a chi ha più bisogno con questa ennesima opera di “volontariato di relazione” che ha messo in piedi: accompagnare persone al cimitero e riportarle a casa – aiutandole anche in minime operazioni di assistenza connesse – affinché possano recarsi a pregare sul luogo di sepoltura dei propri cari tutte le volte che vogliono.
Il servizio comincerà prima di Natale, sarà prenotabile telefonando al centralino della Misericordia di Arezzo. Il servizio verrà svolto mediante gli automezzi attrezzati in dotazione alla Misericordia e sarà fruibile anche da persone altrimenti inferme in carrozzina.
«È un altro servizio che la Misericordia di Arezzo ha messo in atto per fornire la propria assistenza materiale e spirituale alla popolazione, secondo i criteri di un volontariato di relazione capace di essere accanto al cuore delle persone», ha sostenuto il Governatore della Misericordia di Arezzo prof. Pier Luigi Rossi.
A proposito di “cuore”, l’ideatore del progetto dr. Marco Feri – Rettore responsabile sanitario della Misericordia aretina – ha esposto una spiegazione del titolo dato al progetto: «Aiutare a sentirsi vicini ai propri affetti anche oltre la morte è un’autentica “prossimità di cuori”; inoltre fa bene anche a chi, tra gli autisti e gli operatori volontari della Confraternita, avrebbe quasi rinunciato a proseguire i servizi “per raggiunti limiti d’età” e riesce invece così a scoprire di potersi rendere ancora utile nell’aiuto agli altri»