Festa del papà, l’identikit: ‘né autoritario, né permissivo. E non chiamatelo mammo’

L’esperto affronta un excursus per raccontare come è cambiata questa figura genitoriale negli anni e con il susseguirsi delle generazioni. “Quando i genitori erano gli attuali bisnonni il rischio che correvano era di essere autoritari”, osserva il professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta. “Quando invece i genitori erano gli attuali nonni, anche come reazione alle rigidità educative e talvolta autoritarie della generazione precedente – quella degli attuali bisnonni – l’impostazione assunta è stata più protettiva. Ma soprattutto, questi padri erano impreparati a una maggior presenza genitoriale, alla condivisione di compiti e funzioni che fino ad allora erano state appannaggio quasi esclusivo delle donne”.

Accanto a un’educazione di tipo protettivo “che diminuiva i limiti” posti, c’era anche una sorta di “incertezza del ruolo paterno”. E ciò, ripercorre Farnetani, “fece sorgere la figura del ‘mammo’, come se il papà potesse solo ‘vicariare’ funzioni prerogativa della parte genitoriale al femminile. Ma la generazione degli attuali genitori ha per fortuna superato questa fase e identificato una migliore collocazione della figura paterna: non più autoritaria né permissiva o estremamente protettiva, appunto”. Il rischio di oggi? “E’ la delega di diverse importanti attività proprie del ruolo di padre, ma anche di madre: i genitori odierni – spiega il pediatra – talvolta ricorrono sempre più spesso, anche per le esigenze di un mutato quadro del lavoro sia maschile e sia femminile, all’aiuto dei nonni, ai quali delegano ampi spazi educativi. E’ un peccato, perché l’avanzamento dell’età media genitoriale, che ho sempre ritenuto un fatto positivo in quanto la maggiore età dei genitori porta a una maturità ulteriore, permetterebbe loro di muoversi maggiormente nell’ambiente e avere anche una maggior stabilità psicoaffettiva, perciò una maggiore capacità educativa”.

Un consiglio per i papà moderni? “Devono acquisire una maggior responsabilizzazione – suggerisce Farnetani – proprio per la maggior maturità che hanno, e devono essere consapevoli del loro ruolo di modello per i figli, maschi e femmine. Senza perdere l’identità di genere, entrambi i genitori devono trasmettere sicurezza ai figli dimostrando di essere in grado di condizionare l’ambiente e non di subirlo. Non mostrando incertezza, insicurezza, indecisione. I figli crescono, nel corpo e nella mente, che diventa sempre più in grado di compiere ragionamenti, pertanto hanno una maggiore capacità di esplorare l’ambiente. E in questa fase di crescita hanno bisogno di sicurezze, dei punti di riferimento rappresentati dai genitori”.

Inoltre, prosegue, “i genitori devono stare il maggior tempo possibile con i figli, portarli fuori casa, giocarci assieme, condividere il tempo libero”. Per fortuna, puntualizza il dottore dei bimbi, “le statistiche dimostrano che ormai non c’è più distinzione nella quantità di tempo libero che mamme e papà trascorrono con i figli, segno dell’emancipazione femminile e della parità di genere. E’ questo un esempio positivo, ed è opportuno che i genitori stiano più tempo possibile con i figli e soprattutto si parlino. Ci deve essere un dialogo, è fondamentale per la spiegazione dei limiti che i genitori devono porre ai figli, per indicare loro la via da seguire, per la crescita. Ma soprattutto, condividendo la vita quotidiana, per fornire loro modelli di identificazione ed esempi da seguire e replicare”. Il pediatra comunque promuove l’ultima generazione di papà: “Sono migliori di quelli di ieri e dell’altroieri”.

Articoli correlati