“Film d’animazione”, Brunacci racconta il suo nuovo singolo

Film d’animazione” è stato scritto con la semplicità delle parole dei più piccoli. E il giovane cantautore aretino spiega così il senso del suo ultimo brano: “Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale”.

Parlami un po’ di te, della tua musica. C’è anche un po’ di Arezzo dentro le tue canzoni?

Brunacci: “Sono un ragazzo originale come tutti, ho le mie cose da esternare e penso di aver trovato il modo e il mezzo per dirle, ovvero la musica. Perché magari non tutti sono in grado di esprimersi, ma sicuramente tutti hanno qualcosa da dire. Quello che metto nelle mie canzoni è la verità, non c’è niente di artificioso e inventato.

Anche perché nelle vite di tutti noi non c’è bisogno di inventarsi niente, l’importante è raccontare ciò che vivi, quello che provi, qualsiasi cosa: basta che sia vera e che valga la pena di essere raccontata. Può essere un fiore, la guerra, l’importante è che tu te la senta, che sia vera per te.

Arezzo non ha influenzato molto le mie canzoni, soprattutto nei testi. Però dei paesaggi mi hanno influenzato sul mood di alcune mie canzoni. Arezzo ha influito più in quello che ‘non si vede’.

La mia parola chiave per la musica è ‘verità’: che sia ‘vero’ tutto”.

“Film d’animazione” è il tuo ultimo singolo. Perché questo titolo?

Brunacci: “‘Film d’animazione’ è un nome particolare, volevo giocare sull’effetto del ‘cercare film d’animazione su Spotify’ e non su piattaforme per guardare film. Per me questo era un aspetto molto divertente. E poi perché i film d’animazione mi hanno sempre insegnato qualcosa e continuano a piacermi. Probabilmente anche a quarant’anni guarderò film d’animazione: non importa quante cose negative accadono durante il film, alla fine tutto si risolve. Lo sai già che tutto andrà bene nei film d’animazione, ancora prima di iniziare a guardarli. Nella canzone racconto come sia l’attitudine dei bambini a cambiare il mondo, non il ‘tornare bambino’. Non voglio essere frainteso: non dobbiamo tornare bambini, ma avere la loro stessa attitudine e non smettere di sorprendersi di tutto come loro.

Sono sicuro che se le persone tornassero bambine nello spirito con cui affrontano la vita, non nei modi o nelle abitudini, sarebbe tutto più bello, più semplice, diretto e senza filtri”.

Il periodo di lockdown ti è servito per scrivere musica?

Brunacci: “Io ho iniziato con il lockdown! Durante il primo lockdown, a marzo 2020. In quel momento mi sono detto ‘forse quello che penso io potrebbe piacere anche ad altre persone, oltre a me in questa camera. Il lockdown mi ha insegnato ad essere paziente”.

Quindi tu inizi dalla cameretta? E poi, cos’è successo?

Brunacci: “Ho conosciuto un mio amico che seguiva un altro artista, gli ho fatto sentire qualcosa e gli sono piaciuto. Da lì abbiamo iniziato a fare delle basi, ho iniziato a cantare per loro e loro hanno creduto in me. E io ho creduto in me stesso, che non è mai facile… Poi siamo cresciuti, piano piano. Ci hanno ascoltati anche dai ‘piani più alti’ e la nostra rete si sta allargando sempre di più”.

Frequenti l’università? Cosa studi?

Brunacci: “Economia aziendale a Firenze”.

Come stai cercando di coniugare lo studio con la musica?

Brunacci: “Il vero problema è che il mio primo anno di università l’ho iniziato con il lockdown, quindi non l’ho mai vista. Ho dovuto dare esami ‘a scatola chiusa’ e non è stato facile. Però la musica è sempre stata la mia vita, quindi non è cambiato più di tanto il mio impegno per la musica. Adesso è un lavoro la musica, ma gli dedico sempre lo stesso tempo. Penso di trovare il tempo di fare tutto, basta impegnarsi”.

Quindi sei appassionato anche di economia?

Brunacci: “Io amo tutto lo studio. Non amo studiare, ma amo tutte le categorie di studio, è diverso.

Sono sempre stato affascinato dalla filosofia, dall’arte, dalla letteratura… Il problema è che mi sentivo incompleto, mi mancava una parte. Mi sentivo totalmente ignorante su quel ramo lì (l’economia ndr) e io volevo sapere come funzionava il mondo e come gestire il lato ‘pratico’ della mia vita. Fin da piccolo ho sempre voluto sapere come gestire i soldi, non necessariamente per farli. Più che altro perché ho visto persone, nella mia famiglia e in giro, rovinarsi per i soldi e io lo vorrei evitare”.

Suoni anche uno strumento?

Brunacci: “Sì, la chitarra da autodidatta da tre anni. Poi butto giù testi continuamente… Perché non finiscono mai le cose su cui posso farmi delle domande. Qualcuno finisce, altri rimangono lì. Come i pensieri: alcuni diventano discorsi compiuti e altri restano solo pensieri”. 

Film d’animazione

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Biografia

Brunacci è il personaggio che racchiude in tutto e per tutto l’anima di Paolo Brunacci: ragazzo di 19 anni aretino, l’amico con cui fumare una sigaretta, con cui dividere una bottiglia di vino; Brunacci è semplicemente l’immagine di sé stesso raccontata tra le corde di una chitarra.

L’anima cangiante di Paolo si riflette nel suo percorso di studi dove dapprima frequenta il liceo classico di Arezzo per poi proseguire gli studi con la facoltà di Economia Aziendale a Firenze.
“Spesso mi chiedono come faccio a scrivere una canzone. La verità è che non ci vuole molto a tirar fuori qualcosa che ti ossessiona, è sufficiente scrivere quello che pensi senza pensare a cosa scrivere”.

Brunacci, che fin da piccolo si poneva domande cui non riusciva darsi delle risposte, ha trovato nella musica l’opportunità di esprimersi in modo chiaro e diretto. Quella che prima era una valvola di sfogo è diventata, crescendo, una passione. Brunacci ha sempre cantato ciò che per lui era più importante: la Vita al di là delle apparenze.

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