Fontana fa 50 e Papa Francesco invia gli auguri. L’annuncio: “ecco cosa farò tra pochi giorni”
Un grande momento di gioia e di festa che ha visto riuniti nella Cattedrale di Arezzo, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli della Chiesa aretina, cortonese e biturgense insieme a quelli della Diocesi di Spoleto-Norcia, per celebrare il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale dell’Arcivescovo Riccardo Fontana. Una celebrazione durante la quale sono arrivati anche gli auguri e la benedizione al Presule per lo speciale traguardo raggiunto, da parte di Papa Francesco.
“Arrivato al Giubileo – ha affermato Mons. Fontana nell’omelia –, è giusto dire grazie alla Chiesa che mi ha custodito, senza togliermi le prove che la vita pone a ciascuno. Grazie alla Chiesa pisana che mi ha generato non solo alla fede, ma anche al sacerdozio. Fu il mio Vescovo Ugo il primo a fare il discernimento sulla mia vocazione, di cui avevo avuto consapevolezza pregando con la mia gente in Piazza del Duomo, per prepararci all’incontro con Paolo VI”.
Quindi, il riferimento al “tesoro di casa”, la Diocesi aretina-cortonese-biturgense:
“Sono prossimo a lasciare la guida di questa bellissima Chiesa in Terra d’Arezzo, diventata enorme, la dodicesima in Italia per territorio, con un sacco di esperienze preziose. Puntare sull’“ecclesiologia di comunione” anziché sulla struttura istituzionale è stato più facile per me che venivo dal Vaticano. Incontrare e dialogare con il popolo e con i preti è quasi sempre possibile. Ho sperimentato che fare il Vescovo, secondo la Prima Petri, è come fare il muratore che, se vuole costruire il muro di casa, deve smussare le asperità e cercare che una pietra stia accanto all’altra, con il cemento della fede, la forza della carità. Arrivato al ventisettesimo anno di Episcopato, so bene che il Vescovo può mancare di tutto, ma non può mai mancare di speranza. La Chiesa è del Signore e noi siamo piccoli “servitorelli” che, anche quando ci mettiamo molto impegno, siamo sempre a rischio di essere insufficienti. La Chiesa aretina, che conosco attraverso due Visite Pastorali e un Sinodo, fidatevi, è bellissima. Ha solo bisogno di non avere paura del nuovo”.
“A giorni – ha concluso l’Arcivescovo Riccardo – deporrò la sedia curule, il faldistorio del Vescovo chiamato a “reggere e governare” la sua Chiesa. Mi restano tre funzioni fondamentali, per chi si mette da parte: potrò dedicare a tempo pieno il mio tempo alla preghiera per questa amata Chiesa, in attesa – io spero –, una volta accolto tra i salvati, di poter intercedere per quanti ho incontrato e servito. Potrò da ultimo riallacciare umilmente le relazioni, in particolare quelle troppo bruscamente interrotte per mia colpa o per le forzature del tempo, rimanendo in un angolino assieme ad alcuni preti vecchi come me, pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno. Spenderò infine il tempo che mi resta per seminare dolcezza, dare coraggio e far comprendere a tutti, specialmente a chi mi fu più vicino, che il Signore non abbandona mai ed è capace di “scrivere dritto, anche sulle righe storte”.
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