“Le parole della pandemia”, a San Giovanni in partenza un corso di scrittura
Quali nuove parole ci ha portato l’emergenza sanitaria? Quali ci hanno unito e quali separato? È stato presentato questa mattina presso l’ex Sala Giunta del Comune di San Giovanni Valdarno il corso “Le parole della pandemia. Scrivere di crisi e di coraggio“, organizzato dall’associazione Il Sillabo in collaborazione con il Comune di San Giovanni Valdarno. Alla conferenza stampa hanno preso parte l’assessore alla cultura Fabio Franchi, Rossana Cherici, rappresentante dell’associazione e docente del laboratorio di scrittura e colei che lo orienterà, la psicologa Laura Del Veneziano.
I quattro incontri online si concentreranno a febbraio. Il corso nasce per conoscere da vicino quali nuovi termini ha portato l’avvento del Covid nel linguaggio di tutti i giorni e come vengono utilizzati. Un vocabolario comune, un lessico familiare per acquisire consapevolezze pratiche ed emotive.
Date e orari
Sabato 6 febbraio dalle ore 15 alle 18
Domenica 7 febbraio dalle 10 alle 12
Sabato 13 febbraio dalle 15 alle 18
Sabato 20 febbraio dalle 15 alle 18
Informazioni e iscrizioni
Associazione Il Sillabo Asdc (Corso Italia 7, tel. 347 9797531 – 339 6711548, e-mail: info@ilsillabo.it)
Facebook “Il Sillabo Scuola”
“La pandemia da coronavirus è stata ed è tuttora un evento epocale, destinato a segnare non solo la Storia e la nostra vita sociale, modificandone gli assetti, facendoci mutare (chissà per quanto, chissà se in maniera irreversibile) i nostri stili di vita, ma anche le nostre coscienze“, dichiara l’assessore alla cultura Franchi.
“Ha peraltro condizionato in modo decisivo le nostre iniziative culturali, portandoci a ripensarle e a riadattarle a questi ‘nuovi tempi’. Con questo laboratorio di scrittura bio-creativa aggiungiamo un ulteriore tassello a questo percorso. Da una parte affinché di questo periodo buio che stiamo vivendo possano restare testimonianze, rielaborate facendo sbizzarrire la propria creatività; dall’altra perché la parola e la scrittura hanno da sempre anche una irrinunciabile e fondamentale funzione ‘terapeutica’, consentendoci di rielaborare in modo costruttivo anche gli eventi più terribili.
Un laboratorio quindi che, unendo l’utile al dilettevole, coniugando la leggerezza del dialogo, dello scambio di esperienze e della creatività alla professionalità dei docenti, si propone di ‘attraversare’ le parole che hanno segnato quest’ultimo anno, per consentirci di affrontare in modo più consapevole e proficuo questo incerto, complesso periodo storico”.
“L’idea del laboratorio nasce dall’esigenza di trovare un modo per esprimere quanto stiamo vivendo dal punto di vista emotivo da marzo 2020, quando nelle nostre vite è sopraggiunta l’emergenza causata dal Covid-19“, spiega la docente Cherici. “Uno scossone pratico ed emozionale sotto cui si trovano parole comuni, termini precisi che ci rendono fragili – come ‘paura’ – e che ci sostengono e ci fanno corazza – come ‘coraggio’ -. Gli esercizi di scrittura ci aiuteranno a mettere a fuoco queste parole, a passarci attraverso, a renderle tessuti vivi, testi che parlano di noi. Inizieremo esattamente da quando nel corso delle nostre vite, più o meno ordinarie, si è innestato un incipit narrativo straordinario, quello della primavera 2020 che di lì in poi ha segnato e modificato il ritmo del nostro vivere abituale. Andremo avanti indagando quanto ci ha portato fino ad oggi. Scriveremo, scriveremo molto, alternando momenti nei quali interverranno le docenti a momenti di scrittura autonoma e scambi di esperienze“.
“La scrittura che cura è sicuramente un alleato prezioso e alla portata di tutti per esprimere la nostra emotività e condividere con gli altri vissuti personali di crisi e di coraggio che fin da subito scopriremo simili”, conclude Del Veneziano, psicologa e orientatrice del corso. “Nello specifico approfondiremo il discorso sulla paura e sul coraggio, le due parole-emozioni basilari intorno alle quali tutto ruota, si genera e si può anche iniziare a trasformare. Ogni volta troveremo le parole per dire lo stato di emergenza, per dirci a che punto siamo e stare insieme in un’atmosfera di condivisione positiva delle nostre narrazioni: diverse, autentiche, contemporanee, utili per noi tutti, per la comunità, per una quotidianità più consapevole, creativa e fiduciosa”.