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domenica | 20-04-2025

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Migliavacca, l’invito a ‘cercare’: “Pasqua è esperienza di gioia e di pace”

L’omelia del Vescovo in Cattedrale di Arezzo nella celebrazione della domenica di Pasqua. “Nel Vangelo di Giovanni, da cui è tratto il brano evangelico che è stato proclamato poco fa, è fondamentale il tema del cercare. Proprio all’inizio del vangelo, ai due discepoli di Giovanni Battista, uno era Andrea, che vanno a seguire Gesù, egli chiede: “Che cosa cercate?”. E ormai alla fine del cammino del Signore, nel contesto della passione, al momento dell’arresto nel giardino del Getzemani, egli ancora chiede: “Chi cercate?”. Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli Pietro annuncia il cuore della fede che è la risurrezione del Crocifisso e racconta l’avventura del suo cercare e l’aver ora capito. E nella lettera di Paolo ai Colossesi la questione è esplicita: “cercate le cose di lassù; rivolgete il pensiero alle cose di lassù”. Dunque l’invito è a cercare. La Pasqua è avventura che sprona a cercare. Il vangelo ascoltato è proprio il racconto di una ricerca.

La prima è Maria di Magdala che per prima si mette a cercare, quando ancora era buio e va al sepolcro. Seguono poi, grazie al suo racconto, Pietro e l’altro discepolo e vanno al sepolcro, anzi corrono verso il sepolcro; l’altro discepolo, forse più giovane, corre più forte e arriva prima. E per primo Pietro, poi il discepolo amato entrano, cercano, vedono… i teli e il sudario. Maria e poi Pietro e Giovanni vanno, corrono al sepolcro per cercare, per cercare Gesù. Cercare dunque, ci dice il vangelo di Giovanni, è l’esperienza della fede, del credere e dunque anche del vivere la Pasqua. Non è il cercare che vivremmo ad esempio per una caccia al tesoro, con la fortuna di trovare segni e premi nascosti, ma è invece il modo vero di credere, di vivere la fede. E non si arriva mai una volta per tutte: si cerca sempre, la fede rimarrà per sempre un cercare.

Cercare è il racconto e l’esperienza della vita, la nostra, che desidera il Signore e l’incontro con Lui, desidera la vita vera, la felicità; cercare è l’atteggiamento di chi non presume di sapere e di possedere la verità (quanto è pericoloso presumere di avere noi la verità); cercare è l’atteggiamento del credente che non si impone, che rispetta la libertà e la coscienza altrui, che non accaparra per sé e non si impossessa di cose, luoghi, persone, storie, idee; cercare è l’atteggiamento umile e docile, discreto e paziente, rispettoso e liberante di chi sa di dover camminare ancora, e sa stupirsi della gratuità dei doni con cui è accompagnata la vita; cercare vorrà dire vivere rispettando sempre la vita, ogni frammento di vita anche povero, fragile, sciupato, eppure bellezza di vita; cercare apre il cuore all’andare incontro al fratello, chiunque sia, anche tanto diverso e lontano da noi eppure fratello al punto che mai più potrà giustificarsi la violenza, la chiacchiera e il giudizio, la tragedia della guerra.

Questo cercare diventa fede pasquale, esperienza di visita al sepolcro vuoto, gioia di incontrare finalmente il risorto. E’ proprio questo l’atteggiamento dei due apostoli davanti ai segni del sepolcro vuoto: Pietro che osservò i teli e il sudario e l’altro discepolo di cui il vangelo ci dice: “vide e credette”. C’è uno sguardo in loro che fa tesoro del cammino fatto e non smette di guardare e cercare. Ed è la fede: vide e credette.

Il cercare apre lo spazio del cuore per desiderare, per lasciarsi raggiungere, per comprendere andando oltre i propri schemi di pensiero, le proprie comprensioni o fissazioni. Cercare ti apre il cuore per accogliere un dono, una parola, un incontro così com’è. Cercare apre il cuore per desiderare, credere, vedere, capire, accogliere, incontrare… ma questa è la Pasqua. Ed è esperienza di gioia e di pace. Da quel sepolcro a Gerusalemme è rilanciata la ricerca: il sepolcro è vuoto, ma Lui dov’è?

E’ la domanda che ci deve accompagnare in questa Pasqua: Lui dov’è? E la fede sarà cercare Lui, andare dove è Lui, lasciarci guidare, lasciarci sorprendere dai tempi e luoghi e incontri anche impesati dove davvero Lui si trova. Proprio così avevano risposto i due discepoli alla domanda del Signore in quel primo incontro: “Maestro dove abiti?”.

Cercare è davvero, come in questo vangelo, il movimento della Pasqua.

E dove è il Signore, il Risorto? C’è una pagina evangelica che ci può aiutare. Dice così: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; nudo e mi avete vestito; malato e mi avete visitato; ero in carcere e siete venuti a visitarmi…”. Il sepolcro è vuoto forse per dire che ogni altro sepolcro umano, dove abita la miseria, la povertà, l’esclusione, il giudizio, la morte ora è abitato dal Risorto, dal Signore della vita. A noi tocca cercare, cioè seguire il Signore e lo potremo trovare in ogni persona e situazione, luogo e momento in cui si vive l’amore. La metà del cercare non è la verità, ma è l’amare. Il cercare di Pasqua apre il cuore a vedere e incontrare il Signore e si aprono così strade di nuova speranza, perché la Pasqua e l’amore sempre apre strade nuove e anche impensate di speranza.

Buon cammino di ricerca, buona Pasqua”.

Omelia del Vescovo in Cattedrale di Arezzo in occasione della Veglia Pasquale 2025

“Segni e Parola di Dio, preghiere e ritualità di questa grande veglia pasquale parlano di incontro. Nella pagina evangelica ritroviamo le dinamiche dell’incontro, l’avventura dell’incontrare.

C’è l’andare al sepolcro delle donne al mattino presto e vanno per prendersi cura, incontrare il Cristo che è morto. L’annuncio di due uomini dice loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” e secondo altri evangelisti viene anche aggiunto di dire ai suoi di andare in Galilea e là lo vedranno; questi due uomini non annunciano solo il risorto, ma è contenuto nelle loro parole l’invito, la possibilità di incontrarlo. Le donne allora corrono dagli apostoli per portare loro questa notizia così straordinaria, una notizia che crea anche l’attesa di incontrare Gesù. Pietro dunque corre al sepolcro, per vedere, ma anche per poterlo incontrare, se è vivo.

Tutto del vangelo così ci parla non solo di annuncio di vita e di risurrezione, ma già di possibilità di incontrare il Signore risorto.

Tutte le letture che sono state proclamate sono la trama della storia della salvezza nella quale si è preparato questo annuncio e questo incontro con la vita, con il Risorto.

Ed è l’annuncio di Pasqua. La Pasqua che è annuncio del sepolcro vuoto, della risurrezione di Gesù è narrata ed è fatta risuonare come invito, promessa, possibilità di incontrarlo, di vedere il Risorto e quindi di incontrare la vita.

Anche i segni di questa veglia nella notte ci parlano di incontro.

La luce, il cero acceso, il canto del preconio annuncio della vita nuova ed è luce che è presenza del Cristo in mezzo a noi, per incontrarlo.

Il dono della Parola perché attraverso di essa il Signore vivo ci parla.

L’acqua e il crisma, segni del battesimo e della cresima che celebreremo e sono per i battezzati evento e per tutti noi memoria dell’incontro con il Risorto che è esperienza vitale per tutti noi.

Il pane e il vino condivisi e versati, l’Eucaristia, celebrazione dell’amore del Signore che si dona, per sempre, per noi.

Siamo invitati allora a vivere questa Pasqua come un vero incontro con Colui che ha vinto la morte ed è vivo. E l’ha vinta per tutti noi.

Celebriamo nella Pasqua e viviamo questo incontro.

Anche noi, come le donne del vangelo, possiamo testimoniare, correre per raccontare, cioè vivere ogni giorno della nostra vita per narrare il nostro incontro con il Risorto, con la vita.

Carissimi nuovi battezzati, e voi seminaristi, voi famiglie e voi giovani, anche voi bambini, voi avanti negli anni e ricchi di sapienza che cosa raccontate? Chi avete incontrato che vi regala la vita? Cosa raccontereste di voi, di ciascuno personalmente e della vostra, della tua vita per narrare il tuo incontro con il Risorto, con la vita? Quali storie di vita hai da raccontare e da narrare?

Caro amico, cara amica che sei qui in questa notte… Racconta, racconta il tuo incontro con il Vivente e sarà davvero Pasqua”.

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