Santa Flavia ricorda Gianni Mineo, il Partigiano eroe alla Chiassa
Erano presenti la figlia Evi Rosalia, i nipoti, i cugini e altri parenti. Una intensa e sentita cerimonia per ricordare uno dei figli più celebri del paese siciliano, integrato nella Città Metropolitana di Palermo, da dove Gianni partì ancora piccolo per Bagheria.
Gianni Mineo, fattosi conoscere quale valente pugile ad Arezzo, tra il 1942 e l’estate del 1943, dove prestava servizio militare, dopo l’8 Settembre si diede alla macchia, organizzando un piccolo gruppo partigiano, inserito nella XXIII Brigata “Pio Borri”. Dopo vari atti di sabotaggio all’esercito nazista, Gianni mostrò il suo grande coraggio ed il suo altruismo il 27 giugno 1944, quando si presentò al Comando tedesco della Chiassa Superiore per tentare di sventare una ennesima strage di civili. E ci riuscì, il 29 giugno, consegnandosi alla leggenda ed alla Storia.
Per un progetto di serie televisiva il regista Alberto Negrin e lo sceneggiatore Massimo Bavastro hanno dichiarato:
“Partina, Vallucciole, Civitella, San Pancrazio, La Cornia, Solaia. Sono alcuni dei paesi della Toscana orientale dove, nell’estate del 1944, centinaia di civili vennero uccisi per rappresaglia dai nazifascisti che si ritiravano. Da questa lista manca un nome: La Chiassa. Manca non per via di una dimenticanza, ma perché, in una situazione pressoché identica a quelle che in quei giorni avevano prodotto gli altri eccidi, un giovane di poco più di vent’anni, con un capolavoro di coraggio ed empatia, riuscì ad evitare la strage annunciata. Veniva dalla Sicilia e in Sicilia dopo la guerra tornò; uscì dall’ombra lo stretto necessario per salvare la vita a più di duecento civili, e poi nell’ombra tornò, come i cavalieri solitari dei film western. Non sapremmo niente di lui senza il lavoro tenace dello storico Santino Gallorini che solo pochi anni fa ne ha portato alla luce la vicenda. “Vite in cambio” racconta di questo ragazzo che invertì il corso della storia: un piccolo, oscuro Davide che non sconfisse Golia, ma ne interruppe per qualche giorno la furia omicida. Un ragazzo che ruppe la tragica prevedibilità della storia, spezzando l’ormai trito rituale dell’eccidio per rappresaglia. Siamo convinti che ognuno possa offrire il proprio contributo alla storia, esserne parte, produrla e condizionarla, nel bene e nel male. «La storia siamo noi» direbbe un noto cantautore”.