Toscani preoccupati per il futuro e diffidenti, ma tre su quattro disponibili al volontariato
Dal biennio Covid al distanziamento sociale che ha ostacolato iniziative e incontri, alla guerra in Ucraina che ha determinato incertezza e destabilizzazione, anche economica, l’irrequietezza sociale è forte come raccontano i dati del 4° Rapporto su “Opinione pubblica e altruismo in Toscana”, realizzato da Sociometrica per Cesvot. L’indagine mostra un clima di paura e incertezza legato alla sfera personale e alla dimensione famigliare ma anche una radicata consapevolezza di quelle che sono le categorie delle persone fragili e un’apertura al dono di sé e del proprio tempo che mira a un rinnovato impegno sociale. L’indagine demoscopica si è svolta su un campione di 800 interviste da gennaio a febbraio 2023, rappresentative di un campione riferibile alla popolazione Toscana (Istat, 2022).
“L’indagine di Sociometrica ci dice che siamo in un momento di precarietà e transizione in cui il volontariato può fare la sua parte per ricostruire un senso di fiducia e impegno collettivo. Non sottovalutiamo i segnali di paura e incertezza per il futuro per comprendere ancora meglio come costruire e supportare uno sviluppo sociale che trovi la sua forza nell’attenzione agli altri e che sia da stimolo per costruire processi innovativi di coinvolgimento nelle associazioni sempre recettive ad ascoltare, e talvolta anticipare, fragilità sociali e punti di forza da cui ripartire per immaginare il futuro” spiega Luigi Paccosi, presidente Cesvot.
“Viviamo un periodo di grandi contraddizioni, in cui la psiche collettiva prende varie strade e non sempre coerenti: da un lato siamo tutti più incerti, perché vediamo un mondo governato da forze di cui difficilmente abbiamo cognizione; dall’altro siamo sensibili verso il bisogno, verso l’aiuto a chi soffre. Rinchiusura sul personale e generosità verso chi chiede aiuto vivono contemporaneamente, come opposti che si tengono insieme. Vedremo i cambiamenti dove porteranno” commenta Antonio Preiti, direttore Sociometrica.
Crescita dell’incertezza
L’81,5% delle persone intervistate dichiara di provare preoccupazione per il futuro segno di percezione di profonda incertezza. Rimane la consapevolezza della preoccupazione rivolta alle categorie sociali più fragili: ammalati e persone disabili (61,1%), bambini che vivono in famiglie indigenti (59,1%), anziani (51,4%), disoccupati (44%), immigrati (25,1%). L’elemento che desta maggiore preoccupazione è dato dalle difficoltà fisiche o dallo status fisico: è così per gli ammalati, per i disabili, ma anche per gli anziani e per i bambini in famiglie indigenti, dove l’indigenza naturalmente ha il suo peso, ma sembra averlo specialmente nella condizione infantile. Per il 60% degli intervistati è aumentata la percezione di diffidenza sociale. Il clima di incertezza è connaturato anche dal dover fare rinunce a causa della aumentata precarietà economica: se il 46% si riferisce a rinunce più legate al proprio tempo libero più del 12% denuncia di aver dovuto rinunciare a spese mediche e di prevenzione.
La disponibilità al dono
Se nella percezione della crescita della diffidenza ritroviamo un sentimento collettivo negativo, nella concretezza delle varie forme del dono che ciascuno più offrire agli altri, possiamo ritrovare il suo opposto, vale a dire una forte, convinta, sostenuta volontà di aiutare gli altri. Tre persone su quattro in Toscana sono disponibili a donare, in particolare: soldi a persone bisognose (52,9%), a un ente di volontariato (46,5%), per l’ambiente (43,3%). Per quanto riguarda la donazione del sangue è altissima la disponibilità di chi dichiara che potrebbe farlo (29,2%) ma è ancora potenziale.
Che rappresentazione del volontariato hanno i cittadini toscani?
Il Rapporto descrive la rappresentazione che i cittadini hanno del volontariato inteso come disposizione psicologica e sociale ad attività altruistiche. Tra le classi di età più disponibili, spiccano gli over 64 (15,9%) e i giovani dai 18-29 anni (12%). Chi vorrebbe fare volontariato, o non lo esclude, non lo fa per mancanza di tempo, ragioni personali o familiari. Tra i settori di maggiore interesse: assistenza sociale (36,3%), ambiente (34,9%), cultura, sport e ricreazione (21,9%), sanità (17,2%). L’interesse per gli ambiti di cooperazione e solidarietà internazionale, filantropia e promozione del volontariato e sviluppo economico e sociale spicca unicamente nella fascia giovanile degli intervistati. Chi è favorevole a svolgere esperienza di volontariato infine, lo vuole fare nel proprio territorio, sostenendo associazioni che conosce o può conoscere personalmente (47,9%).
Il giudizio generale del volontariato rimane positivo (67,2%) anche se in flessione di dieci punti rispetto all’anno precedente, mentre aumentano le risposte di chi sostiene di non conoscerlo abbastanza per avere un’opinione (11,2%). Le ragioni che spingono di più al volontariato sono indicative, nonostante il quadro di incertezza, di un’apertura alla collettività, infatti si sceglie di fare volontariato per dedicare il proprio tempo agli altri (57,4%) o per fare qualcosa per una causa giudicata importante (35,8%).
Il Rapporto è disponibile per il download a questo link: {rwattachments}