Nell’immediatezza dei fatti, era stato denunciato dalla Digos alla procura di Roma. Oggi il sostituto procuratore capitolino Gianfederica Dito ha chiesto e ottenuto dal Gip di emettere un’ordinanza di custodia cautelare. A inchiodare “Il Ciclone” le immagini delle telecamere di video sorveglianza, che lo ritraggono, bandiera italiana in mano, mentre si appresta ad entrare nelle sede della CGIL. Quello di Franceschi si aggiunge ai sei arresti dei giorni scorsi, tra i quali il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino, quello nazionale, Roberto Fiore, l’ex terrorista nero Luigi Aronica e il palermitano Massimiliano Ursino. Proprio Ursino e Franceschi, insieme ad una cinquantina di altre persone, sono stati immortalati dalle telecamere mentre facevano irruzione nella sede storica del sindacato di Corso Italia. Non solo: Ursino aveva postato un selfie davanti alla Cgil con scritto un post con il testo di una canzone scritta da Ivano Fossati per Loredana Berté: “A chi ha cercato la maniera e non l’ha trovata mai. Alla faccia che ho stasera, dedicato a chi non ha paura. E a chi sta nei guai, dedicato ai cattivi, che poi così cattivi non sono mai”. Subito dopo la manifestazione, Ursino aveva affermato che si “è alzato il livello dello scontro” e che “il popolo, strappando via il velo delle diversità preconcette, utili solo al mantenimento dello status quo, si unisce spesso spinto da sete di giustizia ed è imprevedibile“, aggiungendo che “fino a quando il Green pass non verrà ritirato definitivamente, la rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi“. Gli inquirenti avevano anche individuato il capo ultrà del Verona Luca Castellini, ma solo Franceschi e Ursino oggi sono stati accompagnati in carcere.
Nell’’informativa allegata agli atti si può leggere che quella per raggiungere la Cgil sarebbe stata una vera e propria strategia. Uno degli esponenti di Forza Nuova di primissimo piano, Aronica, avrebbe intavolato una trattativa con la polizia, mentre gli altri si dirigevano comunque verso la sede sindacale, scrivono gli investigatori: «La determinazione di dirigersi nella direzione della sigla sindacale Cgil, sita in corso d’Italia a Roma, nasce già da piazza del Popolo, allorché un esponente di Forza Nuova, Aronica Luigi, si evidenzia per aver chiesto la possibilità di muoversi in corteo proprio in direzione della sede sindacale che, in ragione di ciò, non può ritenersi una tappa o un obiettivo casuale».
Una volta arrivati, come specificano i pm nella richiesta di conferma degli arresti, Giuliano Castellino si sarebbe posto come vero leader della protesta, urlando ai funzionari della Digos che voleva passare, incitando la folla – armata anche di bastoni e spranghe di ferro – a seguirlo e minacciando la polizia: «Portateci da Landini o andiamo a prenderlo noi».
A capeggiare l’ingresso nella sede, secondo l’accusa, sarebbero stati lui, il segretario di Fn Roberto Fiore, l’ex Nar Luigi Aronica, ma non solo. Anche alcuni dei principali leader del partito erano in prima fila.
In particolare, il veneto Luca Castellini di Forza Nuova ma anche ultras dell’Hellas Verona, Massimiliano Ursini, segretario provinciale di Forza Nuova a Palermo, Lorenzo Franceschi, segretario di Arezzo.
Anche per questo motivo, scrivono gli investigatori, nell’azione dell’organizzazione si può rintracciare una vera e propria matrice eversiva: «l’azione lambisce un clima eversivo in cui le istituzioni del Paese vengono individuati come obiettivi da sacrificare a sostegno di una causa politica”.
Per la procura «l’obiettivo dell’azione non era il solo danneggiamento ma una be più consistente azione volta alla distruzione della sede di una istituzione costituzionalmente rilevante e, più in generale, alla turbativa dell’ordine pubblico, inteso come buon assetto o regolare andamento del vivere civile».