Chiassa, a difesa di memoria e valori
“L’ennesimo vile attacco di indiscutibile matrice fascista – si legge – ad uno dei simboli della Resistenza sul territorio aretino, ha posto all’ordine del giorno della politica e dei media – qualora ce ne fosse stato ulteriore bisogno – l’importanza di alzare l’attenzione sul ritorno – o la presenza – di vigliacchi elementi appartenenti alla galassia dell’estremismo fascista che, indisturbati, continuano ripetutamente ad oltraggiare non solo la memoria di due eroi decorati con la medaglia al valor militare, ma anche ad offendere una popolazione intera.
La Brigata XXV maggio, da dieci anni si pone come avanguardia a difesa non solo della memoria legata ad un periodo storico fondamentale per la storia del Áaese, ma soprattutto a difesa di quei valori che la lotta partigiana e la Resistenza tutta hanno scolpito come basi per la Costituzione italiana e il vivere civile e democratico: l’antifascismo, l’uguaglianza, la solidarietà.
A partire dai fuochi del 25 maggio, che da dieci anni illuminano la montagna aretina coinvolgendo sempre più persone di ogni età, fino all’organizzazione dello spettacolo teatrale sui fatti della Chiassa realizzato con gli stessi abitanti del paese, la Brigata XXV maggio si è posta, si pone e si porrà come imprescindibile presidio antifascista.
Alla luce degli ultimi accadimenti, la Brigata XXV maggio condivide e apprezza l’indignazione emersa dal mondo politico aretino e ringrazia per gli attestati di stima che da più parti della società civile sono sopraggiunti.
Concludiamo questo comunicato con lo stesso monito che Calamandrei rivolse alle impudenti “aspettative” che Kesselring manifestò nei confronti del popolo italiano dopo la sua condanna a morte al processo di Norimberga e il suo ritorno in Germania, rilasciato per motivi di salute.
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono per dignità e non per odio decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama
ora e sempre RESISTENZA