Il murales alla Chiassa ancora una volta oltraggiato. Indaga la Polizia

Alla Chiassa si è registrato un altro sfregio. Il murales che ricorda l’azione eroica dei due partigiani Mineo e Rosadi è stato imbrattato per l’ennesima volta. Sulla vicenda sta indagando la Polizia di Stato di Arezzo: l’episodio è stato segnalato al Ministero dell’Interno. L’uso della stessa vernice blu lascia pensare che potrebbe trattarsi dello stesso autore di altri imbrattamenti, come quello avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 maggio 2021, con la scritta “Dux”. Risale allo scorso aprile la scritta, stavolta con vernice bianca, “Partigiani infami – Duce“. La scritta è già stata intanto ripulita.

Il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli: “Non c’è limite all’idiozia. E non c’è limite all’ignoranza. Violare nella maniera più becera e volgare il ricordo pubblico di due giovani il cui coraggio risparmiò oltre 200 vite umane destinate alla fucilazione in cambio della liberazione di un colonnello tedesco non ha giustificazione alcuna. È sconcertante che a 80 anni dalle pagine più drammatiche della storia recente del nostro territorio ci sia ancora chi misura il grado di sacrificio pretendendo di giudicarne la portata. O, peggio, pretendendo di valutarne i protagonisti. Rosadi e Mineo riconsegnando von Gablenz al suo comando, evitarono che fosse versato altro sangue innocente. Lo sappiano bene, gli sciagurati che hanno compiuto questo gesto vile“.

Sul fatto intervengono in una nota congiunta il Pd e Arezzo 2020: “La prima considerazione è un ringraziamento a chi, anche in questo caso, ha proceduto prontamente alla cancellazione delle scritte offensive e che, tra l’altro, ha organizzato proprio sabato scorso una serata teatrale per ricordare Mineo e Rosadi.

Sembra diventata una sfida fra civiltà e imbecillità, rispetto alla quale non indietreggeremo. Tuttavia comincia a serpeggiare in noi un sospetto, ovvero che una bella inchiesta in stile Fanpage sia necessaria in qualche partito locale. Riteniamo che i gesti di questi ignoranti, peraltro di carattere confuso e infantile, siano comunque frutto di un’ispirazione ideologica chiaramente riconducibile alla destra estrema e neo-fascista, che mischia come al solito il brodo primordiale di suggestioni razziste, antiebraiche e antisemite, nazionalismo etnico, supremazia bio-genetica, la triade magica Dio – patria – famiglia, coniugata non in senso mazziniano ma come ariete da combattimento contro ‘gl’immortali principi’ della Rivoluzione Francese.

Insomma, la tradizionale spazzatura che riempie la pattumiera della storia e che è dura a morire, senza dubbio, in Fratelli d’Italia e, Vannacci docet, anche nella Lega. Ci piacerebbe essere rassicurati dai vertici di questi partiti, sia nazionali che locali, che è in corso o è terminata la ripulitura da quel bagaglio pseudo-culturale che a qualcuno scalda ancora il cuore o suggerisce gesti patetici elevati alla… decima”.

Santino Gallorini, grazie al cui lavoro di ricerca storiografica pubblicato in “Vite in cambio” si deve la riscoperta di questi due eroi: “Vorrei dire che qui si tratta di pura demenza. Offendere la Memoria di due ragazzi poco più che ventenni, i quali hanno rischiato la loro vita per salvare quella di 209 ostaggi alla Chiassa, si una trentina ad Anghiari e di un colonnello tedesco, che significato ha? Io toglierei immediatamente la patente di guida a soggetti così, pericolosi per sé stessi e per gli altri. Incapaci di intendere e volere“.

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