Le mani delle cosche su lavori stradali, rifiuti e droga, l’indagine lambisce anche Arezzo. Indagato Ledo Gori
L’operazione nasce da un’inchiesta della Dda di Firenze sulla ‘ndrangheta in Toscana che ha portato a 23 arresti e fatto emergere l’infiltrazione, nella nostra Regione, di attività criminali riconducibili alle cosche calabresi che gestivano il traffico di cocaina, controllavano lavori stradali e lo smaltimento illecito di rifiuti delle concerie.
Smaltimento illecito di rifiuti e riconferma di Gori
Nell’ambito di questo filone sono state arrestate sei persone (una si trova in carcere, cinque ai domiciliari) in Toscana, Calabria e Umbria. La ‘ndrangheta dunque ha messo le mani anche sullo smaltimento di rifiuti in Toscana e nell’inchiesta sui reati ambientali e gli sversamenti degli scarti del comparto conciario di Santa Croce Sull’Arno, in provincia di Pisa, finiscono anche nomi eccellenti: in primo luogo quello del capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Ledo Gori. La procura distrettuale antimafia ritiene che Gori abbia svolto il ruolo di intermediario tra l’Associazione dei Conciatori e i vertici della Regione, seguendo personalmente pratiche, spostamenti di dirigenti e la redazione di leggi. Gori avrebbe assecondato le richieste dell’associazione di conciatori in cambio del loro impegno a sostenere la sua riconferma nel ruolo apicale della Regione presso il nuovo presidente Eugenio Giani (che non risulta indagato), con contratto da 100 mila euro l’anno. Oltre a Gori, è indagato l’ex presidente della Provincia di Pisa, oggi consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni. Entrambi sono indagati per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Nel registro degli indagati anche la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, con le accuse di corruzione, abuso d’ufficio e associazione a delinquere in concorso con un gruppo di imprenditori.
8mila tonnellate di rifiuti tossici sotto la strada regionale 429
Dalle indagini emerge che il titolare dell’impianto di trattamento abusivo di materiali riciclati dai reflui e dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno, Francesco Lerose, “fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione del V lotto della Strada regionale 429 Empolese-Valdelsa”. In pratica, 8mila tonnellate di rifiuti conciari classificati ‘Keu’, ossia altamente inquinanti e altri materiali, sarebbero sepolti nel V lotto della Strada 429, nel tratto che collega le cittadine di Empoli e Castelfiorentino. Contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, inquinamento e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari. Imposte anche sette interdizioni dall’attività di impresa, due sequestri preventivi di impianti di gestione di rifiuti e oltre 60 perquisizioni.
Approfondimenti in corso su legami con la pubblica amministrazione aretina per lavori effettuati in provincia di Arezzo
Eseguito anche un sequestro per l’equivalente di oltre 20 milioni di euro e numerose perquisizioni e ispezioni personali e domiciliari in oltre 50 obiettivi nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia. Ad Arezzo sotto indagine ci sono legami, che gli investigatori definiscono “di comodo”, con la “pubblica amministrazione aretina” e il riferimento è al Consorzio di Bonifica Alto Valdarno, per l’assegnazione diretta di lavori per importi contenuti, vale a dire sotto soglia, su cui “sono in corso approfondimenti“. Non solo: un esponente del clan è stato arrestato a Bucine, perquisizioni sono state effettuate a Montevarchi e a San Giovanni Valdarno.
Il controllo del traffico di droga
L’altro fronte d’indagine è quello del narcotraffico internazionale che ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina (periodo maggio 2017 – agosto 2019) nel cui contesto è maturato a cura dei carabinieri di Livorno e del Ros l’arresto del latitante Francesco Riitano nell’agosto 2019 sotto falso nome a Giardini Naxos (Messina), individuato grazie al suo legame con l’indagato Domenico Vitale che lo incontrava periodicamente in località segrete. L’inchiesta in questo caso era partita dopo il ritrovamento di 130 chili di cocaina, il 5 maggio del 2017, vicino alla Terrazza Mascagni di Livorno. Sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro).
Il centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli nel mirino
Domenico Vitale e Nicola Chiefari, tentacoli del clan Gallace in Toscana, si erano impossessati dell’impresa Cantini Marino srl di Vicchio (con sede anche a Scandicci) e tentavano di infiltrare altre imprese o di metterne fuori gioco altre. Dalle intercettazioni emerge la volontà di Nicola Verdiglione, uno dei sodali di Vitale e Chiefari, di avvicinare Giovanni Nigro, l’imprenditore – anch’egli di origine calabrese – che sta costruendo il centro sportivo della Fiorentina a Bagno a Ripoli ma in quel momento non ancora assegnatario del lavoro. Il contatto poi non risulta esserci stato.