Mugnai avrebbe potuto agire diversamente. Cotani: “Gli atti ci danno ragione”. Lelli e Graverini: “Pesante”
Secondo il giudice Claudio Lara, la legittima difesa non sarebbe applicabile in questo caso perché Mugnai avrebbe “accettato la sfida” lanciata dal suo aggressore, configurando così “un duello, più che una reazione proporzionata al pericolo“. Per Il giudice “Mugnai ha fatto ricorso a un’arma micidiale sparando in punti vitali mentre il suo aggressore stava compiendo un danneggiamento senza minacciare l’incolumità delle persone“. Insomma, Mugnai avrebbe potuto comportarsi diversamente, recita l’ordinanza: “Intimare l’allontanamento, sparare alle gomme, contro la carrozzeria o in aria“. E invece. “Invece la sequenza di colpi è stata esplosa ancor prima di chiamare il 112“. In conclusione, per il gup “mancano i presupposti per itenere la legittima difesa per la mancanza di un pericolo imminente di vita e per la proporzione“.
Durante l’udienza, il Gup ha rispedito gli atti alla pubblica accusa rappresentata dalla pm Laura Taddei per riformulare l’imputazione. Inizialmente si ipotizzava un eccesso colposo di legittima difesa, per il quale la Procura aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi, ma il giudice ha ritenuto che le azioni di Mugnai non fossero giustificate dalla necessità di protezione personale o familiare.
Francesca Cotani, avvocato di parte civile, a fianco della moglie e i figli di Gezim Dodoli (nella foto), ha commentato: “Evidentemente gli atti ci hanno dato ragione, non fu legittima difesa“. Piero Melani Graverini, avvocato difensore con Marzia Lelli: “Pesante per noi, bisogna leggere le carte e valutare cosa fare“, poi ha ribadito che il suo assistito ha agito in preda al panico per proteggere sé e i suoi cari dall’attacco violento e ingiustificato di Dodoli. La difesa sostiene che Mugnai ha cercato di intimare all’aggressore di allontanarsi prima di aprire il fuoco. Marzia Lelli aggiunge: “Non ce lo aspettavamo, vedremo di difenderlo al meglio“. Tuttavia, per il giudice non c’era un pericolo imminente di vita o lesioni tali da giustificare l’uso di un’arma letale.
Mugnai, difeso dagli avvocati Marzia Lelli e Piero Melani Graverini, inizialmente accusato di eccesso colposo di legittima difesa, verrà dunque nuovamente giudicato per un reato diverso, su richiesta del giudice Claudio Lara. L’uomo sarà processato con rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. La moglie di Dodoli e i due figli si sono costituiti parte civile nel procedimento. Durante la prima udienza del 17 settembre scorso, la pubblica accusa aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi di carcere, mentre la parte civile aveva richiesto la riqualificazione del reato in omicidio volontario.
L’episodio di cronaca si è consumato il 5 gennaio 2023 a San Polo di Arezzo, quando Dodoli, al culmine di una lite, salì su una ruspa e iniziò a distruggere la casa di Mugnai, dove quest’ultimo si trovava a cena con la famiglia. Mugnai, vedendo il pericolo per sé e i suoi cari, impugnò una carabina da caccia e sparò otto colpi, colpendo mortalmente Dodoli. Il contesto della lite tra i due vicini era caratterizzato da dissapori legati a questioni di vicinato e rapporti burrascosi.
Durante il processo, la difesa ha sostenuto che Mugnai abbia agito per proteggere la propria incolumità e quella dei familiari, mentre l’accusa, rappresentata dalla pm Laura Taddei, ha definito la sua reazione “precipitosa e avventata”. La parte civile, costituita dalla famiglia della vittima, aveva chiesto la riqualificazione del reato come omicidio volontario. Il giudice Claudio Lara non ha tuttavia riconosciuto la legittima difesa, aggravando la posizione di Mugnai rispetto a quanto richiesto dalla difesa.