Rapina da oltre mezzo milione: undici arresti all’alba, tredici indagati. Dipendente aretino basista, altri quattro complici. Lite per la spartizione
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Una mano agli inquirenti l’ha data il fatto che lo spray al peperoncino utilizzato per compiere la rapina, fu usato solo contro il titolare. Non sul dipendente della ditta presente al momento dei fatti. Che infatti risulterà tra i complici dei ladri. Si è conclusa con undici arresti tra Arezzo, Firenze, Napoli, Caserta e Salerno, l’operazione dei Carabinieri di Arezzo scattata alle prime luci dell’alba di ieri, martedì 11 febbraio, in relazione alla rapina dello scorso giugno ai danni della Italiana Horo, azienda orafa di Civitella in Val di Chiana specializzata nella produzione e commercializzazione di preziosi e metalli nobili. Le indagini hanno portato all’emissione da parte del pm Laura Taddei, di tredici ordinanze di custodia cautelare e due denunce a piede libero disposte dal gip Giulia Soldini. La banda sarebbe composta da italiani, alcuni aretini e cittadini dell’Est Europa. Maggiori dettagli sull’operazione saranno forniti dai Carabinieri di Arezzo nel corso di una conferenza stampa indetta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo presso l’Aula Miraglia del Tribunale di Arezzo.
Il 28 giugno 2024, intorno a mezzogiorno, un gruppo di rapinatori mise a segno un blitz fulmineo davanti alla sede della Italiana Horo. Un’azione rapida e violenta che fruttò un bottino ingente: circa 15 chili di verghe in oro, per un valore di 600.000 euro. I malviventi sorpresero l’anziano titolare 82enne, Ugo Gronchi e un dipendente dell’est Europa da anni residente nell’aretino, mentre stavano caricando il metallo in auto per la spedizione in raffineria. Due di loro, con il volto coperto da caschi, spruzzarono spray urticante solo contro l’anziano imprenditore orafo, risparmiando il complice basista. Accecato e in preda a spasmi dolorosi, il titolare non ebbe tempo e modo di reagire, né di chiedere immediatamente aiuto. Nel giro di pochi secondi, i rapinatori sottrassero il metallo prezioso, per poi scappare a bordo di uno scooter senza targa e col volto coperto dai caschi, dileguandosi prima che qualcuno potesse intervenire.
Oltre al dipendente infedele, altri ‘aretini’ avrebbero compartecipato al blitz, ricoprendo vari ruoli: uno sarebbe ‘collegato organicamente alla banda’, poi c’è chi ha simulato il furto dell’auto usata per la rapina, infine il compro oro e un altro complice, in lite con i campani per non aver ricevuto la sua parte di bottino.
L’allora Prefetto di Arezzo Maddalena De Luca, a seguito di questa e altre rapine, convocò il tavolo di sicurezza provinciale, mentre le indagini dei Carabinieri, avviate immediatamente dopo il colpo, hanno permesso di risalire ai membri della banda e di ricostruire le fasi della rapina. L’indagine, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Arezzo, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile – Sezione Operativa, hanno dato esecuzione all’alba ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Arezzo, nei confronti di 11 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, furto, rapina e ricettazione.
Rapina con lo spray urticante, bottino da mezzo milione. Convocato tavolo in Prefettura