Rave party a Poti, la musica è finita, gli amici se ne vanno. Sgomberato lo stabilimento Fontemura Arezzo

Anche minorenni, hanno tra i 16 e 40 anni. Sfrontati, non indossano mascherine, anzi “siamo qui perchè non possiamo festeggiare in piazza e nemmeno in discoteca“, pare volersi giustificare un ragazzo milanese con in mano una delle tante bottiglie di birra che in poche ore verranno consumate. E meno male che ieri sera poco dopo le 21, quando pareva ormai chiaro che verso l’Alpe di Poti si stava muovendo un vero e proprio esercito della notte, le Forze dell’ordine hanno immediatamente attivato posti di blocco alle vie d’accesso, sollecitati da alcuni cittadini che avevano notato movimenti eccessivi nella tranquilla nottata aretina. In centinaia avevano già raggiunto il luogo dei festeggiamenti in precedenza. Alla richiesta di documenti, uno dei ragazzi, già “alto”, ha roteato minacciosamente una bottiglia. Ne pagherà le conseguenze. Un altro ha tentato di intimidire, invano, il nostro operatore, sul posto per documentare, da ottimo professionista, quanto stava accadendo. Anche il primo dell’anno al lavoro, col rischio di un’aggressione. Aggressione che c’è effettivamente stata in mattinata e a pagarne le conseguenze è stato un abitante del posto che chiedeva solo di poter transitare lungo le anguste stradine intasate di traffico. Dopo un alterco, è stato ferito, per fortuna in maniera lieve, da una “sportellata” vibrata da uno dei convenuti. A proposito di mobilità: molti dei 500 hanno raggiunto Poti in pulmino, altri in camper, altri ancora in auto e non tutte erano utilitarie. Qualcuno ha chiesto la macchina ai genitori evidentemente, altri sono arrivati ad Arezzo in treno e sono saliti in Taxi. Tragitto stazione – Alpe di Poti: più di 20 euro, considerando il costo chilometrico, l’integrazione festiva e notturna. Un investimento, insomma. “Ma non intervistarmi che poi mi vede la mia mamma e si incazza“, dice un’altra sui 20, ignara del fatto che, a fine giornata, i costi sociali per il “rave ad alta quota” saranno altissimi, considerando l’imponente mobilitazione di uomini delle Forze dell’ordine e soccorritori, al lavoro, con tanto di straordinari, il primo giorno dell’anno per una ventina d’ore. E non sono mica lì per opprimere. Sono lì per prevenire, per salvaguardare l’incolumità dei presenti in un luogo fatiscente, privo di ogni minima forma di sicurezza, intorno solo boschi, nebbia, gelo. Non sono lì nemmeno per abbassare subito la musica, perchè avrebbe potuto provocare una qualche forma di reazione negativa da parte dei ravers. “Te li abbasso un poco alla volta tutti quei db e bpm, quando sei stordito da qualche ora di caracollare, i riflessi sono rallentati e magari ti ha preso freddo e fame“. Riscritto ad Arezzo, nel primo giorno del 2022, il capolavoro del grande stratega e filosofo cinese Sun Tzu “L’Arte della guerra”. La mossa da “scacco matto” di Prefetto e Questore, che è di “gestione” della situazione, una sorta di sorveglianza attiva, una vigile attesa, darà i suoi frutti in serata, quando, senza nessun genere di coercizione, i ragazzi abbandonano finalmente il campo. Alla fine ha avuto ragione la strategia della Questura e della Prefettura, in un magistrale coordinamento tra i vertici Dario Sallustio e Maddalena De Luca e le forze sul campo: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, 118 e volontari. Intorno alle 19 arriva la nota del Comune di Arezzo e il sospiro di sollievo: “Cessata la musica e sgomberato lo stabilimento della Fontemura a Poti“, dove centinaia di giovani si erano dati appuntamento per un rave non autorizzato di fine anno: adesso sono in corso le procedure di identificazione per gli atti consequenziali. E il vicesindaco di Arezzo Lucia Tanti torna ad esprimere il proprio ringraziamento alle Forze dell’Ordine: “In meno di 20 ore è stata affrontata e risolta, con straordinaria professionalità una situazione difficile che avrebbe potuto avere conseguenze pesanti. Un lavoro paziente e coordinato da parte di Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, e con loro i sanitari dell’emergenza urgenza, ha consentito di affrontare una situazione complessa e ripristinare l’ordine con pieno successo e modalità impeccabile. A loro, il ringraziamento della Amministrazione Comunale e dell’intera Città“. Consigliamo sommessamente ai “ravers” dell’Alpe di Poti di tornare ad Arezzo in un altro momento, magari visitarne anche il centro, oltre che i capannoni abbandonati ed apprezzarne la bellezza e la capacità di accoglienza.

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