Sacchi, la difesa propone percorso in associazione e donazione
“Giustizia riparativa e risarcimento“. E’ l’opzione proposta nell’odierna udienza al Tribunale di Arezzo dai difensori di Alessandro Sacchi, gli avvocati Stefano Sacchi, nipote dell’imputato e Piero Melani Graverini. Alessandro Sacchi, l’uxoricida ottantenne di Arezzo anche oggi presente in aula, è sotto processo per l’omicidio della moglie, Serenella Mugnai, 73 anni, avvenuto il 21 giugno 2024. Secondo le perizie, il gesto sarebbe scaturito dallo stress accumulato nell’assistere la consorte affetta da Alzheimer, malattia che aveva profondamente alterato la quotidianità della coppia.
Durante l’udienza in Corte d’Assise, presieduta da Anna Maria Loprete, con giudice a latere Ada Grignani e giudici popolari, la difesa ha avanzato una richiesta di giustizia riparativa, prevista dalla riforma Cartabia, proponendo un percorso presso un’associazione che opera nel mondo femminile, unitamente all’intenzione di donare una somma economica a un’associazione di solidarietà, considerando che nel processo non è presente una parte civile.
Tra i testimoni figurano i vicini di casa, gli amici della coppia, la donna che si occupava di Serenella, il medico di famiglia e la psichiatra che ha svolto l’accertamento sulla salute mentale dell’imputato. Quest’ultima ha stabilito che Sacchi, in quel momento tragico, fosse parzialmente incapace di intendere e di volere, producendo una reazione definita ‘abnorme’. Un banale litigio culminò tragicamente con un colpo di pistola alla testa della donna, dopo il quale Sacchi si consegnò alle autorità. Vicini e amici hanno descritto un legame solido tra i coniugi, deterioratosi negli ultimi tempi a causa della malattia di Serenella. Una perizia della procura ha riconosciuto a Sacchi una semi-infermità mentale, che potrebbe comportare una riduzione della pena. Tuttavia, la richiesta di rito abbreviato è stata respinta, poiché non applicabile in casi di omicidio con pena prevista dell’ergastolo.
Il gip di Arezzo Stefano Cascone, a luglio scorso aveva disposto la scarcerazione di Sacchi, accogliendo l’istanza della difesa. L’uomo venne accolto dalla Casa di Riposo “Fossombroni” dove ha scontato i domiciliari fino a poche settimane fa, poi la misura cautelare è stata annullata. Attualmente, Alessandro Sacchi è in libertà, poiché il giudice per l’udienza preliminare ha ritenuto inesistenti le esigenze cautelari.
La prossima udienza è fissata per il 24 febbraio, durante la quale la corte deciderà sulle istanze difensive, ascolterà l’ultimo testimone e procederà con le conclusioni del PM Marco Dioni e degli avvocati Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi, per poi emettere la sentenza.
Questa vicenda ha profondamente scosso la comunità aretina, portando alla luce le difficoltà e le pressioni psicologiche affrontate dai caregiver di persone affette da malattie degenerative.