Samuele Landi, la sorte tra dubbi e misteri. Le dichiarazioni della figlia di due mesi fa

Nell’ultima parte, “FarWest”, trasmissione condotta da Salvo Sottile andata in onda ieri sera su Rai3, si è concentrata sul “mistero” che avvolge la presunta morte di Samuele Landi, l’ex proprietario della compagnia telefonica Eutelia. La trasmissione ha ricostruito l’epopea di Samuele Landi fin dai tempi di Eutelia, poi la bancarotta, la residenza in Svizzera, infine la fuga negli Emirati Arabi Uniti. Scomparso a febbraio al largo di Dubai sulla chiatta Aisland travolta da una tempesta, la sua vicenda continua a sollevare dubbi e domande. Al momento dell’incidente, sulla chiatta Aisland c’erano cinque persone: due sono state soccorse, di due sono stati ritrovati i cadaveri, una persona manca all’appello. La figlia dell’uomo, ripresa di spalle, ma potrebbe non essere lei per preservarne l’identità, è stata sentita dal giornalista sulla presunta scomparsa del padre: “Ero al telefono con lui quando mi ha detto che c’erano problemi alla chiatta e che doveva salutarmi“, ha detto. Il fatto era stato già riferito da Arezzo24. “Voleva uno Stato tutto suo, è davvero morto facendo quello che voleva fare“, ha aggiunto. E poi il dubbio sul corpo ritrovato lungo la costa, a Um Al Qwain, a 25 miglia da dove era ormeggiata la chiatta: “Io personalmente di dubbi ne ho tantissimi che sia morto effettivamente. Ho parlato con uno dei miei fratelli, ha detto di non averlo riconosciuto“. Le dichiarazioni della figlia sarebbero state “carpite” circa due mesi fa. La stessa figlia di Samuele, da noi contattata, precisa che “mio fratello all’inizio non l’ha riconosciuto, ma vorrei ricordare che il corpo era piuttosto martoriato dopo giorni in acqua“. Insomma si tratta di dichiarazioni basate più che altro su “sensazioni”, così come quelle di un parente di Samuele: “Facevamo moto insieme, ho riconosciuto la corporatura“. Dagli esami, sarebbe stata trovata corrispondenza parziale delle impronte digitali, manca l’esame principe, il test del DNA, di conseguenza non c’è il certificato di morte, il documento ufficiale che attesti il decesso di Samuele Landi nella tragedia al largo delle coste di Dubai. Dalla Farnesina: “Siamo in attesa del test DNA“. Tra gli altri, in trasmissione è intervenuto Oswald Horowitz, in arte Maverick, regista che per alcune settimane è stato ospite di Aisland per le riprese di un film sulla vita e il sogno di Landi dal titolo “The Legend of Landi: Requiem for a Floating City”, con la ricostruzione dell’incidente. Chi potrebbe fornire delucidazioni, ponendo fine alla ridda di dubbi e ipotesi, è la moglie di Samuele, praticamente introvabile. La sola cosa certa è il trasloco da Dubai, come riferito da “Farwest”. Sempre dal reportage, un’altra fonte parla degli affari di Landi negli Emirati, mentre documenti inediti permettono di ricostruire anche la storia del misterioso avvocato svizzero di Landi. Nel 2010 Samuele Landi, aretino classe 1965, ricevette un ordine di custodia cautelare in quanto presidente del Cda di Agile e amministratore di Eutelia ad Arezzo: un gruppo operante nel campo delle telecomunicazioni che finì in bancarotta. Dopo il crack Eutelia e la condanna a 8 anni, Landi si era stabilito con la famiglia a Dubai, ricostruendosi una nuova vita e diventando console onorario della Liberia e consulente di un’azienda a Dubai con interessi milionari in Africa.

Nella foto: Samuele Landi sulla chiatta Aisland con l’equipaggio e il regista Horowitz

 

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