San Polo, Mugnai ha agito “per interrompere azione tendenzialmente omicida”
Le liti andavano avanti da anni, ma “stiamo tutti male, mia madre piange tutti i giorni. E’ un grosso dispiacere per tutti, certe cose restano sulla coscienza“. Sandro Mugnai ha raccontato al programma Mediaset “Pomeriggio Cinque” i drammatici momenti in cui Dodoli ha provato a distruggere la sua casa: “Avevamo finito di cenare e cascava tutto. Mio fratello ha provato a uscire di casa per parlargli, ma lui con la ruspa lo ha fatto rientrare in casa. Non sapevo cosa fare“. Mugnai spiega di aver agito nella paura che crollasse il soffitto dell’abitazione dove c’era tutta la famiglia. “Abbiamo provato a uscire di casa, ma Dodoli non ce l’ha permesso“.
Sul fronte giudiziario, emerge che Alessandro Mugnai ha chiamato il 112 per due volte prima di esplodere cinque colpi col fucile, di cui quattro diretti contro Gezim Dodoli, l’albanese di 58 anni che nella serata di giovedì 5 gennaio ha tentato di demolirgli la casa a bordo di una ruspa. Non sarebbe dunque omicidio volontario e nemmeno eccesso di legittima difesa, quello di cui si è macchiato Mugnai, 53 anni, nel piazzale della sua abitazione la sera del 5 gennaio. Inoltre Mugnai “non è una persona pericolosa, né violenta. Si tratta di un uomo che ha agito per difendere la propria e l’altrui incolumità“, si legge nelle motivazioni con cui il gip Giulia Soldini ha ordinato la scarcerazione di Alessandro Mugnai, fabbro di 53 anni arrestato la notte dell’Epifania nella frazione aretina di San Polo per omicidio e uscito dal carcere aretino lunedì 9 gennaio. Non esistono inoltre i presupposti per la misura cautelare in carcere, come il pericolo di fuga, l’inquinamento delle prove o la reiterazione del reato. Dalla ricostruzione dei fatti della tragica serata di San Polo, emerge che anche il fratello di Mugnai sarebbe sceso nel piazzale della colonica, intimando inutilmente più di una volta a Dodoli di interrompere la sua furia a bordo del mezzo agricolo. Con la benna l’albanese prima ha colpito quattro auto di proprietà dei Mugnai, poi ha concentrato le sue attenzioni verso l’abitazione, “bloccando l’unica via d’uscita e continuando a colpire col mezzo meccanico la parte di muro e di tetto della stanza dove si trovava la famiglia” che aveva appena terminato la cena “nel tentativo di voler fare del male ai componenti la famiglia“. A questo punto Alessandro Mugnai imbraccia il fucile, grida a Dodoli di fermarsi, spara un primo colpo a terra, chiede aiuto alla Polizia con due telefonate al 112 nel giro di due minuti, alle 20.29 e 20.31. E’ il momento dei quattro colpi di fucile in successione che hanno portato alla morte di Dodoli, esplosi “per interrompere l’azione criminosa e tendenzialmente omicida di Dodoli“. La Polizia Scientifica si è soffermata a lungo nel luogo della tragedia, per raccogliere dettagli ed elementi utili alle indagini e verificare che le testimonianze rese collimino con le evidenze tecniche. Le risultanze, insieme all’esito dell’esame autoptico sul corpo di Dodoli, andranno a comporre il quadro accusatorio del pm Laura Taddei.