Vigili del Fuoco morti per tumore raro, indagini in tutte le caserme d’Italia. Il comandante di Arezzo ai familiari: “Massima collaborazione”

Il comandante dei Vigili del Fuoco di Arezzo ha incontrato oggi i familiari dei tre vigili del fuoco di Arezzo, Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli, deceduti a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro a causa di un glioblastoma di IV grado, un raro tumore cerebrale che colpisce circa 3-4 persone su 100.000 ogni anno. I tre avevano lavorato fianco a fianco per anni nella caserma di via degli Accolti ad Arezzo e sono morti nell’arco di un anno e due mesi dopo essere andati in pensione. Il nuovo comandante dei vigili del fuoco di Arezzo, Fabrizio Baglioni, ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime e ha assicurato il massimo impegno nel supportare le indagini in corso: “Sulla vicenda sono stati interessati gli uffici sanitari centrali, dai quali siamo in attesa di una risposta. AI familiari delle vittime ho confermato che se potrò dare il mio contributo con azioni negli uffici preposti, lo farò“.
Il dipartimento dei vigili del fuoco di Roma, intanto, “per approfondire dal punto vista scientifico la possibile correlazione tra i vigili del fuoco e l’esposizione a Pfas, ha sottoscritto un accordo attuativo con l’Università di Bologna che riguarderà, oltre l’Emilia Romagna, anche la città di Arezzo. A testimonianza della grande cura e attenzione per il proprio personale, il Dipartimento ha sentito il bisogno di potenziare il proprio settore sanitario istituendo la Direzione centrale per la salute, articolata in cinque uffici con competenze strettamente sanitarie ed un ufficio con competenze tecniche, per occuparsi dei temi della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro”.
Il sospetto è quello di una correlazione tra l’insorgenza della malattia e l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) presenti nei dispositivi di protezione individuale, come tute e schiume antincendio, utilizzati durante il servizio. I familiari delle vittime hanno avviato una procedura per il riconoscimento della causa di servizio post mortem, “non per ottenere risarcimenti economici – come hanno dichiarato – ma per comprendere se esista un legame tra l’attività professionale e l’insorgenza del tumore, al fine di prevenire ulteriori casi tra i vigili del fuoco attualmente in servizio“.
Il sindacato autonomo Conapo ha sottolineato l’anomalia statistica rappresentata da tre casi di glioblastoma su circa 200 vigili del fuoco in servizio presso lo stesso comando, richiedendo indagini approfondite. Il segretario generale del Conapo, Marco Piergallini, ha dichiarato: “I familiari dei colleghi deceduti hanno il diritto di avere risposte chiare dallo Stato e i vigili del fuoco italiani hanno il diritto di conoscere i loro rischi lavorativi per poi attuare idonee misure di prevenzione“.
Questa tragica vicenda ha acceso i riflettori sulla necessità di garantire la sicurezza dei vigili del fuoco, eroi quotidiani che mettono a rischio la propria vita per salvaguardare quella degli altri.