Ciao amico Enzo, grazie di tutto.
Nonostante la malattia contro cui lottava da tempo, Enzo Gradassi non aveva mai abbandonato la sua più grande passione: raccontare storie della nostra terra e la biografia dei suoi personaggi. Mi aveva voluto al suo fianco il 6 dicembre del 2017 al Circolo Artistico di Arezzo: “Mi devi aiutare, devo presentare «Sopracchiamato Gnicche», un libro appassionante e straordinario, che avevo fagocitato in una sera sulla vera storia di Federigo Bobini, il bandito Gnicche. “Ma prima della presentazione sentiamoci“, mi disse. Il suo “sentiamoci” significava decine di telefonate. Perchè lui era così. Preciso, rigoroso, puntuale. Ogni pagina era il frutto di ore ed ore trascorse a studiare tra archivi e vecchi documenti, che fedelmente riportava nei suoi scritti. Ancora prima, avevamo presentato altre vicende appassionanti e tragiche di personaggi della nostra terra: “Vento” e “Ci giurammo eterno amore”. Mi ero preparato a dovere per quella presentazione all’Artistico. Enzo ci teneva, era a casa sua, nella sua città e voleva fare bella figura. Il Circolo, in quel freddo pomeriggio, fece registrare il tutto esaurito. Applausi a scena aperta. Enzo, con la sua narrazione, portò tutti per mano indietro nel tempo, ai tempi di quel personaggio e soprattutto ci fece vedere quei luoghi, Arezzo, le vallate, dipingendo con le parole un quadro straordinario sugli usi e i costumi dell’epoca. Recentemente, era uscito con “Uomodoro. Ruggero, Bradamante e l’ippogrifo”, su un personaggio che è ancora vivo nella memoria degli aretini. Dedicò il libro alle due vittime della tragedia dell’Archivio di Stato, luogo a lui particolarmente caro e fonte di tante sue pubblicazioni. Conosceva bene Filippo e Piero: “Filippo Bagni era una persona squisita, mi coccolava proprio. Era sempre incuriosito dalle cose che facevo. Piero Bruni invece era un contabile, andavo da lui a pagare le copie che facevo fare”. Vi invito a rileggere l’intervista rilasciata a Bianca Sestini, in cui Enzo rivela che “dietro la mia scrittura c’è la convinzione che tutte le storie hanno un valore e meritano di essere raccontate”. Stavo aspettando la tua ultima fatica, caro Enzo, le decine di telefonate che ne sarebbero seguite e l’emozione di una nuova presentazione. Ciao amico Enzo, grazie di tutto.
Enzo Gradassi era nato ad Arezzo il 22 maggio 1950 e di sè diceva di avere “la presunzione di raccontare solo vicende documentate di personaggi reali che in tempi diversi hanno lasciato un segno del proprio passaggio ad Arezzo e nel suo circondario“. Appassionato di storia locale e folclore, ha svolto la sua attività presso l’Ufficio stampa e l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Arezzo, curando fra l’altro la collana editoriale “Provincia di Arezzo: arte cultura storia”, numerose mostre documentarie e il Museo virtuale dell’antifascismo e della resistenza, consultabile all’indirizzo internet www.memoria.provincia.arezzo.it Oltre a brevi saggi pubblicati in varie occasioni, è autore fra l’altro di: Lucignano e le sue feste popolari nell’inchiesta francese del 1809 (1984); …Ed ora, al rogo! I testamenti di Re Giocondo nel Carnevale di Foiano (1930-1970) (1986); Giocondo Re di paglia. Immagini fotografiche del Carnevale di Foiano della Chiana (1913-1939) (1987); Galliano Gervasi. Da Renzino al Parlamento (1990); Le belle storie aretine di Giovanni Fantoni (1995); Prigionieri ad Anghiari (1998); Alfabeto della Shoah (mostra e catalogo – 2005); Innocenti. Un eccidio aretino nel 1944 (2006); Donne aretine. Guerra pace ricostruzione libertà (2006); L’ingiustizia assoluta. Memoria di un progetto di vita e della sua distruzione. Gebbia di Civitella in Valdichiana 1944 (2008). Per Zona, “Sesto senso. Una famiglia ebrea in Casentino (2010); per Fuori Onda “Il cerchio chiuso. Arnaldo Pieraccini, fare un manicomio da disfare” (2012); “Sagresto. Sventurato citto 2013”; “Il capitano magro. Le avventure di un giovane aretino da Fiume alle Fosse Ardeatine” (2014); “Vento” (2015); “Dispersione” (2016). “Ci giurammo eterno amore” (2017). “Uomodoro. Ruggero, Bradamante e l’ippogrifo” (2018).