Hospice, Maurizi: “Deve tornare dov’era. Politica non in grado di vincere la guerra sulle aslone”
Dott. Maurizi, ha sentito il direttore della Asl Tse D’Urso?
Appena saputo che Agazzi sarebbe stata la sede temporanea dell’Hospice, ho ringraziato il Direttore D’Urso per sms, in quanto, se pur tardiva (17 mesi dopo il primo sfratto) la soluzione di Agazzi è quella che più si avvicina ad un vero Hospice.
Quindi Agazzi è la soluzione temporanea congeniale?
In questo momento non c’è di meglio e non ho contestato affatto i 156 euro + IVA 22%/posto letto/giorno.
E per il futuro?
Riguardo alla sistemazione definitiva, mi permetto di ricordare che la ristrutturazione del IV piano del I lotto del San Donato per l’Oncologia e la ristrutturazione della Palazzina CALCIT per l’Hospice sono costate alla collettività poco meno di due milioni di euro. Quindi, mi chiedo, perché a pandemia conclusa l’Oncologia non può tornare al San Donato e l’Hospice non può tornare nella palazzina? Eviteremmo di buttar via quei due milioni, riavremmo un vero hospice in tempi prevedibilmente rapidi (sempre più rapidi rispetto a farne uno nuovo) e non si spenderebbero ulteriori milioni per fare un nuovo hospice. Tutto qui. Mi chiedo cosa impedisca di far tornare Oncologia ed Hospice al loro originario posto.
Come si è mossa la politica aretina?
Non pretendo certo che la ASL dia a me questa risposta, ma mi sarei aspettato che la politica aretina proponesse quanto ho ipotizzato se non altro per non vedere sprecati quei famosi due milioni. Invece, con mia sorpresa, la politica aretina tutta, ad eccezione del Consigliere Comunale Roberto Bardelli, non ha preso in considerazione né il ritorno allo stato ante-pandemia né l’opportunità di non sprecare soldi pubblici.
In consiglio comunale erano stati annunciati i progetti futuri
D’intesa con il Comune di Arezzo è stata localizzata la futura e definitiva sede dell’Hospice nell’area del Pionta, nel Consiglio Comunale del 10 maggio fu annunciato che al Consiglio del 24 giugno sarebbero stati forniti sede, progetti e cronoprogramma, tutte cose che non furono presentate e che gli aretini aspettano dal 23 marzo 2020.
Alla fine interessa che il servizio funzioni
I posti letto dell’Hospice nella Palazzina CALCIT erano 6 + 1 posto letto di day hospice e comunque non risulta che all’aumento dei posti letto corrisponda un aumento degli operatori (OSS e infermieri) e, quindi, basta fare un divisione facile facile N° posti letto/N° operatori e chiunque può capire che così facendo diminuisce il tempo che l’operatore può dedicare al paziente.
In questi mesi a più riprese lei è intervenuto su questa vicenda. Con quale obiettivo?
Ho detto e scritto sull’Hospice in questi mesi perché, avendo gli strumenti per capire ciò che stava accadendo, ho pensato, senza alcun fine recondito, di dare una mano alla Città e, perché no, anche alla ASL. Non è un mio duello con il Direttore Generale. Ma poiché, anche se le mie esternazioni, hanno più di 30.000 visualizzazioni, senza il supporto della Politica, rischio di passare da polemico velleitario (per qualcuno lo sono sempre stato) e quindi mi prendo una pausa la cui durata al momento non è definibile.
Cosa prevede per il futuro, quale il messaggio che vuole lanciare, in particolare alla politica?
Ai politici voglio dire: se non riusciamo a vincere una piccola battaglia come quella per l’Hospice, veramente pensate di vincere la guerra sulle “aslone” e sulla riqualificazione della Sanità aretina? Alla fine, ma è in cima ai miei pensieri; auguro un buon lavoro agli Operatori dell’Hospice e a chi li coordina/dirige.