Ieri Saman, oggi Chiara. Basanieri: “Andare oltre i pregiudizi e gli steccati ideologici”
“Il caso di Saman non è, purtroppo, isolato ed è frutto di un sistema patriarcale che, all’interno di ogni cultura e società, assume connotazioni diverse ma ha la stessa matrice: il dominio maschile sulla donna”, si legge nel documento. “Il matrimonio forzato è una violenza di genere e una violazione dei diritti umani, come lo sono ogni atto che trasforma le donne in oggetto, in una proprietà di cui l’uomo (molte volte un familiare, padre, marito, compagno, amico) pensa di poter decidere disponendo dei loro corpi e delle loro vite, soprattutto nel momento in cui affermano autonomia e libertà di scelta. I numeri e i casi di femminicidio, aggiornati quotidianamente dal sito femminicidioitalia.info, ci dicono che nessuna cultura ne è esente”. Si ricordano la Dichiarazione universale dei Diritti Umani (“ogni individuo ha diritto alla vita, alla liberta` ed alla sicurezza della propria persona”), con l’Assemblea Onu che inserisce una dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, e la Convenzione di Instanbul.
“Nella vita e nella tragedia di Saman – si legge ancora nel documento della Commissione toscana per le Pari opportunità – ci sono nodi intricati che riguardano tutti noi, il nostro presente e il nostro futuro. Se le indagini confermeranno le terribili ipotesi, sapremo che Saman è stata brutalmente uccisa qui, nel Paese dove sognava di vivere da donna libera e dove ha tentato di chiedere aiuto”. Molte nostre città sono piene di casi simili, “donne e ragazze che chiedono aiuto. La cronaca ci racconta di queste tragedie quando è troppo tardi e le forze dell’ordine le affrontano, purtroppo, ogni giorno”.
Si sente il dovere di “agire velocemente e bene”, evitando che la tragedia di Saman diventi “l’ennesimo pretesto per uno scontro politico e per guerre di parole”. Queste le proposte della Crpo: avviare una verifica e un monitoraggio rispetto a tutti quegli istituti che si fanno carico delle donne e delle famiglie immigrate, a partire dai CDA – Centri di accoglienza, Centri Antiviolenza, Case-famiglia, Associazioni che coadiuvano i CPIA (Centri Permanenti di Istruzione Adulti ), cioè tutti i dispositivi funzionanti con risorse pubbliche. Un intervento “coordinato d’istruzione e tutela che garantisca a tutte le donne l’accesso alla scuola, alla conoscenza della lingua italiana ed anche al lavoro”, puntando innanzitutto sulla prevenzione, con il coinvolgimento delle famiglie di appartenenza “a partire dagli uomini”.
La Commissione, da poco insediata, ritiene utile proseguire quanto avviato nel mandato precedente dalla Crpo, allora presieduta da Rosanna Pugnalini: “la diffusione e l’adozione nelle scuole della ‘Carta dei Diritti della Bambina’, documento unico nel panorama della cultura di genere e l’iniziativa ‘Bambine, non spose’, dove si erano presentati i risultati del lavoro svolto da ADMI e DIM sul fenomeno dei matrimoni precoci e forzati”.
Si propone inoltre di “avviare un nuovo monitoraggio territoriale dei protocolli di collaborazione tra i Centri antiviolenza, le Amministrazioni, i servizi territoriali, i Tribunali dei Minori, riunendo in maniera costante e continuativa il Tavolo di Lavoro sulla Violenza di Genere che si è appena ricostituito”; di rafforzare “la rete di accoglienza, ascolto, orientamento e la presa in carico delle donne vittime di violenza e dei loro figli, tenendo conto della complessità del fenomeno e della necessità di percorsi personalizzati, che valutino il rischio e un piano di protezione in emergenza, in rete con i servizi territoriali e che evitino, inoltre, la vittimizzazione secondaria nelle aule dei tribunali e nella comunicazione”; di consolidare “il sistema di accompagnamento di uscita dalla violenza che permetta l’autodeterminazione della donna”; di rivedere le leggi regionali 59/2007 (violenza di genere)e 16/2009 (cittadinanza di genere), “alla luce dei cambiamenti della società attuale, rispetto ad uno scenario sociale e amministrativo fortemente mutato”; di predisporre in Toscana, infine, “un momento collettivo di confronto che, a partire dai dati sulla situazione delle donne vittime di violenza, possa iniziare percorsi condivisi con i territori per contrastare questi fenomeni”.
“Dobbiamo agire a livello culturale ma anche a livello pratico – sostiene Francesca Basanieri – rivedendo e migliorando tutta la rete di protezione che si forma intorno alle donne vittime di violenza. Il nostro compito è quello di ascoltare i territori, le associazioni, le donne della Toscana e portare proposte al Consiglio Regionale in modo da restituire ai territori risposte concrete”.