Il sogno di Andrea
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Il Vescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro mons. Andrea Migliavacca, durante l’omelia pronunciata nella Messa solenne delle ore 18 in occasione della celebrazione della Madonna del Conforto, con parole toccanti racconta di una madre che ha perso il figlio, di un imprenditore del settore orafo e del lavoro che si è fatto più duro ed incerto, con il timore di non farcela a mantenere tutti i dipendenti, di un bambino che chiede il meglio per la mamma e il babbo, due fidanzati che sperano per il loro futuro, di stranieri dall’Ucraina e da Gaza che pregano per la pace. Evoca i medici e i malati, i carcerati, parla di anziani, di persone sole, dei poveri, di giovani e famiglie. Della vita, sempre.
Ecco il testo completo dell’omelia di mons. Andrea Migliavacca
Immagino la preghiera, l’invocazione, il grido magari del popolo Israele in esilio, rivolto al suo Dio, chiedendo di tornare, di ritrovare la libertà, di avere salva la vita propria e delle proprie famiglie… e così racconta Isaia l’ascolto, l’attenzione, la cura di Dio: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba”.
In fondo è così il Dio che Israele ha imparato a scoprire e di cui fidarsi e così ci ha rivelato il volto di Dio Gesù.
Ce ne parla san Paolo nella lettera ai Corinzi, parlando di Dio come di un Padre misericordioso, Dio di ogni consolazione. “Egli ci consola in ogni nostra tribolazione”, al punto che egli “dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo”. E San Paolo corona tutto il suo discorso sulla consolazione di Dio aprendo lo sguardo al dono della speranza. E’ un Dio che ascolta e alimenta la speranza.
La pagina evangelica ci porta sotto la croce di Gesù, sono pochi attimi prima della sua morte e il nostro Signore consegna Giovanni, e con lui tutti noi, a Maria: “Donna, ecco tuo figlio”; e al discepolo: “Ecco tua madre”. E il discepolo l’accolse con sé…
E questa pagina di vangelo ci porta a guardare a Maria, alla Madonna del conforto e scopriamo, anzi lo sappiamo bene, che lei ascolta, che lei ci ha accolti come figli, che lei sta con noi…, come ci dice questo vangelo.
Dio ascolta, Dio accoglie le nostre preghiere, Dio consola e dona speranza…, questo ci raccontano le Scritture questa sera e rinnova, rende vivo per noi questo ascolto e questa accoglienza grazie a Maria, la madre di Gesù, la Madonna del conforto che tutti noi ascolta e accoglie.
Lasciatemi allora lavorare un poco di fantasia… e mi vedo seduto, un poco di nascosto, nella nostra cappella della Madonna del Conforto. E’ il tempo della novena e oggi della festa, vedo passare tantissima gente, volti che ho imparato a conoscere e ad amare e anche volti che incontro per la prima volta; persone anziane, cariche di fatica e altre giovani, briose, insieme a bambini curiosi e vocianti, allegri. E ci siete anche voi, con le vostre vite, le vostre storie. Vi vedo… Mi immagino seduto lì, a guardare e ascoltare…, con il privilegio di poter sentire le preghiere di così tanti pellegrini.
Sento la preghiera di una mamma che alla Madonna chiede di proteggere i propri figli che stanno diventando grandi e le affida le sue preoccupazioni. Ascolto anche la preghiera di un giovane che miracolosamente si è salvato da un incidente e viene qui a ringraziare Maria, da lei si è sentito protetto. Ma quante preghiere! Sono commosso da quella madre che affida alla Madre Maria il figlio prematuramente e dolorosamente scomparso. Mi colpisce la preghiera di un imprenditore, mi pare di capire che sia del settore orafo, che confida a Maria le sue preoccupazioni per il lavoro che si è fatto più duro ed incerto, con il timore di non farcela a mantenere tutti i dipendenti e quindi la garanzia di sicurezza per le loro famiglie e chiede alla Madonna non un guadagno facile, ma un lavoro giusto per tutti. E poi si fa avanti un bambino, simpatico… la sua preghiera è bellissima: Mamma di Gesù ti affido i miei genitori, mamma e babbo; fa che stiano bene, che si vogliano e bene e che abbiano tempo per stare un po’ con me e per giocare insieme. Mano nella mano ci sono anche due fidanzatini, una coppia… e si vede che si vogliono bene. Passano davanti alla Madonna del conforto in silenzio, ma i loro occhi sono tutti un luccichio di preghiera e di affetto per lei, la Madre e tra di loro. Chissà che sogni portano nel cuore per il loro futuro. Mi giro indietro e vedo alcune persone che si fermano in fondo alla cappella, sembra non abbiano il coraggio o l’abitudine di farsi avanti, forse è l’unica volta che mettono piede in una chiesa, ma noto che non sono qui per curiosità, anche loro hanno una preghiera sincera nel loro cuore, una grazia da chiedere, un progetto da affidare, una parola che dice che anche loro contano sull’aiuto e lo sguardo di Maria.
Con una certa ufficialità vedo sfilare anche le autorità pubbliche e mi auguro che la loro preghiera sia quella di chi chiede di vivere la politica come servizio e come ricerca del bene comune, del bene di tutti.
Si vede poi che alcune persone sono malate, c’è chi si aiuta col bastone, chi viene spinto sulla carrozzina, chi ha il volto scavato dalla malattia. Più che una preghiera sento che a Maria rivolgono una domanda: perché a me? E poi chiedono: dammi forza, dammi coraggio, stammi vicino.
Forse per una certa stanchezza ora mi si chiudono gli occhi… e comincio a sognare. Quanta gente entra adesso, ma non li conosco. Non sembrano neanche italiani. Vengono da lontano… Allora ascolto anche loro, le loro preghiere.
Alcuni vengono dall’Ucraina, altri sono di Betlemme, di Hebron, anche da Gaza. Hanno tutti una preghiera comune: la pace. Non si fidano dei grandi della terra, di quelli che vogliono fare i loro sporchi affari sulla loro pelle. Chiedono a Maria, che quella è anche la sua terra, di proteggerli dal male, dalle persone cattive, dalla violenza della guerra, dalle ferite e dalla morte. Pregano per la pace e sembra che vogliano coinvolgere tutti noi, tutti quelli che sono qui dentro a pregare con forza, con loro, per la pace.
Il mio sogno si abita ora di alcuni con il camice bianco, sono medici e pregano per i loro malati, soprattutto per chi ha una malattia grave, anche al momento terminale e pregano perché Maria stia loro vicino e li accompagni lei in questi momenti di dolore e di sconforto e insieme li accolga lei nell’abbraccio di amore nel momento della morte. Nei loro occhi e nella loro preghiera vedo cercare segni di speranza e di vita e non certo strumenti per procurare la morte a chi soffre.
Che sogno sorprendente… ma mi piace. Ci sono alcuni, non so da dove vengano, che pregano Maria di convincere l’umanità tutta a proteggere la terra, l’ambiente, perché se muore l’ambiente moriamo anche noi.
Ma di colpo mi sveglio e mi ritrovo da solo, solo io nella cappella della Madonna del conforto. Così mi dico che ora tocca a me. Nel silenzio della chiesa tocca me finalmente pregare Maria e la mia preghiera diventa invocazione per la nostra bella diocesi, per ogni persona di ogni genere della nostra diocesi e poi per i malati, i carcerati, gli anziani, le persone sole, i poveri, i giovani e le famiglie, e anche io prego per la pace, per la bellezza del mondo in cui siamo, per il dono della vita sempre. Quante preghiere mi viene da presentare a Maria. E poi vorrei raccogliere le preghiere di tutti quelli che sono entrati qui per passare davanti alla Madonna del conforto e consegnargliele io, voglio chiedere a Maria che ascolti davvero tutte le preghiere che le sono state rivolte qui in questi giorni e oggi.
Ma manca ancora una preghiera… la tua. Anche tu che sei qui ora puoi entrare in quella cappella in cui veneriamo l’immagine più bella di Arezzo, Maria. E prega. Porta a lei la tua preghiera, la tua invocazione, il tuo ringraziamento e la tua lode. Ci stai anche tu.
E ci ascolti Maria, ascolti noi e il nostro mondo, lei che è la Madonna del Conforto.