La versione di Cochi: “L’amicizia con Renato indissolubile”. Milano, dove tutto è iniziato, “perchè la memoria non ha né ordine, né fine”
«Tutta la storia» per i lettori di più generazioni di fan, dagli orfani del mitico Derby Club ai giovani spettatori delle ultime avventure, non solo teatrali, del protagonista, Aurelio Ponzoni, meglio conosciuto come Cochi, che con Renato ha scritto pagine di storia indelebili del cabaret, della tv, del teatro e del cinema. Il racconto di una vita straordinaria al Foiano Book Festival, che non poteva iniziare nel modo migliore.
E’ un fiume in piena, “nonostante le oltre 120 presentazioni del libro in tutta Italia“, il Cochi che si presenta al Foiano Book Festival, supportato dal giornalista Paolo Crespi che ne ha raccolto le memorie nel libro “La versione di Cochi”: la Milano degli anni cinquanta fa riemergere in Aurelio Ponzoni ricordi e nostalgia, i grandi personaggi che ha conosciuto e incontrato in quel periodo e con cui ha fatto amicizia, hanno segnato la sua carriera e la sua vita. Gli aneddoti fluiscono nitidi, come fosse ieri e ci riportano a quella Milano “locomotore” della ripartenza del Paese dopo la seconda Guerra Mondiale: “eravamo poveri, ma ricchi di creatività, c’era un fermento culturale unico e irripetibile“. C’erano le osterie frequentate da grandi artisti, quelli che avrebbero segnato nell’arte, nella musica, nella tv, nel cinema, i decenni successivi: “Fo’, Manzoni, Manzù, Fontana, Cascella, Buzzati, Eco, Battiato, Lauzi, Jannacci“, tanto per citarne alcuni. E poi c’era lui, Aurelio Ponzoni, “Cochi per tutti, nomignolo scelto da mia madre appena nato“, sempre accompagnato dall’inseparabile Renato, “amici fin da piccoli e per sempre, senza mai litigare, un’esperienza umana molto rara”, dice Cochi, tra tenerezza e commozione. Il ricordo di un viaggio lungo una vita, tra gli applausi del pubblico in sala. Vengono in ausilio le belle parole di Moni Ovadia nella postfazione del libro: “Non posso pensare a un momento più appropriato di questo nostro tempo insensato e involgarito per parlare di Cochi Ponzoni e ricevere un po’ di conforto dalla sua grazia stralunata espressa con postura aristocratica, il suo piglio da bravo ragazzo anglo-milanese perverso, i suoi magici occhi da clown triste ma pronto a bacchettare. Irresistibile!“.
Sessant’anni di spettacolo, sessant’anni di teatro, cabaret, cinema, tv, sessant’anni nell’immaginario degli italiani. Pur se strettamente legata, nella popolarità di un pubblico vastissimo, a quella del socio e amico di una vita Renato Pozzetto, la carriera di Aurelio «Cochi» Ponzoni ha preso abbastanza presto strade diverse, sia per quanto riguarda il cinema, sia a teatro. Qui, in particolare, la personalità di Cochi ha avuto modo di esprimersi, già a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, in tutta la gamma dei registri e delle situazioni, in ruoli tradizionali, mai scontati, e in altri più sperimentali, intrapresi grazie a un’insaziabile curiosità intellettuale. Il libro, scritto con la collaborazione di Paolo Crespi e edito da Baldini e Castoldi, è un memoir che trascina il lettore nella vita di Cochi a partire dai ricordi d’infanzia e della guerra fino alle avventure artistiche più recenti, aprendo squarci inediti sulla vita di una delle personalità più note e riservate della scena italiana.
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