Povertà, oltre 28 mila persone fragili in Toscana, tra difficoltà di spese e rinunce
Nel 2023 le Caritas della Toscana hanno incontrato 28.203 persone fragili, 61 in più rispetto al dato dell’anno precedente (con un incremento dello 0,2%), dopo che il loro numero era cresciuto del 20% tra il 2019 e il 2022. Se la pandemia aveva visto un aumento consistente dei bisogni, i numeri quindi dicono che molte fragilità ancora rimangono. È quanto emerge dal Rapporto2024 sulle povertà elaborato dalle Caritas della Toscana, presentato questa mattina alla Casa della Carità di Firenze. Il rapporto, dal titolo «Oltre. Sguardi di futuro» è stato illustrato da Nicola Orlando e Gabriele Tomei (VoisLab, azienda spin-off dell’Università di Pisa) e da Alessandro Salvi, Dirigente del settore Welfare Innovazione Sociale della Regione Toscana. Sono intervenuti mons. Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara Pontremoli e Delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Carità, e Serena Spinelli, Assessora alle Politiche Sociali della Regione Toscana; conclusioni di don Emanuele Morelli, Delegato Regionale Caritas Toscana.
Il rapporto sulle povertà in Toscana a cura della Caritas {rwattachments}
IL CONTESTO
Il progressivo invecchiamento della popolazione toscana si riflette, da un lato, in un incremento dell’età media della popolazione, dall’altro lato, in un maggior peso della popolazione anziana sia su quella giovanile che su quella in età lavorativa. Il quadro dell’economia e della ricchezza della Toscana è attualmente migliore di quello nazionale, ma leggermente indietro rispetto a quello medio dalla UE27. La Toscana si contraddistingue, inoltre, per un rischio di povertà e di esclusione sociale in media più basso di quello nazionale ed europeo, oltre che per una incidenza della povertà relativa, sia familiare che individuale mediamente inferiore a quella del Centro Italia e dell’Italia. Le persone che incontrano più difficoltà ad accedere nel mercato del lavoro in Toscana sono, da un lato, le persone meno istruite, dall’altro lato, le donne e i giovani.
IL RAPPORTONell’anno 2023, la quota di persone incontrate per la prima volta negli ultimi 12 mesi (le “nuove povertà”) ammonta al 29,3%. Mentre quella delle persone conosciute e seguite dalle Caritas toscane da almeno 6 anni (le “situazioni croniche”) è pari al 39%.
In oltre la metà dei casi sono donne, una quota leggermente più elevata di quella dell’anno precedente. In oltre i 3/5 dei casi si tratta di persone che rientrano nelle fasi centrali del ciclo di vita (il 61,2% ha tra i 25 e i 54 anni), quando generalmente formano una famiglia, hanno dei figli e li crescono, dando una conferma indiretta del fatto che i bisogni possono riguardare il nucleo familiare nel suo insieme più che il singolo individuo. Circa il 4% ha meno di 25 anni.
L’impegno delle diocesi toscane nell’accoglienza dei migranti presso i centri e servizi Caritas si conferma anche nel 2023, con circa i 2/3 (il 65,2%) delle persone incontrate costituite da stranieri.
In molti casi (41% circa) le persone fragili che si rivolgono alla Caritas in Toscana sono persone con basso livello di istruzione.
Le persone con un’occupazione rappresentano il 16%: ai centri e ai servizi delle Caritas toscane infatti si rivolgono non solo persone che non lavorano (perché disoccupate o inattive), ma anche quelle che lavorano, in quanto, pur avendo un’occupazione, il loro reddito da lavoro non è sufficiente rispetto ai bisogni del nucleo familiare.
La maggior parte (il 47%) sono persone che vivono in nuclei familiari (con il coniuge, il partner o altri parenti): nel 39,5% dei casi hanno figli e nel 25,5% hanno figli minori conviventi. Guardando alla condizione abitative, si osserva che solo una parte contenuta è senza casa e senza tetto (il 3,9%), cui si aggiunge una quota di persone che si procura un tetto con soluzioni estremamente precarie ed insicure (il 2,7%). Un’altra quota consistente è senza casa ma dispone comunque di un tetto perché domiciliata presso centri di accoglienza di vario tipo, istituti religiosi, strutture sanitarie residenziali, istituti di detenzione penale, alberghi, ecc. (9,8%) oppure perché ospite stabile o temporaneo di parenti, amici o conoscenti (1,8%) .
Le problematiche raccolte da operatori e volontari nel corso degli ultimi anni sono prevalentemente di tipo economico. Le risposte messe in campo dalle Caritas toscane sono centrate sull’aiuto alimentare e di prima necessità, ma offrono anche una gamma di interventi diversificati (inclusi i sussidi economici) funzionale alla costruzione di percorsi di accompagnamento per aiutare a uscire dalla deprivazione in maniera duratura.
Il Rapporto povertà 2024 pone attenzione anche alla realtà dei minori stranieri non accompagnati che nel 2023 in Italia hanno raggiunto un record di 23.226 presenze. In Toscana oltre il 50% è ospitato nel capoluogo. Questi giovani, si legge nel Rapporto, “rappresentano una parte importante delle future generazioni del Paese e necessitano di investimenti educativi per facilitare il loro processo di inclusione”. Una ricerca del 2023 sui minori tunisini non accompagnati a Firenze ha evidenziato che il 56% del campione presenta un alto livello di vulnerabilità e devianza. Secondo il Rapporto Caritas quindi «Il sistema di inclusione attuale non riesce a rispondere adeguatamente ai bisogni di questi giovani, esponendoli a un elevato rischio di fallimento nel loro percorso personale e a diventare vittime di tratta. In conclusione, è essenziale migliorare i sistemi di accoglienza e inclusione, investendo in educazione e supporto psicologico per ridurre i rischi di esclusione sociale e sfruttamento».
DICHIARAZIONI
Secondo il vescovo Mario Vaccari, Delegato della Conferenza Episcopale Toscana per la Carità, «Il Rapporto Caritas 2024 ci dice che in Toscana si sta bene, e allo stesso tempo ci invita a “non abbassare la guardia” perché lo scivolamento verso il basso è sempre possibile per tutti. Perdere il lavoro, avere un “lavoro povero”, la rottura del vincolo familiare, la precarizzazione del percorso migratorio… sono solo alcuni dei motivi che le Caritas della Toscana raccontano come cause di impoverimento. Ecco allora la necessità di assumere uno sguardo che ascolta, uno sguardo attento che recepisca con obbedienza ciò che la realtà esprime. Il Rapporto è una provocazione per la comunità ecclesiale: siamo chiamati a non fermarci alla domanda che intercettiamo. Il rapporto è anche una provocazione per la società civile. Le “persone fragili” hanno bisogno che i servizi sociali ci siano, che siano accessibili ed efficienti, diffusi sui territori. Nella nostra regione molto si sta facendo, soprattutto con la costruzione di tavoli zonali di confronto e di contrasto alla povertà, ma il cammino è ancora lungo. Siamo profondamente convinti che sia necessario si, curare le ferite, ma soprattutto lavorare sulla prevenzione e investire sul futuro. Voglio anche ringraziare tutti gli operatori e le operatrici, i volontari e le volontarie, i ragazzi e le ragazze in Servizio Civile… che raccontano il volto bello di una Chiesa che sceglie di abitare la frontiera della relazione con le persone fragili. È un servizio difficile che va fatto bene e per cui formarsi».
Per l’assessora Serena Spinelli, «Anche i dati raccolti dalle Caritas della Toscana ci confermano che la povertà non tende ad arretrare, anzi, sempre più spesso, si allarga verso nuove povertà. Ad essere prioritari per il nostro Paese sono strategie e investimenti per irrobustire il nostro sistema di welfare e di protezione sociale, nel segno della coesione e dell’inclusione. Il Governo, invece, peraltro mettendo in difficoltà le Regioni e i Comuni e nonostante l’impennata determinata dalla pandemia, è andato nella direzione di combattere i poveri piuttosto che la povertà. Con l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, che ha lasciato senza alcun supporto migliaia di persone, con il mancato rifinanziamento del fondo per i contributi all’affitto, ma anche non dotando di risorse adeguate quanto previsto dalla legge per la non autosufficienza, che è una condizione che quando si verifica è anch’essa causa di rischio di impoverimento e di marginalità. Come Regione Toscana continuiamo a fare ogni sforzo possibile per prenderci cura dei bisogni e dei diritti delle persone, lavorando nell’ottica di un welfare di comunità, che veda la massima sinergia tra gli enti locali, i servizi territoriali e il prezioso lavoro del terzo settore e del volontariato. Grazie quindi anche quest’anno alle Caritas toscane, per l’importante lavori di analisi svolto con il rapporto annuale e in particolare per il grande lavoro di prossimità e di relazione che svolge verso chi è più fragile».
Don Emanuele Morelli, Delegato Regionale Caritas Toscana, afferma: «“Oltre. Sguardi di futuro” restituisce un’analisi delle povertà incontrate nel corso del 2023 dai volontari dei Centri di Ascolto delle Caritas della Toscana e al contempo indica alcune “piste di lavoro” per il futuro prossimo. Si è voluto insistere sulla parola “futuro” per sottolineare la necessità di un investimento che le Caritas della Toscana sono chiamate ad assumere per affinare la capacità di leggere i contesti in cui operano e il tempo presente in un’ottica profetica: fare discernimento per costruire una visione di ciò che non è ancora, ma che può essere costruito in un processo condiviso». Tra i compiti delle Caritas, per don Morelli, ci sono «l’advocacy per garantire l’esigibilità dei diritti delle persone più vulnerabili, la corresponsabilizzazione affinché le povertà, le diseguaglianze siano al centro dell’attenzione degli attori sociali e dell’agenda politica, l’animazione delle comunità per promuovere l’attivazione dei territori, l’accompagnamento alle povertà multidimensionali, superando un sistema di aiuti standardizzato, centrato sui beni di prima necessità».
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RAPPORTO POVERTA’ TOSCANA 2024 – Executive Summary
La povertà nel contesto demografico e socio-economico toscano
Il primo capitolo del Rapporto propone un’analisi del contesto demografico e socio-economico della Toscana, sia per evidenziare i principali indicatori sulla povertà e sulla esclusione sociale a livello regionale – confrontandoli con gli altri livelli territoriali principali – che per analizzare le dimensioni di alcuni gruppi specifici della popolazione maggiormente vulnerabili al rischio di povertà e di esclusione sociale. L’analisi evidenzia che:
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Il progressivo invecchiamento della popolazione toscana si riflette in un incremento dell’età media della popolazione e in un maggior peso della popolazione anziana sia su quella giovanile (si conta meno di un giovane fino a 14 anni per ciascuna persona di età pari o superiore ai 65 anni) che su quella in età lavorativa (ci sono poco più di due adulti in età lavorativa per ogni persona di età pari o superiore a 65 anni). La maggior parte della popolazione residente non è né coniugata né unita in una unione civile (soprattutto le donne) e gli stranieri (il cui numero è aumentato nel tempo) sono mediamente più giovani degli italiani. A fronte di questo quadro di sintesi della popolazione toscana, appare opportuno sottolineare che alcuni gruppi specifici della popolazione, quali gli anziani, i minori, le donne, le persone sole, le persone con disabilità e gli immigrati, sono a maggior rischio di povertà.
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Il quadro dell’economia e della ricchezza della Toscana è attualmente migliore di quello nazionale, ma leggermente indietro rispetto a quello medio dalla UE27, in un contesto di crescita economica in forte rallentamento nei prossimi due anni. La Toscana si contraddistingue, inoltre, per un rischio di povertà e di esclusione sociale in media più basso di quello nazionale ed europeo, oltre che per una incidenza della povertà relativa, sia familiare che individuale mediamente inferiore a quella del Centro Italia e dell’Italia.
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Il livello di istruzione della popolazione adulta (25-64 anni) è cresciuto nell’ultimo decennio, ma è ancora inferiore a quello medio della UE27. La distanza dalla media europea è particolarmente rilevante nella quota di giovani con un livello di istruzione terziaria. D’altra parte la Toscana è in linea con la media europea rispetto ai tassi di abbandono degli studi e la quota di giovani con almeno un diploma di scuola secondaria superiore. I dati INVALSI mostrano, per la popolazione studentesca delle classi V della scuola secondaria di secondo grado della Toscana, risultati medio alti, più che adeguati rispetto alla media nazionale in italiano, matematica e inglese, e la confermano una delle regioni in cui la dispersione implicita al termine del secondo ciclo di istruzione si attesta su un valore medio-basso (con una quota di studenti in condizioni di dispersione implicita compresa tra il 5 e il 10%). Sebbene emerga un quadro positivo, occorre tenere presente che, spesso, tra le persone meno istruite possono celarsi sacche consistenti di individui in condizioni di povertà difficilmente superabili senza adeguati investimenti in istruzione e formazione.
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Le persone che incontrano più difficoltà ad accedere al mercato del lavoro in Toscana sono, da un lato, le persone meno istruite, dall’altro, le donne e i giovani. Le persone meno istruite, senza adeguati investimenti in istruzione e formazione, rischiano di restare escluse dal mercato del lavoro e, di conseguenza, dalla società. Donne e giovani sono i più istruiti e una loro esclusione dal mercato del lavoro rappresenta uno spreco di risorse, oltre che un maggior rischio di povertà dei due target. Disoccupazione o impiego precario di questi gruppi della popolazione sono spesso collegati a situazioni di povertà.
Le persone fragili ascoltate dalla Caritas in Toscana, i bisogni rilevati e i servizi erogati
Nel secondo capitolo vengono presentati i numeri e le caratteristiche delle persone fragili conosciute e seguite dai Centri di Ascolto Caritas delle diocesi toscane nel corso del 2023, oltre che i bisogni intercettati dagli operatori e volontari.
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Nel 2023 le Caritas toscane hanno incontrato 28.203 persone fragili, 61 in più rispetto al dato dell’anno precedente (con un incremento dello 0,2%), dopo che il loro numero era cresciuto del 20% tra il 2019 e il 2022. Il dato regionale sulle povertà incontrate dalla Caritas è la sintesi di andamenti dei processi d’impoverimento che possono essere anche piuttosto diversificati da un’area della regione all’altra. Il 55% circa (15.456 persone) delle persone incontrate nel 2023 dalla Caritas si è rivolta ad un servizio della Toscana centrale (Firenze, Fiesole, Pistoia, Pescia e Prato) – contro il 40% circa nel 2021 – l’area più densamente popolata, oltreché tradizionale traino dell’economia regionale, che era stata anche una di quelle più colpite dalla crisi pandemica. Un altro dato interessante è quello riferibile agli anni di conoscenza delle persone fragili incontrate dai Centri di Ascolto Caritas delle diocesi toscane. Nell’anno 2023 la quota di persone incontrate per la prima volta negli ultimi 12 mesi – le cosiddette “nuove povertà” – ammonta al 29,3%, mentre quella delle persone conosciute e seguite dalle Caritas toscane da almeno 6 anni – le “situazioni croniche” – è pari al 39%.
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In oltre la metà dei casi (il 56,3% pari a 15.863) le persone conosciute e seguite dai Centri di Ascolto delle diocesi toscane, nel corso del 2023, sono donne, una quota leggermente più elevata di quella dell’anno precedente (quando rappresentavano il 55,7% delle persone incontrate). In oltre i 3/5 dei casi si tratta di persone che rientrano nelle fasi centrali del ciclo di vita (il 61,2% ha tra i 25 e i 54 anni), quando generalmente formano una famiglia, hanno dei figli e li crescono, confermando indirettamente che i bisogni possono riguardare il nucleo familiare nell’insieme più che il singolo individuo. L’impegno delle Diocesi toscane nell’accoglienza dei migranti presso i Centri di Ascolto Caritas si conferma anche nel 2023, con circa i 2/3 (65,2%) delle persone incontrate costituite da stranieri. Le principali comunità di migranti incontrate nei centri e servizi Caritas delle Diocesi toscane sono quelle marocchine (17% circa degli stranieri), peruviane (11% circa) e albanesi (10% circa). Il 6% circa sono ucraini, a testimonianza dell’impegno profuso dalle diocesi toscane nell’accoglienza di profughi in fuga dalla guerra. In molti casi le persone fragili che si rivolgono alla Caritas in Toscana hanno avuto dalla vita poche opportunità sia di apprendimento che di arricchimento delle proprie competenze. Infatti, anche nel 2023, le persone incontrate dalla Caritas in Toscana hanno un livello di istruzione basso (41% circa dei casi).
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Rispetto alla condizione occupazionale delle persone seguite alla Caritas appare opportuno richiamare che non solo le persone che non lavorano (perché disoccupate o inattive) si rivolgono ai Centri di Ascolto delle diocesi toscane, ma spesso anche quelle impiegate perché, pur avendo un’occupazione, il loro reddito da lavoro non è sufficiente rispetto ai bisogni del nucleo familiare. Tra le persone fragili incontrate dai Centri di Ascolto Caritas in Toscana, le persone con un’occupazione rappresentano il 16%. La quota più rilevante è tuttavia costituita dalle persone in cerca di nuova o prima occupazione (il 53,5%), mentre gli inattivi (includendo nel computo anche pensionati e studenti) raggiungono in totale una percentuale pari al 14,6%. La somma di disoccupati e inattivi mostra che i “non occupati” sono in tutto il 68,3% delle persone fragili incontrate da Caritas Toscana nel corso del 2023. Il dato sui non occupati è in aumento nel confronto con il 2022 (quando era pari al 63,3%) ma in calo rispetto al 2019 (il 75,1%).
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La maggior parte delle persone fragili incontrate nel corso del 2023 dai Centri di Ascolto Caritas delle diocesi toscane (47%) sono persone che vivono in nuclei familiari, solo col coniuge, con il coniuge e/o altri familiari o parenti oppure col partner, con o senza figli. Si aggiunga poi che nel 39,5% dei casi hanno figli e nel 25,5% hanno figli minori conviventi. I processi di impoverimento quindi si riflettono o possono riflettersi in misura rilevante anche su tutti i componenti del nucleo familiare, come evidenziato anche dal fatto che la maggior parte delle persone incontrate sono donne e persone nelle fasi centrali del ciclo di vita. Guardando alla condizione abitative, si osserva che solo una parte contenuta delle persone incontrate da Caritas Toscana nel 2023 è senza casa e senza tetto (3,9%), cui si aggiunge una quota di persone che si procura un tetto con soluzioni estremamente precarie e insicure (2,7%). Un’altra quota consistente è senza casa ma dispone comunque di un tetto perché domiciliata presso centri di accoglienza di vario tipo, istituti religiosi, strutture sanitarie residenziali, istituti di detenzione penale, alberghi, ecc. (9,8%) oppure perché ospite stabile o temporaneo di parenti, amici o conoscenti (1,8%).
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Le problematiche raccolte da operatori e volontari nel corso degli ultimi anni (anche il 2023) si sono concentrate prevalentemente su problematiche di tipo economico, ovvero rappresentano oltre la metà dei bisogni incontrati dai Centri di Ascolto Caritas in Toscana1. Meno rappresentati sono altre tipologie di bisogno, sebbene, come abbiamo visto in precedenza, le persone fragili incontrate da operatori e volontari sono prevalentemente disoccupate, poco istruite, una quota seppur contenuta abbia problematiche di tipo abitativo (sono senza casa e senza tetto o rimediano “un tetto” precario ed insicuro per dormire) e, infine, ma non per importanza, occorre notare che la maggior parte delle persone ascoltate sono stranieri, soprattutto migranti. Nonostante i bisogni identificati siano soprattutto di tipo economico, le risposte messe in campo dalle Caritas toscane danno conto soprattutto di un sistema standardizzato, centrato sull’aiuto alimentare e di prima necessità, molto importante nei periodi di emergenza acuta, oltre che – ovviamente – sull’ascolto. Tuttavia i Centri di Ascolto Caritas in Toscana dispongono di una gamma di interventi diversificati (inclusi i sussidi economici) funzionale alla costruzione di percorsi di accompagnamento multidimensionali, che possono essere di grande aiuto per contrastare le problematiche di povertà e fuoriuscire dalla deprivazione in maniera duratura.
Le molte povertà dei minori
Il terzo capitolo si è incaricato di sviluppare degli approfondimenti tematici su alcune delle varianti (o variazioni) maggiormente emergenti di questo ventaglio dell’impoverimento contemporaneo. E lo ha fatto con uno sguardo particolare per le vittime che più risultano segnate da queste forme di bisogno: i minori, qui intesi tanto come gruppo sociale in sé quanto come sperimentatori precoci e quindi in qualche modo anticipatori delle nuove forme dilaganti di impoverimento che caratterizzerà la società di domani.
La ricerca Save The Children sulle famiglie con minori 0-3
Nel primo paragrafo del capitolo sono presentati i risultati Toscani della ricerca condotta tra gennaio e marzo 2024 da Save The Children su 115 Diocesi italiane ed avente come oggetto i profili sociali, le rinunce, le aspettative, i sogni e le reti di supporto delle famiglie con bambini 0-3 anni in stato di povertà assistite dalla Caritas
Profilo sociale delle famiglie con bambini e bambine 0-3 anni
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In Toscana le mamme di bambini piccoli si rivolgono al circuito Caritas in proporzione superiore ai papà, sebbene con una differenza minore rispetto a quanto registrato a livello nazionale. Rispetto agli utenti maschi, queste donne vivono con maggior frequenza situazioni di monogenitorialità, contraddistinte peraltro da una maggiore condizione di bisogno.
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Nonostante la relativa giovane età del gruppo osservato sussiste tra le persone che accedono ai circuiti Caritas una situazione di bisogno connessa con bassa istruzione, disoccupazione, ma anche occupazione povera.
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La condizione di lavoro povero è particolarmente pesante per gli stranieri, i quali si rivolgono ai circuiti Caritas tanto che siano disoccupati che in condizione lavorativa. Le donne straniere che richiedono aiuto ai Centri di Ascolto sono invece prevalentemente disoccupate.
Difficoltà di spesa e rinunce
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Tra i genitori di bambini 0-3 le maggiori difficoltà di spesa sono incontrate nell’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini, arredo/mobilio necessario per adattare le abitazioni, compensi per la babysitter/tata, retta per asilo nido, ludoteca, spazi baby. La metà dei genitori dichiara di avere difficoltà anche a provvedere autonomamente a visite specialistiche pediatriche private e nell’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati.
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Le rinunce che i genitori di bambini/e 0-3 anni fanno più spesso riguardano la “possibilità di avere un momento di svago personale” (per gli italiani maggiore che per gli stranieri) e le “opportunità di formazione e lavoro per non sapere a chi lasciare il bambino” (per gli stranieri maggiore che per gli italiani, per le femmine maggiore rispetto ai maschi). Una ulteriore e specifico motivo di frustrazione è legato all’impossibilità di assicurare al proprio figlio o ai propri figli delle attività ricreative che appaiono onerose sul piano economico (metà dei genitori, +12 pp rispetto al dato nazionale)
Accesso al nido
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Oltre un terzo dei nuclei toscani in carico alla Caritas e compresi nella ricerca dichiarano di aver iscritto i propri figli al nido. Quasi due terzi però provvedono autonomamente alla cura dei propri piccoli, in parte contando su una rete familiare o amicale di supporto (tra gli italiani in misura maggiore rispetto agli stranieri).
Le reti di sostegno
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Per quasi due terzi dei nuclei toscani intervistati, la prima rete di supporto indicata coincide con le associazioni di volontariato (senza particolari differenze tra italiani e stranieri)
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Le reti familiari supportano mediamente la metà dei nuclei intervistati. Tra gli italiani, il supporto familiare supera ampiamente quello delle associazioni di volontariato, mentre tra gli stranieri le associazioni di volontariato sono (di poco) più presenti delle reti familiari.
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I servizi sociali sono presenti in meno di un terzo dei nuclei con bambini piccoli (dato inferiore di quasi 15 punti percentuali rispetto al dato nazionale).
Minori Stranieri Non Accompagnati: “La Generazione Involontaria”
Con l’espressione “minore straniero non accompagnato” (MSNA), in ambito europeo e nazionale, si fa riferimento al minore di anni diciotto, cittadino di Stati non appartenenti all’Unione europea o apolide, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.
Il numero di MSNA in Italia è in crescita, con un record di 23.226 presenze al 31 dicembre 2023.
In Toscana oltre il 50% dei MSNA è ospitato nel capoluogo. Questi giovani rappresentano una parte importante delle future generazioni del Paese e necessitano di investimenti educativi per facilitare il loro processo di inclusione.
Tipologie di MSNA
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Minori esiliati: fuggono da guerre, persecuzioni, o rischi di reclutamento come soldati bambini.
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Minori obbligati: mandati dalle famiglie in cerca di riscatto economico.
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Minori sfruttati: fuggono da condizioni di sfruttamento come prostituzione e accattonaggio.
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Minori in fuga: scappano da orfanotrofi o famiglie abusive.
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Minori erranti: vivono in strada, lontani da istituzioni scolastiche o familiari.
Sfide e rischi
I MSNA affrontano responsabilità economiche e sociali gravose, rendendoli vulnerabili allo sfruttamento lavorativo e sessuale. Molti diventano irreperibili, aumentando il rischio di tratta. La responsabilità di sanare i debiti contratti per il viaggio li costringe a cercare rapidamente un lavoro, spesso cadendo nelle mani della criminalità organizzata.
Dati allarmanti
Secondo Europol, nel 2016 erano scomparsi 10.000 MSNA in Europa, di cui 5.000 in Italia. Nel 2019, 4.788 MSNA risultavano irreperibili in Italia. La pressione del tempo per regolarizzarsi e inserirsi nel nuovo contesto sociale è una sfida enorme per questi giovani.
Doppia Assenza
I MSNA vivono in una “doppia assenza”, sentendosi né cittadini né stranieri, combattuti tra la nostalgia del loro paese d’origine e il desiderio di integrarsi nel nuovo. Questa condizione genera una vulnerabilità emotiva e psicologica che può portare all’esclusione sociale e alla devianza.
Ricerca e conclusioni
Una ricerca del 2023 sui MSNA tunisini a Firenze ha evidenziato che il 56% del campione presenta un alto livello di vulnerabilità e devianza. Il sistema di inclusione attuale non riesce a rispondere adeguatamente ai bisogni di questi giovani, esponendoli a un elevato rischio di fallimento nel loro percorso personale e a diventare vittime di tratta.
In conclusione, è essenziale migliorare i sistemi di accoglienza e inclusione per i MSNA, investendo in educazione e supporto psicologico per ridurre i rischi di esclusione sociale e sfruttamento.
Gli esiti delle valutazioni del Centro di ricerca VOIS (Università di Pisa) sui progetti di contrasto della povertà educativa minorile in Toscana
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Nell’ultima parte del capitolo sono stati realizzati due focus di approfondimento relativi a progetti finanziati in Toscana rispettivamente dai bandi “Prima Infanzia 0-6” e “Adolescenza 11-17”, lanciati dall’impresa sociale ConIBambini nel 2017. Il primo (progetto “Lucca IN – Lucca In: inter-relazioni in natura contro la povertà”) rivolto ai bambini ed alle bambine 0-6 anni ed alle loro famiglie: il secondo (progetto “Vagabondi Efficaci”) diretto invece ad un vasto target di adolescenti.
Le evidenze valutative raccolte attraverso questi esercizi ci offrono qui alcuni interessanti spunti di apprendimento in vista della disseminazione sull’intero territorio regionale delle buone pratiche di intervento che sono state identificate in queste due esperienze
Progetto “Lucca IN: inter-relazioni in natura contro la povertà” (0-6 anni)
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Nel progetto LuccaIN per il contrasto alla povertà educativa dei minori 0-6, è risultata efficace la scelta di operare attraverso una strategia bi-direzionale: da un lato, fornendo direttamente nuovi servizi (di conciliazione e di supporto alla genitorialità) per le famiglie e per i bambini (laboratori, corsi, ecc.); dall’altro stimolando e accompagnando le famiglie e gli attori della comunità a riconoscere, legittimare e rafforzare le interrelazioni e le forme di interdipendenza tra gli individui, anche supportando la creazione di gruppi di genitori e famiglie attive.
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Nonostante alcune difficoltà rilevate (prolungata fase di turbolenza e incertezza durante la fase pandemica che ha segnato in modo negativo la partecipazione ad alcune delle iniziative), il partenariato di LuccaIn ha dimostrato una importante capacità riflessiva che ha garantito una forma di sostenibilità di lungo periodo alle relazioni costruite dai partner di progetto nei quattro anni di attività arrivando a formalizzare il network coinvolto all’interno di un patto di collaborazione civica “Rete per la cura del vivere insieme”, per la promozione di attività destinate a bambini e famiglie sul territorio, che resta tra i cambiamenti più significativi e inaspettati dell’intervento.
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Il lavoro svolto con le famiglie al fine di migliorare le dinamiche di gioco con i minori ha inciso positivamente sul livello di consapevolezza e attenzione posto dai genitori nella relazione con i propri figli, favorendo il recupero di spazi di benessere nel quale gli adulti si dedicano esclusivamente alla relazione affettiva (e di gioco) con il proprio bambino/a.
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Permangono dei ragionevoli dubbi sulla capacità del progetto di raggiungere alcuni gruppi di genitori e, soprattutto, quelli meno integrati in reti di scambio preesistenti o non in condizione di accedere autonomamente alle opportunità fornite dai servizi territoriali.
Progetto “Vagabondi Efficaci” (11-17 anni)
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La strategia del progetto è stata finalizzata ad una riorganizzazione del sistema educativo che dalle scuole si estendesse a quei luoghi indispensabili per la vita sociale e cognitiva degli adolescenti, come gli spazi comuni, i musei e i luoghi della cultura attraverso l’utilizzo di laboratori, offrendo occasioni di espressione artistica come mezzi per partecipare attivamente alla costruzione di una società incentrata sulla comprensione delle culture altrui.
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La natura artistico-culturale particolarmente innovativa degli interventi scolastici ed extra-scuola offerti sembrano aver stimolato negli/nelle adolescenti beneficiarie del progetto degli interessi e talenti individuali, un maggiore senso di inclusione rispetto al contesto scolastico e una maggiore consapevolezza nei confronti del territorio di appartenenza, facendo così maturare nuovi atteggiamenti positivi nei confronti dell’offerta educativa proposta dalla scuola, utili per contrastare il fenomeno della povertà educativa.
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Il progetto ha saputo entrare in contatto ed attivare alcuni nuclei familiari in diverse condizioni di povertà educativa, restituendo alcuni segnali importanti in merito alla partecipazione dei genitori all’evento conclusivo del progetto ed alle attività a carattere riflessivo che sono state svolte in ciascun territorio.
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Con riferimento al mondo scolastico propriamente inteso, Il progetto ha incoraggiato la sperimentazione di nuovi approcci educativi e l’adozione di buone pratiche per il contrasto della povertà educativa, così come ha introdotto significativi cambiamenti in merito alla prosecuzione delle collaborazioni tra attori della comunità educante e personale incaricato della realizzazione delle attività.
1 Le aree del bisogno che operatori e volontari dei centri e servizi di Caritas Toscana possono intercettare sono le seguenti: Migrazione, Detenzione e giustizia, Dipendenze, Disabilità, Povertà/problemi economici, Problematiche abitative, Problemi d’istruzione, Occupazione/Lavoro, Problemi di salute, Problemi familiari, Altri problemi.