Presidente donna e in gamba. Il giorno della “savinese” Belloni, nel 2019 al Semplicemente Donna Ar24Tv
Sesta votazione, sesta fumata nera. Subito dopo Matteo Salvini ha incontrato il Presidente del Consiglio Mario Draghi e nel pomeriggio ha visto Enrico Letta e Giuseppe Conte. “Finalmente abbiamo iniziato a parlare, abbiamo discusso in modo franco e aperto, ma siamo solo all’inizio. Questo Parlamento non può che arrivare a una larga intesa“, ha detto il segretario del Pd. E Matteo Salvini ha annunciato: “A breve avremo un presidente donna in gamba“. Parole che fanno subito pensare alla candidatura della direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, che ha il sostegno anche di Conte e Meloni. “Una presidente donna è possibile, da parte del M5S ci sarà compattezza” ha detto il leader del M5S. Calenda è stato ancora più diretto: “Voteremmo tutti Belloni con convinzione“. Contrari alla candidatura di Belloni, invece, Forza Italia e Matteo Renzi: “È il capo dei Servizi segreti“. Partita tutt’altro che chiusa, certo, ma sul nome della Belloni, come anticipato per prima da Arezzo24, stanno convergendo le principali forze politiche.
Elisabetta Belloni sembra essere il profilo ideale: donna, apprezzata trasversalmente e una vita trascorsa all’interno delle istituzioni. Le votazioni in corso per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica potrebbero interessare molto da vicino Arezzo e la sua provincia. Non solo perché Belloni, come vi abbiamo riferito, risiede da alcuni anni a Monte San Savino e sostiene da anni le attività di Rondine Cittadella della Pace di Franco Vaccari, ma anche per il Premio Internazionale Semplicemente Donna, sezione “impegno sociale e civile”, assegnatole il 22 novembre 2019 a Castiglion Fiorentino. Durante la serata finale, organizzata da Chiara Fatai e Angelo Morelli, fu intervistata sul palco del Teatro Mario Spina dalla conduttrice Sky Monica Peruzzi, mentre Giovanni Nanni Melani ha redatto la motivazione del premio:
Premio “IMPEGNO SOCIALE E CIVILE”
“Un ambasciatore, oggi, è l’esatto opposto di quello che fino a qualche anno fa, una immagine decisamente retrò e stereotipata proponeva.
Nulla di più inesatto, perché se l’immaginario corre al colore della rappresentanza o al ruolo di portatore di specifici interessi, significa che non viene compresa l’opera di contatto di come uno Stato intrattiene relazioni ufficiali con un altro Stato.
Con la diplomazia, ovvero una vera e propria arte, il continuo divenire dei rapporti trova un suo punto di equilibrio.
In pratica ricerca la parola magica: “equilibrio” che è poi il frutto della conoscenza del problema e della capacità di mediare tra le esigenze delle parti.
Con grande sensibilità ed…equilibrio Elisabetta Belloni indirizza gli studi da scienze politiche alla carriera diplomatica. Da subito, a riprova delle evidenti e riconosciute qualità, inizia un lungo e prestigioso tour tra le sedi più rappresentative.
Un’opera svolta con passione e dedizione tanto che, anche all’estero, viene riconosciuta ed onorata. Nel 2007 il contributo alla cooperazione bilaterale nella vicenda libanese, le merita la Legion d’onore. E’ quindi direttore generale per le risorse e le innovazioni; diviene poi ambasciatore di primo grado, quindi si impegna come Capo Gabinetto nel governo Gentiloni, successivamente è Segretario Generale del Ministero degli Esteri.
Nel 2018 la stampa ha indicato il suo nome come candidata a ricevere il mandato di Presidente del Consiglio.
Le parole non bastano a descrivere la straordinarietà del personaggio e le sue riconosciute capacità.
A noi non resta che l’applauso per Elisabetta Belloni come onora la nostra Italia”.
Testo di Giovanni Melani
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Chi è Elisabetta Belloni
Prima donna nella storia della Farnesina a essere nominata Segretario generale e prima donna in Italia alla guida dei servizi segreti. Elisabetta Belloni è tra quelle che hanno infranto, da tempo, il tetto di cristallo. Da quando, tanti anni fa, fu tra le prime ammesse a iscriversi al liceo Massimo di Roma, quando l’istituto gesuita, frequentato anche dal premier Mario Draghi, decise di non essere più solo maschile.
Al Massimo, ricordò un’emozionata Belloni nel 2007, ricevendo un premio dedicato agli ex alunni, ci hanno “insegnato l’impegno e il rigore che ci accompagnano per tutta la vita”. Un impegno e un rigore che non ha mai tradito: dopo un lunga carriera diplomatica è una civil servant “orgogliosa di definirsi istituzionale”. Come lei stessa affermò in una delle sue poche interviste in cui rivendicò anche l’orgoglio di “non avere nessuna matrice politica”.
A 63 anni Belloni – che parla quattro lingue e vanta, tra le onorificenze, la Legion d’onore ricevuta dalla Francia – ha alle spalle tanti altri incarichi a cui è stata chiamata come ‘la prima donna’: dalla direzione della Cooperazione allo Sviluppo al ruolo di capo di Gabinetto di un ministro degli Esteri.
Riservatissima, della sua vita privata si sa poco: è rimasta vedova cinque anni fa, dopo la morte del marito Giorgio Giacomelli, anche lui ambasciatore. Chi la conosce bene parla di lei come una donna con un personalità forte, molto determinata.
Che crede nel ruolo delle donne, “particolarmente idonee – aveva sottolineato anni fa in un’altra intervista – perché hanno quasi per natura una propensione alla decisione senza tentennamenti e all’assunzione di responsabilità anche quando ciò comporta dei rischi personali”. Ma senza rinunciare alla femminilità, come dimostra il suo stile sempre elegante e attento ai dettagli.
Si è laureata in Scienze Politiche nel 1982 alla Luiss di Roma e tre anni dopo è entrata in carriera diplomatica dove ha percorso tutte le tappe fino ad essere promossa, nel 2014, Ambasciatore, una delle poche donne ad aver raggiunto il più alto grado della carriera diplomatica, grazie all’impegno che l’ha fatta conoscere fuori dalle mura della Farnesina in occasione di alcune delle sfide più difficili della diplomazia italiana.
Nel novembre 2004 viene nominata capo dell’Unità di Crisi e solo un mese e mezzo dopo, il 26 dicembre, deve affrontare la tragedia dello tsunami nel sudest asiatico con migliaia di turisti italiani in zona, centinaia di dispersi, il difficile compito di contattare le famiglie delle vittime e organizzare i rimpatri. Diventa presto quasi leggendaria la scelta di rimanere in ufficio anche di notte per gestire l’emergenza in ogni momento. Ed è solo l’inizio. Arriveranno a stretto giro il rapimento di Giuliana Sgrena e l’uccisione di Nicola Calipari in Iraq, il rapimento di Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan, i delicati casi di tecnici italiani finiti nelle mani dei guerriglieri nigeriani.
Nel 2008 Belloni viene nominata capo della Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo, che gestisce anche con una serie di missioni nei Paesi più poveri e un’attenzione costante nei confronti delle donne, ultime tra gli ultimi dove la miseria e le malattie sono la norma. Resterà alla Cooperazione fino al 2012. L’anno successivo passa alla guida della Direzione generale per le Risorse e l’Innovazione. Una nuova sfida, ma tutta diversa. Spetta a lei l’ingrato ma necessario compito di tagliare i costi del ministero.
Nel 2015 un nuovo balzo in avanti: è capo di gabinetto del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Poi nel 2016 diventa la prima donna Segretario generale. Ancora una volta un record prima di quello successivo, arrivato sette mesi, fa quando il governo Draghi l’ha chiamata a guidare il Dis, l’organo di coordinamento dei servizi segreti italiani.