Qualità della vita, Arezzo perde cinque posizioni. In Toscana guidano le città universitarie
Trento è in testa per la qualità della vita. Lo rivela la 24esima edizione del Rapporto sulla Qualità della Vita in Italia, realizzato dal quotidiano ItaliaOggi con l’Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni. La provincia trentina ha ottenuto il massimo in quasi tutti gli ambiti, otto su nove. In seconda e terza posizione, salgono di un gradino rispetto alla scorsa edizione, rispettivamente, Bolzano e Bologna; Firenze scala due posti, conquistando il quarto posto e Milano resta stabile al quinto. Bel balzo da parte di Siena (da 12^ a sesta classificata), mentre Parma, prima lo scorso anno, scivola alla settima casella della classifica generale. Bene Como (+30, da 62^ a 32^); Pesaro Urbino (+26, 30^da 56^), Rimini (+24, 37^ da 61^) e Perugia, alla piazza 46 (+6, era 52^).
In Toscana è ancora Firenze a svettare: sale di due posizioni rispetto all’anno scorso, dal sesto al quarto posto. Sale anche Siena, che dal dodicesimo posto arriva alla sesta posizione. La terza città toscana in graduatoria è Pisa, che sale dal 25° al 19° posto. Arezzo 38^ (era al numero 33) perde 5 posti, situazione di tutt’altro tenore rispetto alla rilevazione di un anno fa, quando era in risalita di ben 15 posti dalla 48^. Lucca 41^ (era 45^), Livorno alla posizione 45 (era alla 47), Massa-Carrara alla posizione 48 (dalla 51). Scivolone anche per Grosseto che passa dal 31° al 55° posto. A chiudere la classifica toscana ci sono Pistoia (che però risale dal 71° al 57°) e Prato, che perde una posizione e passa dalla 59^ alla 60^ posizione.
Lo studio evidenzia una netta spaccatura tra Centro-Nord, da un lato, Sud e Isole, dall’altro: nessuna provincia meridionale o insulare, infatti, è nel gruppo delle 32 di testa. Al fondo della classifica si trovano i “soliti noti” che si muovono su è giù senza grandi scossoni: subito sopra Crotone ci sono in discesa Siracusa (106 da 104) e Caltanissetta (105 da 101), e in lieve risalita Napoli (104 da 106). Tra le province che hanno perso più posizioni c’è Torino, che diventa 54/ma, perdendo 35 posti (era 19/ma). Bene, invece, Como (+30, da 62/ma a 32/ma); Pesaro Urbino (+26, 30/ma da 56/ma) e Rimini (+24, 37/ma da 61/ma).
La qualità della vita è risultata, secondo l’indagine, è buona o accettabile in 64 su 107 province italiane, con un miglioramento rispetto all’anno passato. Lo studio infine evidenzia come le grandi aree urbane abbiano retto meglio alla pandemia che ha invece affossato ulteriormente diverse aree meridionali e insulari.
Gli indicatori. “Il rapporto 2022 – spiega il quotidiano – è caratterizzato da un ampliamento degli indicatori utilizzati, soprattutto nella sezione lavoro, dove ora vengono distinti il tasso di occupazione e disoccupazione maschile e femminile. È stato inoltre inserito un nuovo indicatore, quello dei cosiddetti neet (not in education, employment, or training), cioè delle persone tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, né si stanno formando. Sulla dimensione della popolazione sono state fatte le maggiori modifiche, in quanto è stato tolto l’indicatore della densità demografica (poco significativo, perché non può cambiare troppo da un anno con l’altro) e cancellato il numero medio dei componenti nucleo familiare. In compenso si è introdotto l’indice di dipendenza strutturale, l’indice di dipendenza degli anziani e l’indice di vecchiaia. Inserita anche la speranza di vita alla nascita e quella a 65 anni (in entrambe il Sud è nettamente penalizzato rispetto al Nord). Di fatto un’indagine che era partita nel 1999 con 36 indicatori si è ampliata fino ai 92 attuali. Arricchendosi e perfezionandosi sempre più, nel tentativo di essere un valido strumento di analisi e di decisione politica, più che di polemica o di propaganda finalizzati alla demonizzazione degli avversari o alla esaltazione della propria parte”.