Arezzo, 500 sfratti in un anno. E la legge di bilancio cancella il contributo per affitto e morosità incolpevole
“La legge di bilancio ha azzerato il contributo per affitto e morosità incolpevole – ricorda Stefania Teoni, Segretaria del Sunia di Arezzo. Questo vuol dire che nel 2023 circa 22.000 famiglie toscane avranno ancora maggiori difficoltà a pagare l’affitto. Una previsione ovvia è che aumenteranno ulteriormente gli sfratti. Ricordo che nel 2022, nella nostra provincia, ne sono stati notificati oltre 500. Il contributo era destinato alle persone, in grandissima parte pensionati e lavoratori, con redditi medio bassi e alloggio in affitto. Il Governo ha respinto gli emendamenti che chiedevano il rifinanziamento del fondo di sostegno. In questo modo sono stati colpiti gli inquilini con Isee inferiore a 17mila euro e messi in difficoltà i proprietari che hanno ricevuto puntualmente il pagamento del canone grazie a questi provvedimenti. Il rischio è quello di una maggiore conflittualità sociale con una nuova impennata degli sfratti per morosità incolpevole che si riverserà su Regioni e Comuni”.
La Cgil ricorda che, solo in Toscana, scompariranno 20 milioni di euro che rappresentavano un sostegno per migliaia di famiglie. “Anche questo elemento della legge di bilancio – sottolinea il Segretario provinciale Alessandro Tracchi – conferma la giustezza dello sciopero generale che abbiamo organizzato il 16 dicembre. Un’iniziativa che è stata capace di produrre alcuni miglioramenti con gli emendamenti che sono stati approvati ma non fino al punto di modificare il giudizio della nostra confederazione sulla legge di bilancio”.
La Cgil rimane quindi convinta che “la manovra risulta sbagliata e inadeguata ad affrontare l’aumento del costo della vita che colpirà in particolare le fasce sociali più vulnerabili, con una visione di parte e di piccolo cabotaggio, ma senza una idea di sviluppo complessivo del Paese. In particolare, le misure fiscali che tagliano le tasse ai redditi più elevati e introducono condoni, oltre a non produrre nessun beneficio all’economia italiana, producono nuove disuguaglianze e riducono le risorse per sostenere lo Stato sociale”.