Arezzo, il sistema imprenditoriale tiene nonostante le incognite. Guasconi: “Fase di recupero di solidità”

“Dopo che nel 2021 si era assistito – evidenzia Massimo Guasconi, Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena – ad un primo recupero di quanto perso nel corso di un quadriennio caratterizzato dal segno negativo, quest’anno viene confermata questa tendenza positiva. Il tasso di crescita del sistema imprenditoriale provinciale si attesta a +0,52%, poco al di sotto del dato toscano (+0,63%) e di quello nazionale (+0,79%).  Nel 2022, rispetto al 2021, si è registrata una diminuzione del 5,2% delle iscrizioni e ed una sostanziale stabilità delle cancellazioni (+0,2%).  Il numero complessivo delle imprese registrate si attesta a fine 2022 a 36.413 unità, l’1,5% in meno rispetto al dato di fine 2021: l’apparente incongruenza fra il tasso di crescita del +0,52% e la diminuzione dell’1,5% delle imprese registrate è spiegabile con il livello particolarmente elevato delle cancellazioni d’ufficio (757 unità) che abbiamo effettuato come Camera di Commercio e che hanno interessato aziende  presenti nel Registro delle Imprese ma che risultavano non più operanti da alcuni anni. Se alle sedi d’impresa aggiungiamo le unità locali operanti nel territorio provinciale il dato complessivo si attesta a 44.783 unità, lo 0,8% in meno rispetto al 2021 

Il quadro evidenzia comunque un sistema economico che, pur alle prese con le incognite derivanti dalla crisi internazionale, dai rincari e dalla curva inflattiva, sta proseguendo in un percorso di recupero di solidità dopo la crisi pandemica.”

“Per quanto riguarda l’andamento occupazionale- evidenzia il Segretario Generale dell’Ente Marco Randellini  – i segnali sono positivi: gli addetti delle imprese crescono del +1,5% attestandosi a 118.874 unità, mentre quelli delle localizzazioni aumentano del +4,3%, toccando quota 122.439. Tornando alle imprese, al 31 dicembre 2022 in provincia di Arezzo si contano 8.643 imprese femminili (imprese in cui la partecipazione di controllo e proprietà è detenuta in maggioranza da donne), lo 0,9% in meno rispetto al 2021.  Nel loro complesso le imprese in rosa rappresentano il 23,7% del totale delle imprese provinciali. I settori in cui la presenza femminile è più elevata sono il commercio (1.974 imprese, 22,8% del totale), l’agricoltura (1.654 imprese, 19,1%) e le attività manifatturiere (1.118 imprese, 12,9%). Fra i principali settori quelli in cui le imprese femminili hanno peso più elevato sono: le altre attività di servizi in cui rappresentano oltre la metà delle imprese del settore (59,3%), sanità e assistenza sociale (34,2%), i servizi di alloggio e ristorazione (31,4%), l’agricoltura (29,5%) e manifatturiero (22%). Sono invece 2.672 le imprese giovanili (imprese in cui la partecipazione di controllo e proprietà è detenuta in maggioranza da persone di età inferiore a 35 anni), il 3,3% in meno rispetto al 2021. Nel corso dell’anno 2022 le imprese giovanili hanno confermato la loro grande vitalità: sono nate infatti 466 nuove aziende e ne sono state chiuse 165. Il bilancio a fine anno è quindi ampiamente positivo: +301 imprese. Il dato sembra contraddittorio rispetto a quanto affermato poco prima: il motivo di questa discrepanza è da individuare nel fatto che la classe imprenditoriale è soggetta ad un progressivo invecchiamento, ragione per cui i saldi positivi della demografia imprenditoriale giovanile non riescono a bilanciare i flussi negativi dovuti al passaggio degli imprenditori al di sopra della soglia dei 35 anni. I giovani forniscono comunque un contributo determinante alla natalità imprenditoriale visto che più di una nuova attività su quattro (27%) è costituita da under 35. Si tratta di un risultato di rilievo se si pensa che le imprese giovanili rappresentano soltanto il 7,3% delle 36.413 aziende che costituiscono il sistema imprenditoriale aretino.”

Alla fine del 2022 in provincia di Arezzo – conclude Randellini – si contano 4.668 imprese straniere (quelle in cui la partecipazione di persone titolari di carica o di quote societarie non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%), lo 0,8% in più rispetto al 2021. Nel loro complesso rappresentano il 12,8% del totale delle imprese provinciali. I settori in cui la presenza straniera è più elevata sono le costruzioni (1.460 imprese, 31,3% del totale), il commercio (1.004 imprese, 21,5%), e le attività manifatturiere (799 imprese, 17,1%). Fra i principali settori quelli in cui le imprese straniere hanno peso più elevato sono: le costruzioni, in cui rappresentano oltre un quarto del totale (26,8%), le attività manifatturiere (15,7%), servizi alle imprese (14,4%), commercio (13%), servizi di alloggio e ristorazione (11,4%) e altre attività di servizi (11,1%). Fra i principali settori, quelli che hanno contribuito a determinare il segno positivo complessivo rispetto al 2021 sono: manifatturiero (+4,2%), agricoltura (+7,1%), servizi di alloggio e ristorazione (+1,8%), altre attività di servizi (+4,8%) e servizi alle imprese (+11,3%).I settori caratterizzati dal segno negativo sono invece: costruzioni (-1,2%), commercio (-1,8%), trasporti (-6,5%) e attività professionali, scientifiche e tecniche (-6%).

A livello settoriale, la maggior parte dei macro settori è caratterizzata da un andamento negativo: agricoltura (-0,2%), manifatturiero (-2,5%), costruzioni (-1,7%), commercio (-2,5%), trasporti (-3,6%), servizi di alloggio e ristorazione (-2,1%), servizi di informazione e comunicazione (-0,6%) e altre attività dei servizi (-1,3%). Solo alcune specializzazioni del terziario crescono rispetto al 2021: attività finanziarie ed assicurative (+0,4%), attività immobiliari (+0,6%), servizi alle imprese (+1,4%), istruzione (+0,7%), sanità ed assistenza sociale (+4,5%) e attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+1,8%).

All’interno del manifatturiero prevalgono i segni negativi: citando quelli caratterizzati dal maggior numero di imprese, industrie alimentari (-0,7%), moda (-3,3%), industria del legno (-1,5%), fabbricazione di altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (-3,4%), fabbricazione di prodotti in metallo (-1,4%), elettronica (-1,5%), apparecchiature elettriche (-4,8%), macchinari (-5,2%), mobili (-10,9%) e settore orafo (-2,3%). Pochi i segni positivi: bevande (+6,7%), metallurgia (+2%), riparazione installazione e manutenzione macchine (+2%).

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