Coronavirus, Confagricoltura: “Variazioni dei prezzi dovute a domanda e offerta, no speculazioni”
“Il settore dell’ortofrutta ha riposto in maniera seria e responsabile all’emergenza Coronavirus, non siamo speculatori”. Antonio Tonioni, presidente della sezione di prodotto ortofrutta di Confagricoltura Toscana, respinge al mittente le accuse di speculazione da parte degli operatori della filiera di frutta e verdura durante la pandemia Covid-19: “Sono offensive”.
I rincari che alcuni prodotti hanno avuto nelle ultime settimane “sono legati alla domanda e all’offerta, all’aumento della richiesta di certi prodotti e non a speculazioni fatte dai soggetti della filiera”. Anche durante la pandemia il settore del fresco ha continuato a rifornire ambulanti, mercati, negozi e supermercati, nonostante le difficoltà nei trasporti, le problematiche nell’organizzazione del lavoro, e lo stravolgimento dei consumi che ha fatto saltare ogni programmazione fatta.
“Oggi, durante l’emergenza Coronavirus, rimanere aperti, richiede un grande sforzo, ma non c’è una sola azienda che nonostante le problematiche del momento si sia tirata indietro – afferma Tonioni – dare degli speculatori a chi ha svolto il proprio ruolo, anche sociale con serietà e sacrificio, è ingiusto”.
Le variazioni dei prezzi di verdura e frutta sono dovute al mercato della domanda e dell’offerta. In Toscana, per esempio, il finocchio (produzione importante soprattutto sulla costa) ha mantenuto un prezzo lineare anche in queste settimane perché l’inverno mite ha consentito una produzione regolare che ha potuto sempre soddisfare le richieste dei consumatori. Le fragole invece fino agli inizi di aprile venivano raccolte, ma rimanevano invendute; a Pasqua, complice il bel tempo e la festa, si è registrato un boom di richieste e i prezzi, inevitabilmente, sono cresciuti del 20-30%, per poi tornare la settimana seguente a quotazioni ordinarie. Chi opera nel settore dell’ortofrutta, ricorda infine Tonioni, lavora “con orari indicibili” dalla mattina presto alla sera tardi, tra guadagni incerti e molti costi, e deve fare i conti con variabili, come il meteo, che possono distruggere in una sola notte con una gelata mesi di sacrifici. E’ quello che accaduto quest’anno per albicocche susine e pesche nettarine: “Le gelate primaverili hanno azzerato la produzione sulla costa, nelle zone interne l’hanno ridotta del 50-70%.”