Crisi, gli effetti peggiori sul settore moda: fatturati giù del 20%, crollo vendite di abbigliamento e calzature
“Un piano più ampio di interventi, che restituisca slancio al comparto manifatturiero simbolo del made in Italy nel mondo”. Lo chiede con forza Confartigianato Arezzo attraverso le parole di Giordano Frangipani, presidente di Confartigianato Moda, che spiega come “le imprese dei settori pelletteria, abbigliamento, calzature hanno bisogno di un intervento di ben altro spessore rispetto alla misura contenuta nella Legge di Bilancio, vista la necessità di sostegno per il rilancio di tutte le imprese del settore moda. Simbolo del made in Italy nel mondo, la moda è, infatti, il fiore all’occhiello della nostra tradizione manifatturiera artigiana. Creazioni sartoriali dal taglio perfetto, calzature amate dai divi di Hollywood, accessori ‘su misura’: in un capo d’abbigliamento italiano c’è la storia e la qualità del ‘saper fare’ che il mondo ci invidia, la cultura produttiva profondamente radicata nei territori nostro Paese. Dal pregio del ‘pezzo unico’ al lusso quotidiano del prêt à porter, la moda che esce dai laboratori artigiani rappresenta il ‘bello e ben fatto’ italiano. Dobbiamo fare qualcosa per non disperdere tutto questo”.
“Il nostro settore, secondo i dati dell’Ufficio studi Confartigianato Imprese – insiste Frangipani – ha subito i peggiori effetti della crisi da Covid-19, e numeri parlano chiaro: nei primi dieci mesi del 2020 si è registrato una perdita di fatturato del 20,1% per il settore manifatturiero della provincia di Arezzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I mancati ricavi delle imprese della moda come dato nazionale tra gennaio e ottobre sono pari a 15,5 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di minori esportazioni. In pratica, 1 miliardo in meno al mese di made in Italy della moda venduto nel mondo”.
Il presidente di Confartigianato Moda mette in luce anche la grave crisi della domanda interna:
“Sempre nei primi dieci mesi del 2020, a fronte di un calo delle vendite al dettaglio del 5,4%, sono crollate del 23% le vendite di abbigliamento, calzature e articoli in pelle. Di fronte a queste cifre, serve uno scatto d’orgoglio per rimettere il fashion made in Italy al centro delle strategie di rilancio del Paese”.
“Per tutti questi motivi il testo della manovra economica andrà certamente corretto – continua Frangipani – innanzitutto è necessario garantire la continuità almeno per tutto l’anno 2021 delle misure a sostegno di liquidità ed export: proroga moratoria e garanzie del Fondo di Garanzia e di SACE, accompagnato da un alleggerimento degli oneri fiscali e da un innalzamento dell’aliquota di agevolazione prevista dal credito d’imposta per gli investimenti in innovazione tecnologica, incrementando contestualmente i massimali”.
“Inoltre in coerenza con le missioni previste per l’attuazione del piano nazionale a valere sul Recovery Fund, occorre attivare strumenti agevolativi – sottolinea ancora il presidente del comparto moda di Confartigianato – a fondo perduto/crediti d’imposta per il supporto alla digitalizzazione di prodotti e collezioni, processi produttivi/organizzativi, unitamente alla virtualizzazione di fiere, di eventi promozionali e di workshops sui principali mercati internazionali da raggiungersi anche attraverso un rilancio strutturale negli anni del “Piano straordinario per la promozione del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti”.
“Infine – conclude Frangipani – proponiamo per quanto riguarda le misure di sostegno allo sviluppo a livello Regionale si evidenzia la necessità di potenziare complessivamente gli strumenti regionali che nel corso degli ultimi anni hanno già dato evidenti risultati in termini di stimolo alla produttività e alla crescita, procedendo alla stabilizzazione pluriennale dei bandi e finanziamenti per la R&S, per l’innovazione digitale, per gli investimenti materiali e immateriali, anche avendo particolare riguardo a quelli inerenti le nuove tecnologie”.