Giù l’export aretino nel 2021, -6,8% rispetto al 2020. E i prossimi trimestri restano un’incognita

“L’export aretino 2021 fa segnare un risultato complessivamente positivo nonostante   le criticità in alcuni comparti. – sottolinea Massimo Guasconi Presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena e di Unioncamere Toscana – I dati al 31 dicembre 2021 quindi evidenziano una contrazione per alcuni settori che avevano avuto una crescita sostenuta durante l’emergenza pandemica, come i metalli preziosi, e significativi miglioramenti in altri settori ad iniziare dalla gioielleria. In quest’ultimo caso si conferma il fenomeno, caratteristico degli anni precedenti alla pandemia, della inversa correlazione esistente appunto tra l’andamento delle esportazioni dell’oreficeria e quelle dei metalli preziosi. Ma le previsioni per i prossimi mesi relative al nostro export e della nostra economia non sono certamente rosee. Pesa, ovviamente non soltanto dal punto di vista economico, la tragedia di una guerra nel cuore dell’Europa scatenata nella fase economica di uscita dall’emergenza pandemica. E’ quindi molto probabile che la crisi energetica e le difficolta di approvvigionamento di alcune materie prime, assieme agli embarghi ed alle sanzioni internazionali determineranno un significativo rallentamento del commercio internazionale, andando ad impattare pesantemente sul volume degli ordinativi delle nostre imprese.  In particolare, per la realtà aretina, appare preoccupante l’andamento delle quotazioni del prezzo dell’oro che potrebbe causare difficoltà nei prossimi trimestri. Peraltro la crisi internazionale potrebbe avere anche conseguenze negative per un altro settore non manifatturiero del nostro sistema economico quale è quello del turismo.

“Come sempre – commenta il Segretario Generale della Camera di Commercio di Arezzo-Siena Marco Randellini – è la principale voce dell’export, i metalli preziosi, ad influenzare fortemente il dato complessivo della provincia: nell’anno 2021 i flussi verso l’estero sono stati pari a poco più di 5 miliardi di euro, in diminuzione di oltre 2 miliardi di euro in termini assoluti e del -28,3% in termini percentuali. Un dato fortemente negativo anche se rispetto al 2019 la variazione è ancora positiva (+18,8%). Andamento opposto invece per il comparto “gemello” della gioielleria e oreficeria che fa segnare con 2 miliardi e 535 milioni una crescita del +73,5% rispetto al 2020 e del 23,5% rispetto al 2019. E’ un risultato molto positivo determinato da una forte crescita del volume delle vendite ed in misura molto minore, rispetto al passato, del prezzo dell’oro.

Nel 2021 il prezzo dell’oro è infatti cresciuto dell’1,6% nelle quotazioni in dollari mentre è diminuito dell’1,8% in quelle in euro. Purtroppo la crescita delle quotazioni dell’oro sta riprendendo vigore: nei primi due mesi del 2022, a causa delle forti tensioni ed incertezze che stanno caratterizzando lo scenario politico ed economico mondiale il prezzo dell’oro è cresciuto dell’8,2% nelle quotazioni in euro. Tornando al 2021, il confronto con gli altri due distretti nazionali conferma comunque la maggiore vitalità del polo di Arezzo. Vicenza infatti è in crescita del 57,1% mentre Alessandria fa registrare un + 24,0%.  A livello nazionale il comparto della gioielleria chiude il 2021 con un incremento delle vendite all’estero del + 60,3%. I principali mercati di riferimento dell’export orafo aretino, rispetto al 2020,  sono tutti in crescita: gli Emirati Arabi Uniti fanno registrare un +117,3%, gli Stati Uniti un +80,8%, la Turchia un +103,6 % così come è in crescita Hong Kong che, con il +30%, recupera  in parte il -32,4%  del 2019”.

“E’ il comparto della moda – prosegue Marco Randellini – quello che appare più in difficolta tra le specializzazioni manifatturiere della nostra provincia: con una variazione del -35;8% rispetto al 2020 e del -29,8% rispetto al 2019. Si è passati infatti da un valore assoluto di 893 milioni del 2020 ai 573 milioni dello scorso anno. La tendenza coinvolge praticamente tutte le specializzazioni produttive escluso il tessile (+3,7% % sul 2020 e -30,4% sul 2019): sono negativi infatti l’abbigliamento (-31,5% sul 2020 e -17,1% sul 2019), pelletteria (-47,9% sul 2020 e -38,1% sul 2019) e le calzature (-30,7% sul 2020 e -397% sul 2019). Difficoltà che potrebbero derivare anche dalla fase di trasformazione (con l’esplosione degli store e multistore digitali) che stanno avendo i canali di distribuzione della moda. Fra le altre tipologie merceologiche, risultano in crescita agricoltura (+2,4%), prodotti chimici (+18,0%)   bevande (+3,7%), legno e prodotti in legno (+1,3%), macchinari +22,0%), autoveicoli e mezzi di trasporto (+50,4%) e mobili (+73,5%). Al contrario, sono in flessione prodotti alimentari (-1,2%), prodotti farmaceutici (-5,2%) apparecchiature elettriche (-17,8%).”

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