Il tempo necessario per avere una casa popolare ad Arezzo? 8 anni
Stefania Teoni, Segretaria del Sunia Cgil provinciale, sottolinea la gravità dell’emergenza casa. “Il livello di (non) manutenzione è chiaro a tutti: basta un’occhiata esterna ai palazzi. Ma questo non è l’unico problema. In Toscana le domande inevase di case popolari riguardano 17.607 famiglie mentre in un anno ne vengono assegnate in media poco meno di 1.000. Per assorbirle tutte occorrerebbero 17,6 anni. Ad Arezzo siamo fortunati: in assenza di nuove domande ne sarebbero sufficienti “solo” 8. Gli alloggi assegnati rispetto alle domande accolte sono solo il 6% in Toscana mentre Arezzo si colloca meglio, all’11,6%”.
Un recente studio di Nomisma della fine dello scorso anno ed elaborato per CISPEL Toscana, ricorda che nella regione ci sono 49.924 alloggi, regolarmente assegnati per l’89,5%. Gli altri sono da assegnare perché mancano i finanziamenti per renderli abitabili, quando non sono occupati abusivamente. La conclusione di Nomisma è che il mondo delle case popolari “rischia di collassare in pochi anni”, compromettendo quel “servizio pubblico che il sistema Erp è chiamato a garantire”. “Nell’Italia povera – commenta Teoni – nacque un progetto finanziato con soldi usciti dalle tasche dei lavoratori attraverso la Gescal. Nell’Italia ricca si fa morire il patrimonio lasciato dall’Italia povera”.
Il Sunia di Arezzo ricorda le dichiarazioni di Arezzo Casa e del Comune: “il Presidente di Arezzo Casa SPA ha sottolineato le difficoltà a operare senza finanziamenti che, come ci ha ricordato, non sono più insufficienti, ma sono completamente cancellati dal 2024. Come sindacato siamo tanto consapevoli di questo fatto che, quando avanziamo una richiesta legittima all’ente gestore, potremmo già scriverci la risposta negativa per assenza di fondi. Altrettanto preoccupanti sono gli interventi del Comune di Arezzo espressi dalla vice sindaca e dall’assessore competente che è anche Presidente del LODE e della Commissione provinciale per il disagio abitativo. Infatti per dare alcune risposte, comunque inadeguate alle esigenze, il Comune è dovuto intervenire con fondi propri. Forse a scapito della copertura delle buche nelle strade, o della manutenzione del verde?”. Sull’emergenza casa si è scatenato uno scontro politico sul quale il Sunia non intende intromettersi. “Al di là delle diversità – conclude Stefania Teoni – rileviamo che alle priorità occorra dare le gambe con un progetto nazionale a lungo termine e con finanziamenti statali che accompagnino il progetto, compreso un impegno più forte da parte della Regione. Se si concorda che la casa è una priorità, occorre uscire dalla propria appartenenza per provare a sbloccare una situazione che sta precipitando. Nessuno pensa che si possa risolvere in tempi brevi quanto dimenticato da anni, ma da una parte dovrà pur rinascere la speranza”.