Indennizzi risparmiatori: Federconsumatori chiede la riapertura dei termini

“Siamo arrivati al 1 agosto e centinaia di persone resteranno escluse – annuncia Pietro Ferrari di Federconsumatori. Ieri, 31 luglio è scaduto il termine perentorio deciso dal Governo per presentare al FIR (fondo indennizzi risparmiatori) la documentazione integrativa. Quindi l’IBAN per chi lo avesse avuto cambiato e la documentazione per gli eredi aventi diritto”.

Nonostante le proteste e le richieste di Federconsumatori e di moltissime altre associazioni che denunciando l’insufficienza dei 18 giorni concessi per presentare i documenti (dal 13 al 31 Luglio) chiedevano tempi più lunghi per adempiere, nulla è accaduto.

“L’ennesimo tentativo di ottenere dal MEF e da Consap un incontro per affrontare le numerose criticità relative al FIR – ricorda Ferrari – è caduto nel vuoto. In occasione della conversione in legge del D.L. n. 51/2023 Decreto Omnibus, è stato prevista, per i soli risparmiatori azionisti già ammessi al rimborso in prima istanza, un’ulteriore quota del 10% di indennizzo che per i motivi esposti, resterà per molti un autentico miraggio. E’ controproducente autoincensarsi e osannare un Governo o singoli parlamentari presentatori o sostenitori di emendamenti con i quali si vorrebbe far arrivare agli azionisti delle banche in risoluzione un ulteriore indennizzo del 10% quando poi, visto anche il particolare periodo dell’anno, con quel provvedimento non si concedono i tempi necessari a raccogliere i documenti da presentare al FIR con una procedura, che alla luce dei dati già in suo possesso e dei meccanismi in uso al sistema bancario, sembra anacronistica”.

I parlamentari che hanno approvato quell’emendamento dovrebbero sapere, poiché tra loro c’è anche chi prima si era lungamente occupata dei risparmiatori traditi dalla banche, che presentare la richiesta al FIR, significava dover scaricare e digitalizzare il modulo di domanda predisposto; procurarsi i documenti richiesti; scansionare la certificazione del nuovo IBAN e il documento di identità; in caso di morte dell’avente diritto, l’autocertificazione sostitutiva dell’atto notorio con allegati i documenti di identità e i codici fiscali di tutti gli eredi; il tutto, lo ripetiamo, entro i 18 giorni concessi, sabati e domeniche compresi.

“Ad Arezzo, perlomeno per ciò che riguarda Federconsumatori che ha avuto l’accortezza di inviare il giorno stesso dell’avvenuta approvazione al Senato una lettera ai risparmiatori – sottolinea Ferrari – si sono presentate 911 persone. Il 31 luglio, ultimo giorno utile, l’afflusso allo sportello è stato più sostenuto poiché rientrando dalle ferie e letto il contenuto della lettera da noi inviata, numerosi si sono recati in Banca per farsi certificare il nuovo IBAN portando poi i documenti in Associazione per la scansione e l’invio. Delle 1.266 persone avvertite, purtroppo 353 non si sono presentate; in tutta la Toscana salgono a oltre 700 coloro che, presentata la prima domanda al FIR tramite Federconsumatori, non si sono poi fatte vive per l’integrazione del 10%. Se rapportiamo i dati di Arezzo con quelli nazionali stimiamo in decine di migliaia coloro che resteranno esclusi. Altre Associazioni denunciano, come noi, che i tempi concessi sono un forte ostacolo per fruire del diritto

Alla luce di questi elementi, considerando che non sono pochi i risparmiatori interessati che ad oggi si trovano incolpevolmente con un IBAN variato (ad esempio a seguito di incorporazioni o chiusura di filiali bancarie od ancora a causa dei decessi degli aventi diritto) riteniamo un dovere per il Parlamento tornare sull’argomento e adottare un provvedimento per riaprire i termini per le comunicazioni al FIR; in mancanza, la misura adottata diventa una beffa e un danno economico per i risparmiatori coinvolti. Non può essere, che termini così stretti di cui l’esecutivo dovrebbe rendere conto spiegandone la ratio, si trasformi in una beffa come quella descritta nel detto che recita “chi tardi arriva male alloggia”. Quando il tardi è causato dall’insipienza di chi legifera si determina un’ingiustizia che va sanata”.

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