Oreficeria aretina, un 2020 in salita. Benvenuto: “Contiamo sul vaccino per la ripresa”
“Nel 2020 abbiamo combattuto per salvare le nostre aziende, mantenere i posti di lavoro, non veder svanire lunghi anni di sacrifici, far fronte ai pagamenti, ai costi di gestione e agli adempimenti che non si sono mai fermati nonostante l’emergenza Covid-19. Abbiamo registrato forti cali di fatturato (anche del 40%), subito una contrazione delle vendite all’estero del 24% nel terzo trimestre e del 40% nei primi nove mesi dell’anno. Abbiamo registrato difficoltà in tutti i principali mercati di riferimento.
I dati camerali parlano chiaro: la perdita negli Emirati Arabi è stata del 59% nel terzo trimestre e del 56,5% nei primi nove mesi dell’anno. Decisamente negativo anche l’andamento del secondo mercato, Hong Kong (-44% nel trimestre e -52% nei nove mesi). Verso gli Stati Uniti le perdite sono state più contenute: 2% nel terzo trimestre e 17% nei nove mesi. Il settore era in ripresa dopo l’estate, segno del valore di mercato del prodotto orafo made in Italy; poi i rallentamenti per la seconda ondata dei contagi. Oggi confidiamo in un miglioramento del quadro epidemiologico con la campagna di vaccinazione e la ripresa di produzione e consumi entro l’estate”.
Benvenuto aggiunge: “Fino ad oggi il blocco dei licenziamenti in un comparto come quello orafo, caratterizzato dalla presenza di lavoro indeterminato, ha indotto le imprese a fronteggiare la caduta della produzione con una forte riduzione di ore di lavoro“.
È stato infatti quello orafo il settore artigiano che più ha fatto ricorso all’ammortizzatore sociale nel corso del 2020, da quando è scoppiata la pandemia: 658 aziende (su complessive 2.743) per un totale di 2.632 dipendenti (su 11.006). Da solo quello dell’oro ha superato l’intero comparto artigiano della moda – tessile, abbigliamento, calzaturiero, pelletteria -, che occupa il secondo posto con un’incidenza del 23%. Non è andata meglio alla piccola e media industria, in cui si applica la Cigo – Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria. In questo caso gli accordi sindacali sono quadruplicati dall’inizio dell’emergenza: da 132 a 536 per un totale di 10.895 dipendenti (erano 3.113). Anche qui il settore orafo è risultato il più colpito: 155 aziende, 2.656 dipendenti, un’incidenza del 29%, superiore all’artigianato e sempre avanti al 26% del comparto moda.
“Adesso possiamo prendere decisioni soltanto nel breve periodo, in attesa di una ripresa della mobilità interna e di quella internazionale”, conclude il presidente degli orafi della Cna aretina. “La variabilità delle ondate di pandemia e l’alternarsi di momenti di massimo allarme a fasi di quiete apparente determinano un quadro di estrema incertezza, che crea difficoltà alla pianificazione e alla programmazione delle imprese. Abbiamo il dovere di far sentire la voce delle imprese orafe, che hanno bisogno di attenzione a livello istituzionale. In questo senso sarà importante il dialogo con le altre associazioni in seno alla Consulta Orafa aretina, così come l’intensificazione dell’attività di progettazione, per la tutela di un settore strategico del nostro territorio”.