Saldo negativo per il commercio al dettaglio. Ad Arezzo chiusi oltre 300 negozi in 12 anni

Dalle botteghe alimentari a negozi di moda, cartolerie o ferramenta, il calo interessa quasi tutti i settori merceologici, ad eccezione di farmacie, negozi di informatica e telefonia, e-commerce, porta a porta e altre forme di vendita alternativa, che invece sono in crescita. Lo rivela l’ultimo osservatorio* sulla demografia d’impresa realizzato da Confcommercio con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne; uno studio che prende in esame lo stock di imprese in 120 comuni italiani medio-grandi, di cui 110 capoluoghi di provincia. Il calo degli esercizi di vicinato, più marcato in centro storico rispetto alle altre zone, accomuna Arezzo a tutte le altre città toscane. La situazione è migliore nel settore turistico: nel confronto fra 2012 e 2023 strutture ricettive extralberghiere e ristoranti sono in leggero aumento, soprattutto nelle zone esterne al centro storico. I bar sono invece in sofferenza: ne mancano all’appello 57. Da sottolineare che la performance delle imprese del turismo avrebbe potuto essere più brillante, se non ci fosse stata la pandemia: nel confronto tra 2019 e 2023, infatti, il settore ha perso nel complesso 35 unità.

“Le statistiche mettono in luce l’estrema fragilità delle imprese di commercio e turismo, che vivono – e muoiono – degli equilibri delle nostre città e del mercato”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “se prima i cambiamenti avvenivano in tempi lunghi decine di anni, adesso avvengono nel giro di pochi mesi e stravolgono tutto. Non tutte le imprese riescono ad assorbirli senza contraccolpi, soprattutto quelle piccole e piccolissime, che spesso sono sottocapitalizzate e sono in ritardo sul fronte dell’innovazione. Dal 2020, l’effetto combinato di pandemia, crisi congiunturale, guerra, aumento dei costi ha avuto un impatto durissimo e i numeri dell’Osservatorio lo dimostrano bene. Delle 326 attività commerciali che mancano all’appello nel comune di Arezzo dal 2012, ben 130 – ovvero il 40% – sono scomparse proprio negli ultimi 3 anni”.

“Il saldo negativo delle attività commerciali, in atto ormai dal 2008 a livello nazionale, deve farci riflettere sulle politiche utili ad invertire una tendenza che è pericolosa per le nostre città, sia sotto il profilo dei servizi sia sul versante della socialità e della sicurezza –sottolinea il presidente della Confcommercio aretina Francesco Butali – Ogni negozio che chiude spegne per sempre le luci su una porzione di città che rischia di essere lasciata a se stessa. Per evitarlo dobbiamo unire le forze: le Amministrazioni Comunali e la politica da un lato, per progettare città funzionali e sostenibili, le categorie economiche per risolvere quelle debolezze che ora ostacolano la ripresa. Il commercio è un settore ‘maturo’ che più di altri ha bisogno di una spinta per agganciare l’innovazione e offrire ai clienti tutti quei servizi che oggi sono considerati necessari e comodi. La multicanalità, ad esempio, è ormai d’obbligo: accanto al negozio fisico occorre sviluppare vetrine virtuali sui social e sul web, per non perdere opportunità di crescita. Aiutiamo le imprese a raggiungere questi obiettivi”.

Articoli correlati