Alina Pash: “Anche l’impossibile per l’Ucraina, sicura della vittoria finale” Ar24Tv
Per un attimo mi sono sentita a scuola quando arrivava la compagna nuova e tutti si giravano a guardarla, studiandone le fattezze per inquadrarla fin da subito. Poi ha preso il microfono, ha parlato con quel suo tono forte, fermo e consapevole. Ha espresso gratitudine per una lunga lista di cose e ha ripetuto più volte di voler diffondere amore, energia, ispirazione. Quando lentamente scandiva le parole che sceglieva, uscivano dalla sua bocca proiettili di ghiaccio. Alina Pash è giovane, sì, ma è una giovane consapevole che mostra con fierezza di stimare oltremodo le proprie origini. L’Ucraina è una terra che sui nostri giornali va “di moda” solo da poco. Molti di noi non sanno neanche quanto sia grande, con quali paesi confini, che tipo di storia abbia alle spalle. Proprio noi che leggiamo della guerra, che ne parliamo come fosse cosa recente, connessa al gas e alle bollette da capogiro. In realtà, come lei ribadisce, sono anni che il suo popolo lotta, si contorce, affina le proprie tecniche di resistenza. “Vogliono portarci via casa nostra”, mi dice spesso in questa lunga intervista che è stata accorciata per ovvi motivi. “Sono sicura che vinceremo, non so quando ma è così che andrà. Gli ucraini sono tutt’altro che deboli”. Solo recentemente sono morti più di 5,000 civili e nelle nostre home di Google intanto imperversano le foto di quelli che somigliano tanto alle camere di tortura naziste, contenenti resti di denti d’oro e altri ritrovamenti raccapriccianti. Le fosse comuni piene di corpi ammassati , intanto, continuano a lievitare e Zelensky si dice preoccupato per la minaccia nucleare avanzata da Putin ed esprime cordoglio per le vittime dei sette attacchi missilistici di Zaporizhzhia. Fuori, insomma, piove davvero un mondo freddo, come recita una nostra bella canzone.
E con Alina discuto di questo; di musica e di sangue, una fusione mistica.
Mi parla di XFactor, di un palcoscenico che le ha realizzato il sogno di diventare famosa nell’ottica in cui, fin da piccola, ha avuto. La fama sì, bella cosa, ma inquadrata in un contesto visceralmente legato al suo innato patriottismo. “Fin da piccola scrivevo poesie e lo facevo per la mia nazione, per parlare della nostra storia, dei nostri antenati”. Sono gli stessi antenati di cui fa menzione nella canzone che avrebbe dovuto rappresentare l’Ucraina all’Eurovision contest, quando canta “all for one and one for all”. Afferma di non potersi inquadrare in un unico stile, di rifiutare le etichette e voler rubare qualcosa da ogni genere, un po’ dal pop, un po’ dal rap e un po’ dal folk. La sua cultura si permea di tanti elementi, di varie usanze e costumi ed è ciò che rende la sua gente così forte, così resiliente e al tempo stesso fiera. Un proverbio africano importante recita: “Se le radici sono profonde, non ha senso temere il vento”. Infatti Alina, che è un po’ la bandiera della sua gente, (consapevole di non essere solo un’artista, ma anche un simbolo politico) e a quelle radici si aggrappa e le decanta, le fa vibrare insieme alle sue corde vocali, quando canta facendosi largo nel cuore della gente, con la stessa irruenza con cui prende a morsi il presidente Putin alla fine della mia intervista. Sotto questo vento lei non vacilla ed esorta le donne, gli uomini e i bambini a continuare nella loro impresa di sopravvivenza, perché crede ancora in un futuro grandioso per la sua patria. Man mano che le faccio domande e ospito le sue risposte sulla mia scheda SD, dentro di me accolgo un po’ di quel suo mordente, di quella sua incrollabile fede, di quel suo invidiabile ottimismo. Ci rivedo una moderna Anna Frank, che scrive sbirciando dalla finestra di un mondo in cui il bene non soccombe del tutto al male, in cui i buoni possono ancora vincere, almeno moralmente. L’arte è il suo strumento, la sua voce, il motore che le ricarica le energie e le dà modo di guardare avanti senza tralasciare niente dietro di sé. E’ questa ostinazione, questa caparbietà d’animo che la mandano in giro per il mondo (spesso impegnandosi in concerti di beneficenza) per diffondere le sue vibes, i suoi messaggi di speranza. Alina non è una che si siede e prega in silenzio, lei è attiva, anzi attivissima. Nonostante la responsabilità che ha sulle spalle come personaggio pubblico, non si lascia abbattere dalle numerosissime fake news che affollano il web e gettano fango sul suo nome o su quello della sua madre patria. Quando ci congediamo mi dà un abbraccio. Apre le braccia e mi ringrazia per la chiacchierata. Io, frastornata, le auguro un buon proseguimento e buona fortuna per il suo viaggio nel mondo. Lei ricambia e si dice pronta a fare l’impossibile per l’Ucraina e mentre lo dice io le credo; penso proprio che lo farà.