Don Domenico Mencaroni e Don Giuseppe Tani, preti massacrati nel 1944: il ricordo in “Gigli spezzati”

Erano due giovani sacerdoti, parroci in due piccole chiese sperse sulle montagne di Anghiari. Uno veniva dal Casentino, l’altro dalla Valdichiana. Entrambi persero la vita tra il giugno e il luglio 1944, massacrati ferocemente uno dai repubblichini, l’altro dai nazisti.

Furono accusati di aver dato “mangiare agli affamati” e “bere agli assetati”, di aver “vestito gli ignudi”, insomma di essersi comportati da cristiani.

Uno si chiamava don Domenico Mencaroni, nato a San Martino Sopr’Arno nel comune di Capolona il 12 luglio 1909. Nel 1935 fu ordinato sacerdote e inviato quale parroco a Sant’Emidio di Viamaggio, nel Comune di Badia Tedalda. Problemi di salute e problemi familiari lo costrinsero a spostarsi in una parrocchia più agevole e quindi nel 1937 fu nominato parroco della Chiesa delle Sante Flora e Lucilla a Verazzano, sulle montagne tra Anghiari e Arezzo. Successivamente fu nominato anche economo della parrocchia di San Clemente a Toppole e stabilì in quella canonica la sua residenza. Dopo l’8 settembre 1943 molti ex prigionieri del campo di concentramento di Renicci, militari italiani sbandati, giovani renitenti si nascosero su quelle montagne e spesso chiedevano a don Domenico qualcosa da mangiare o un alloggio. Don Domenico cercava di accogliere tutti, di aiutare tutti, ma occhi indiscreti osservavano e bocche delatrici raccontavano … Le autorità fasciste iniziarono a sorvegliarlo. Poi, con l’avvicinamento del fronte, nel luglio 1944 furono i tedeschi ad entrare nella sua abitazione e a trovare sulla sua scrivania articoli di giornale critici nei confronti del nazismo. Lo iniziarono a cercare fino a che fu lui stesso a presentarsi al comando situato presso la chiesa di Tortigliano. Fu arrestato e imprigionato. Nella notte tra il 16 e il 17 luglio fu ucciso e poi sfigurato con il calcio di un fucile. Abbandonato sotto una stradella e ricoperto con poca terra, fu casualmente ritrovato da dei pastorelli il 19 luglio.

L’altro si chiamava don Giuseppe Tani ed era nato ad Ottavo di Arezzo il 21 marzo 1914. Fu ordinato sacerdote nel 1939 e venne mandato ad Anghiari quale cappellano della Prepositura. Poi fu nominato parroco a Casenovole, piccola parrocchia sotto Montauto.

Anche don Giuseppe dopo l’8 settembre 1943 si ritrovò a dare ospitalità ai tanti sbandati che frequentavano quelle montagne. In particolare, ospitò spesso suo fratello Sante, Presidente del Comitato Provinciale di Concentrazione Antifascista di Arezzo e comandante di una banda partigiana insieme al celebre “Tifone”. La sera del 31 maggio 1944 don Giuseppe cadde nella trappola tesa dai repubblichini al fratello nei pressi di Montauto. Insieme ai due Tani fu catturato anche il giovane Aroldo Rossi. I tre furono portati nei locali dell’Ufficio Politico Investigativo della Guardia Nazionale Repubblicana di Arezzo, seviziati, picchiati e torturati, poi la tarda sera del 31 maggio furono condotti al carcere di Arezzo. Per una serie di sfavorevoli circostanze, il CLN aretino non riuscì a programmare un valido tentativo per liberare i Tani ed il Rossi; poi, quando fu noto il loro prossimo trasferimento nel Nord-Italia al seguito del ripiegamento dei repubblichini aretini, il 15 giugno 1944 fu messa in atto un’azione alquanto temeraria. I tre furono fatti uscire dalle loro celle, ma non ce la fecero a fuggire dal carcere. Qualcuno aveva dato l’allarme e dalle vicine caserme di via Garibaldi una marea di repubblichini si precipitò verso le prigioni. I Tani ed il Rossi furono ritrovati nascosti nel cratere di una bomba alleata nel cortile del carcere; riportati in cella furono di lì a poco massacrati dal comandante della GNR aretina, da altri ufficiali, da graduati e da semplici militari, in un crescendo di odio che vide qualcuno infierire anche con calci sui cadaveri.

Se per alcuni anni la memoria di don Mencaroni e don Tani era rimasta ben viva, da troppo tempo ormai i due martiri non venivano più adeguatamente ricordati. A ottant’anni dalla loro morte don Alessandro Bivignani e l’Unità Pastorale di Anghiari hanno voluto dare vita ad una pubblicazione che ho portato a termine grazie alla preziosa collaborazione di Mario Del Pia.

Il libro, intitolato “Gigli spezzati” è stato pubblicato dalla Nuova Prhomos di Città di Castello grazie alla collaborazione della Banca di Anghiari e Stia – Credito Cooperativo e della Misericordia di Anghiari. La copertina è un quadro di Francesca Calabrò.

Sabato 16 novembre 2024, alle ore 17,00 presso la Chiesa della Santa Croce di Anghiari, si terrà la presentazione del libro dedicato ai due sacerdoti e alle 18,00 sarà celebrata una Santa messa in loro ricordo.

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