Feudi in territorio aretino in età moderna, riferisce Fabio Bertini

Alle ore 17,30 di martedì 15 ottobre, all’Auditorium Ducci di via Cesalpino, il relatore parlerà del feudo di Montauto, appannaggio della famiglia Barbolani. Curato da Luca Berti, il ciclo di conferenze si propone di indagare struttura, rilevanza e consistenza dell’istituto feudale nella Toscana moderna, e in particolare nel territorio aretino, fino alla fine del Settecento, prima con i Medici, poi con gli Asburgo-Lorena subentrati nel 1737 nel governo del granducato.
Il tema sviluppato da Bertini sarà quello del cambiamento di una famiglia dell’antica nobiltà imperiale in rapporto alle vicende del territorio di Anghiari e soprattutto del ruolo di un feudo di antica investitura che divenne secondario rispetto ai ruoli politici e militari ricoperti in età medicea da alcuni esponenti della famiglia. Da feudatari ad alti funzionari dello Stato, un percorso di cui è esemplare la figura di Federigo Barbolani da Montauto posto al governo di Siena. La vita di questo personaggio consente anche di mettere in luce le problematiche del vasto territorio avito, sotto il profilo politico, civile, religioso e sociale. Se i destini dei maggiori esponenti della famiglia Barbolani da Montauto andarono spostandosi verso Siena e Firenze, non per questo perse importanza localmente la loro proprietà fondiaria che, ancora ai primi dell’Ottocento, rappresentava almeno il 30 per cento del territorio anghiarese. Nel periodo di Federigo fu inoltre ricostruito il castello di Galbino, molto vicino a quello di Montauto. Rimase così un raccordo tra quella base e i ruoli interpretati nei gangli vitali dello Stato anche da altri discendenti.

Già professore di Storia contemporanea all’Università di Firenze, Bertini è dottore di ricerca in Storia della Società europea e allievo della Scuola storica dell’Istituto storico per l’Età moderna e contemporanea di Roma. Presidente emerito del Coordinamento nazionale delle Associazioni risorgimentali, del Comitato dei valori risorgimentali di Livorno e del Coordinamento toscano di tali comitati, ha fondato la rivista “Ferruccio-Storia e Webinar” ed è redattore-capo della rivista “Rassegna storica toscana” edita da Olschki. Ha pubblicato numerosi studi sull’Ottocento europeo e sul Risorgimento italiano, ma anche sull’età moderna, in particolare sulle società in accomandita, sulla produzione e i commerci internazionali della seta toscana, sulle fonti notarili e sui rapporti tra Stato centrale e comunità territoriali. Ha inoltre pubblicato un volume su Federigo Barbolani da Montauto e curato il “Dizionario storico delle comunità toscane al tempo del Risorgimento” (2006), del quale sta effettuando un profondo aggiornamento, indagando le radici medievali dei Comuni.

Il ciclo di conferenze proseguirà, sempre all’Auditorium Ducci, fino all’inizio del mese di dicembre. Il 22 ottobre Moreno Massaini relazionerà sulla contea di Urbech, oggi Papiano, in alto Casentino. Sarà poi la volta di altre due conferenze su altre realtà feudali: la baronia della Trappola e il marchesato di Bucine (Stefano Calonaci) e la contea poi marchesato di Monte San Savino (Ilaria Marcelli). Infine l’attenzione si sposterà su una famiglia titolare di vari feudi, i Lotteringhi della Stufa (Carlo Vivoli), e sull’avversione ripetutamente dimostrata dal patriziato aretino di fronte alle ipotesi di creare nuovi feudi nel territorio prossimo alla città (Luca Berti).

Le conferenze della Società storica aretina sono ad ingresso libero e gratuito.

Nelle foto: stemma della famiglia Barbolani a dx. Il relatore Fabio Bertini

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