La vicenda del centro di Laterina e dei profughi: la presentazione del libro di Varutti in Consiglio Comunale

Interverranno: il presidente del Consiglio Comunale Luca Stella, l’autore Elio Varutti, membro dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Udine, Bruno Bonetti vicepresidente della stessa sezione di Udine e Claudio Ausilio di ANVGD Arezzo.

Si tratta di 192 pagine, disponibili anche in formato e-book, che raccolgono in 37 interviste anni di vita quotidiana e di incontro-scontro tra popolazione locale e profughi, fino alla completa integrazione di questi ultimi grazie a matrimoni misti, occupazione lavorativa, comune fede religiosa e assegnazione di case popolari.

A perdere la patria, dopo la seconda guerra mondiale, sono stati i cittadini italiani di Fiume, Pola e Zara e una parte di quelli di Gorizia e Trieste. Le loro terre, le loro case e i loro averi sono diventati jugoslavi come saldo dei danni della guerra. In 350.000 sono stati cacciati o se ne sono andati, per riversarsi nel resto d’Italia, con la paura delle foibe. Molti transitarono per i Centri raccolta profughi (Crp).

Quello di Laterina, dal 1941 al 1943, sotto il fascismo, era un campo di concentramento di prigionieri inglesi, sudafricani e canadesi. Sottoalimentazione e scarsa igiene nelle baracche provocarono nei 2.500-3.000 reclusi varie malattie debilitanti, come dissenteria e tifo. Dopo la liberazione, avvenuta nel 1944 da parte dell’VIII armata britannica, si è trasformato fino al 1946 in un campo di concentramento di tedeschi e repubblichini catturati al nord. Dal 1946 al 1963, per ben diciassette anni, ha funzionato come campo profughi per italiani in fuga dai territori assegnati alla Jugoslavia a seguito del trattato di pace del 10 febbraio 1947. Parliamo, insieme ad alcuni sfollati dalle ex colonie italiane, di 10.000 persone. Un alto tasso di suicidi si è registrato tra i più anziani.

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