Uffizi del Carnevale e Covid-19, lo stufato sangiovannese diventa da asporto
Era un appuntamento fisso ogni anno, in concomitanza degli Uffizi del Carnevale che si sviluppano nelle cinque domeniche precedenti al martedì grasso.
Tavolate piene di commensali nei saloni della Basilica cittadina con al centro il re indiscusso delle pietanze sangiovannesi: lo stufato.
Le restrizioni anti Covid-19 non permetteranno questo tradizionale appuntamento ma la Pro Loco del Comune di San Giovanni Valdarno ha fatto sì che gli amanti di questo piatto potessero gustarlo anche a casa, nella classica forma da asporto come tutti i ristoranti ormai fanno da mesi da quando, purtroppo, è scoppiata la nuova ondata pandemica.
I primi due appuntamenti (17 e 24 gennaio) hanno fatto registrare grandi numeri, restano quelli del 31 gennaio (Uffizio dell’Industria); del 7 febbraio (Uffizio del Vicariato) e 14 febbraio (Uffizio delle Donne) dove sarà possibile prenotare rivolgendosi direttamente ai Camarlenghi o alla Parrocchia di San Lorenzo e San Giovanni Battista della città.
Ma cos’è, nello specifico, lo stufato alla sangiovannese?
È una ricetta che arriva addirittura dal 1900 fatta di un mix di carne di vitello e muscolo di zampa a cui si aggiunge un trito di cipolla, sedano, carote e prezzemolo e, ma solo a parte, un battuto fine fine di aglio e bucce di limone. Sale, pepe, spezie e un po’ di noce moscata; le ossa dell’animale, olio d’oliva, vino rosso e un po’ di conserva. L’ingrediente fondametale è il drogo, una miscela di spezie per cui esistono ricette diverse fra loro e conservate gelosamente. La cottura è lunga, ci vogliono circa 4 ore, e va rigorosamente abbinato con un bel calice di vino rosso. Attenzione: guai a chiamarlo “spezzatino alla sangiovannese” perché andreste incontro ad un vortice di offese. Lo stufato è lo stufato e i sangiovannesi, giustamente, ne sono gelosi.