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lunedì | 28-04-2025

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Un aretino sulle tracce di Atlantide – Video

C’era una volta Atlantide, un mistero che ha affascinato studiosi e ricercatori nel corso del tempo, ispirando opere, film, libri e tesi sulla possibile collocazione di una grande isola scomparsa improvvisamente, a causa di cataclismi atmosferici e geologici. Oggi, secondo l’enciclopedia, il nome di Atlantide è stato adottato per indicare un ipotetico continente che avrebbe occupato fino da tempi geologicamente remotissimi l’Atlantico settentrionale. Molti appassionati si cimentano nella ricerca di notizie e prove che riconducano all’esistenza dell’isola leggendaria, e tra questi c’è un geometra aretino, Marco Goti, con il suo libro “Atlantide: mistero svelato. L’isola di Platone”, di Edizioni Pendragon, con una tesi sostenuta anche dal celebre autore di Omero nel Baltico ed ingegnere nucleare Felice Vinci. 

Francesca De Simone: Come è iniziata la tua ricerca?

Marco Goti: Tutti conosciamo il mito di Atlantide, la questione può essere affrontata in due modi: il primo è considerare la storia di Platone come in parte reale e in parte fantasia, il grande filosofo cioè, potrebbe aver tratto ispirazione da un evento realmente accaduto e da cui poi ha inventato la sua storia, oppure l’altra ipotesi, prevede che tutte quante le descrizioni geometriche e geografiche del suo racconto siano vere senza nessuna eccezione. Va da sé che se affrontiamo la questione di Atlantide con la prima ipotesi, possiamo collocare l’isola dove più ci piace, ma se invece decidiamo di dare completa fiducia alle parole di Platone – egli scrive che Atlantide si trovava nell’Oceano Atlantico, quindi non c’è nessun motivo di cercarla per esempio nel Mediterraneo, allora ci accorgiamo che Atlantide non è altro che la Groenlandia.

Figura 1 – Ricostruzione 3D della Groenlandia.

Francesca De Simone: Raccontaci qualcosa di più sull’identificazione di Atlantide nella Groenlandia…

Marco Goti: Come ho detto, avendo fiducia nelle parole di Platone, e cogliendo il prezioso suggerimento di Felice Vinci, dove nel suo Omero nel Baltico scrive di come le vere Colonne d’Ercole citate da Platone non si trovino a Gibilterra, ma “da qualche parte…” nell’Oceano Atlantico settentrionale, ecco allora che se noi andiamo a leggere due semplici paragrafi del Timeo, ci accorgiamo di come Platone descrive una geografia – che per inciso si tratta di antiche rotte nautiche – che comprende oltre alla Groenlandia (Atlantide), il continente americano (il continente opposto che effettivamente circonda l’oceano l’Atlantico), l’arcipelago artico canadese delle Nunavut (le altre isole che collegavano Atlantide al continente), il Canale del Nord e il Mare d’Irlanda (lo stretto d’Ercole e quel mare che può essere definito grande come un porto:

Figura 2 – La pianura di 2000×3000 stadi, in scala.

Timeo 24e: “Perché dicono le scritture come la vostra città distrusse un grande esercito, che insolentemente invadeva ad un tempo tutta l’Europa e l’Asia, movendo di fuor dell’Oceano Atlantico. Questo mare era allora navigabile e aveva un’isola innanzi a quella bocca, che si chiama, come voi dite, colonne d’Ercole. L’isola era più grande della Libia e dell’Asia riunite, e i navigatori allora potevano passare da quella parte alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente opposto, che costeggiava quel vero mare.”

Timeo 25a: “Perché tutto questo mare, che sta di qua dalla bocca che ho detto, sembra un porto d’angusto ingresso, ma l’altro potresti rettamente chiamarlo vero mare, e la terra, che per intero l’abbraccia, un vero continente.”

Le vere ed autentiche Colonne d’Ercole perciò sono le famose formazioni di basalto colonnare, oggi conosciute come “Selciato del Gigante”.

Se adesso diamo un’occhiata alle immagini satellitari riportate sotto, ci accorgiamo della perfetta corrispondenza tra le parole di Platone nel descrivere Atlantide e la Groenlandia, ovvero di un’isola immensa posta nell’Oceano Atlantico, con una pianura di 2000×3000 stadi (356×534 Km) circondata da catene montuose “di una bellezza e di una grandezza mai viste prima”.

Francesca De Simone: In quale periodo viene collocata Atlantide, nella tua opera e secondo le ricerche?

Marco Goti: Platone scrive che Atlantide è “sprofondata” -anche in questo caso egli specifica molto bene cosa sia effettivamente sprofondato nel mare, non certo l’intera isola come erroneamente si tende a credere -, novemila anni dal tempo di Solone, quindi all’incirca nel 9600 a.C., ovvero 11600 anni fa, difatti la scienza moderna conferma le parole di Platone, circa 12000 anni fa il nostro pianeta ha subito un cataclisma mondiale, con un repentino abbassamento delle temperature durato mille anni, denominato “Impatto cosmico del Dryas recente”, questo è precisamente l’evento che ha distrutto il clima mite e favorevole della Groenlandia, dal quale poi non si sarebbe più ripresa a causa della sua particolare conformazione geografica.

Francesca De Simone: In una recente intervista con Syusy Blady e Felice Vinci si parla di Atlantide come epicentro di una civiltà particolarmente evoluta, cosa significa?

Marco Goti: Syusy e Felice si sono già da molto tempo resi conto che la civiltà ha avuto un unico punto di origine, già gli antichi greci e latini menzionavano gli Iperborei come gli abitanti di quella splendida Era chiamata età dell’oro. Da parte mia, posso aggiungere che ogni volta che si parla di un paradiso terrestre, nei racconti mitologici sparsi per il globo, e dal quale quelle popolazioni raccontavano di provenire, ecco, quel luogo è sempre la Groenlandia.

https://www.youtube.com/watch?v=wJ0nbqrcvYo&feature=youtu.be

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