Casi: “Il MUMEC? Collaterale permanente dell’Antiquaria”, ma unico ad Arezzo di rilevanza regionale

Tanti i tasselli quanti sono gli oggetti della collezione privata a cui appartengono, messa a disposizione del pubblico sotto la gestione espositiva del Comune.

Fausto Casi, ex professore che ha abbandonato l’insegnamento per l’antiquariato, ha la direzione scientifica di questo museo denso e discreto. Dalle aule scolastiche al collezionismo: un settore che l’ha portato a girare il mondo e mettere insieme un tesoro di oltre 4mila pezzi, di cui solo la metà trova spazio nelle stanze del MUMEC.

La popolarità del museo, che esiste da 13 anni, sembra aver preso la rincorsa nell’ultimo periodo. Risale a qualche settimana fa il riconoscimento di rilevanza regionale che ha fatto entrare il MUMEC nell’elenco dei 70 musei con questo titolo fra i 700 totali nel territorio toscano. “Gli alti standard qualitativi proposti“, si legge sul suo sito Internet, sono alla base del credito che solo la creatura del Prof. Casi può vantare nel Comune di Arezzo.

Un traguardo che è stato forse la spinta decisiva per convincere il suo ideatore che il MUMEC sia pronto per una nuova stagione. La proposta della famiglia Casi al Comune è quella di un passaggio di gestione gratuito e a tempo indeterminato della collezione. Una donazione al territorio su cui l’amministrazione comunale sta riflettendo proprio in questi giorni, a cui Fausto Casi aggiunge gli “oltre 8000 visitatori all’anno del MUMEC: numeri che viaggiano con uno zero in più rispetto a tutti gli altri musei, grossomodo“.

Bianca: Secondo lei quali carte in più ha il MUMEC rispetto agli altri musei aretini?

Fausto Casi: “La Regione Toscana ha valutato il nostro curriculum e il rispetto dei parametri previsti dalla normativa. Per esempio l’accessibilità, la luminosità, la fruibilità dei materiali, gli aspetti didattici…È una casistica di 60 pagine, l’abbiamo studiata a  fondo, punto per punto. Quest’anno, su 22 domande presentate, soltanto 7 musei toscani hanno ottenuto il riconoscimento. Tra questi c’è anche il nostro. Perché il MUMEC sia l’unico museo di rilevanza regionale nel Comune francamente non lo so, potrebbe domandarlo agli altri. Spesso dei cavilli, dei dettagli che possono sembrare banali sono fondamentali per ottenere questi accrediti. Noi ci siamo riusciti anche grazie alla collaborazione con il Comune, parliamoci chiaro: da soli non si fa niente!

Bianca: Preferisce l’insegnamento tradizionale, da dietro la cattedra, o attraverso il museo?

Fausto Casi: “Chi visita il museo riceve una lezione toccando con mano, guardando il filmino artificiale, i giochi ottici, i primi cartoni animati…Quando escono sono tutti contenti. I ragazzi che vengono qui spesso pensano di essere nati col cellulare in tasca e invece si rendono conto che, dietro lo smartphone, c’è tutta la storia dell’uomo. Io ho insegnato 30 anni: elettronica, elettrotecnica, matematica, fisica, tutte materie scientifiche. Dovevo seguire dei programmi ben precisi stabiliti dalle istituzioni, ma ho usato lo stesso la fantasia perché mi sono sempre occupato di automazione. Come insegnante andavo nelle aziende a imparare, per poi portare il messaggio dentro la scuola. Ho creduto nell’insegnamento anche se mal pagato.

Bianca: Il suo museo si trova in una città molto affezionata alla sua fiera antiquaria. Che rapporto c’è tra queste due istituzioni?

Fausto Casi: “Il MUMEC è considerato dal sottoscritto che l’ha creato una collaterale permanente della Fiera Antiquaria. Per tutti gli eventi esterni che sono stati organizzati sia ora, per il cinquantesimo anniversario della Fiera, che negli anni passati il Museo ha sempre prestato materiali. Li abbiamo proposti e fortemente voluti anche per mostrare al visitatore occasionale che, oltre al banchino che compra e vende, c’è anche il risvolto culturale, le manifestazioni collezionistiche.

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