I “Popoli invisibili” di Iago Corazza e Greta Ropa, tra le minoranze del mondo a “Le immagini di viaggio”
Quest’anno i due fotografi-viaggiatori porteranno con loro un altro libro dal titolo Popoli invisibili. Viaggio tra le minoranze del mondo, fresco fresco di stampa, quasi due mesi fa. Ma questa nuova pubblicazione, dedicata alle minoranze etniche che abitano ancora zone quasi inarrivabili del pianeta, è solo un motivo secondario della loro visita. La serata in programma giovedì 29 (sempre al Bocciodromo, ore 21:15) non ha scopo promozionale, tanto che le foto protagoniste della proiezione sono solo in parte impresse sulle pagine di Popoli invisibili. Si tratta di uno degli appuntamenti di Immagini di Viaggio, la serie di incontri mensili a ingresso libero in cui i soci appassionati di viaggi dell’Angolo dell’Avventura Arezzo raccontano le loro esperienze attraverso sequenze di foto e video.
Stasera il tema della presentazione, l’ultima del 2018, sarà l’India ancestrale. La presenza di Iago e Greta si spiega con una specie di fioretto personale, che fa di questa città una mèta del tour in 80 sale italiane che i due fotografi e scrittori compiono continuamente e senza compenso.
Bianca: Partiamo dalla proiezione. Cosa vi ha più colpiti dell’India remota e incontaminata?
Iago Corazza: Presentiamo 3 zone completamente diverse del Paese, non si può neanche chiamare “India” perché è abitata dagli adivasi, popolazioni indigene che arrivano anche dalle nazioni vicine e non sono indiani arian come nel resto del territorio. Quello che ci ha colpito di più è sicuramente che esistono ancora zone quasi o completamente intatte dove si conservano tradizioni e riti di queste tribù. Il territorio è estremamente inospitale, faticoso e pericoloso da attraversare. L’isolamento di queste popolazioni ha fatto sì che si conservasse tutto il loro patrimonio originale. Questo cortocircuito culturale, antropologico e storico causato dalla morfologia del territorio stupisce sempre.
Bianca: Lavorare viaggiando è un’esperienza che non tutti conoscono. Che tipo di preparazione c’è prima di ogni partenza?
Iago Corazza: Quando ti dedichi all’antropologia e a qualcosa di poco conosciuto devi studiare tantissimo prima, perché sennò non sai dove andare e chi approccerai, rischi di passare accanto a cose meravigliose senza approfondirle o addirittura vederle. Studi molto anche sul posto, perché incontri realtà di cui, per quanto tu sia preparato, non hai mai una conoscenza nel dettaglio prima di partire. Tutto ciò che vedi ti dà conferme o stimoli. Ma studi molto di più quando torni e confronti quello che avevi studiato in precedenza con ciò che hai visto. Devi fare ulteriori ricerche, trovare spiegazioni a tante domande che sono nate durante il viaggio, soprattutto da quello che hai carpito dalle popolazioni che hai incontrato. Queste tre fasi di studio non possono essere eliminate.
Bianca: Come si fa a conquistare la fiducia dei protagonisti dei vostri reportage?
Iago Corazza: Nei luoghi dove andiamo portiamo sempre con noi i nostri studenti di fotografia, che sono ben addestrati tecnicamente ma soprattutto a livello etico, come viaggiatori. Di solito quindi siamo in parecchi e questo rende più difficile superare la diffidenza. Però la preparazione umana, la voglia di conoscere e soprattutto il rispetto giocano a nostro favore. Abbiamo sempre un tramite, una persona di fiducia e di grande capacità che ci apre la strada. Però se ti metti a disposizione della curiosità degli altri e non aggredisci le persone con l’ottica in avanti ma hai pazienza, dialoghi con loro e porti avanti uno scambio alla pari, la fiducia è molto più facile da ottenere. Bisogna approcciare ogni tribù e cultura a suo modo, ogni religione ha le sue regole, ma se c’è rispetto di tutto questo e sai di cosa stai parlando, è molto difficile che ti proibiscano di fotografare e accedere alla loro sfera di intimità.
Bianca: Quanto durano di solito i vostri viaggi?
Iago Corazza: Alla fine sono tutti workshop, sia per noi che andiamo a studiare sia per i nostri studenti che ci seguono e imparano fotografia. Si va mediamente da una a quattro settimane, di solito il taglio è questo.
Bianca: Cosa vi porta a partecipare gratuitamente a queste proiezioni pubbliche in giro per l’Italia?
Iago Corazza: Abbiamo preso l’impegno di mostrare ciò che vediamo negli altri Paesi, di dare una spiegazione approfondita, “da bravi esseri umani” per ripagare le popolazioni che ci ospitano. Con le immagini che utilizziamo per i libri, i reportage e le riviste noi rubiamo qualcosa. È giusto provare a restituirlo, sia quando siamo sul posto sia facendo conoscere realtà affascinanti. Aiutando pian piano a demolire la brutta abitudine che ha tanta gente di pensare che ciò che è diverso è comunque pericoloso, negativo o diminuisce qualcosa di te.