Paolo Giulierini: “Maggiore autonomia per i Musei Statali. Al Mann siamo connessi con tutto il mondo”

Una classifica autorevole, insomma, accompagnata da brevi motivazioni. La mission di “riattivare l’antico in chiave contemporanea”, insieme allo sforzo di rendere “sempre più innovativa e fruibile la magnifica collezione del museo che dirige” sono stati decisivi per la giuria del magazine.
Dopo aver diretto per anni il MAEC di Cortona, dove è nato, Paolo Giulierini si è trasferito ai piani alti del MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Proprio questo istituto aveva ricevuto da Artribune la targa di Migliore Museo italiano per il 2017. Visitando il suo sito, si scopre che questo tempio dell’archeologia comunica con i suoi visitatori anche tramite un canale Youtube, la MANNTv, organizza itinerari tattili per non vedenti, propone abbonamenti annuali a prezzi più che contenuti. La ciliegina sulla torta è Father and Son, il videogioco che il MANN, primo museo al mondo, ha prodotto e distribuito gratuitamente. «Un modo per connetterlo con il pubblico di tutto il mondo», lo ha definito il direttore “medaglia d’oro” 2018, che ad Arezzo24 racconta i suoi musei tra passato, presente e futuro.
Bianca: Cosa ha portato al MANN di Napoli della sua esperienza alla guida del MAEC?
Paolo Giulierini: Sicuramente c’è la predisposizione a lavorare con grandi istituti europei e internazionali. Al MAEC avevamo fatto mostre con l’Ermitage, il British, il Louvre e venendo a Napoli mi sono trovato fra le mani un museo anche più grande che poteva accentuare ancora di più questa attenzione all’estero. Così è stato. Da Cortona mi porto dietro anche una metodologia di lavoro, che parte da un progetto scientifico di un museo e che deve comunicare un’immagine unica di quell’istituto. I musei nazionali di solito si ingigantiscono per aggregazioni successive, spesso si perde di vista il coordinamento generale, la comunicazione.
Bianca: Secondo lei qual è l’aspetto più bello del ruolo di dirigente museale?
Paolo Giulierini: La possibilità di entrare in contatto con tantissime realtà locali e internazionali con la peculiarità del nostro operato, senza limitarsi al livello scientifico ma estendendosi anche per esempio a livello sociale e formativo, in rapporto con i giovani. Il MANN è molto attivo anche nei quartieri in difficoltà, come il Rione Sanità e Forcella. Prima di parlare di bellezza in senso lato intende produrla anche nel contesto in cui si trova l’istituto. Altrimenti si rischia di essere una torre d’avorio e di non venir capiti, in primo luogo dai cittadini.
Bianca: In cosa consisterà il gemellaggio tra Cortona e Napoli che ha annunciato alla Colazione al Museo organizzata dal MAEC il 1 gennaio?
Paolo Giulierini: Il punto di partenza è il fatto che il fondatore dell’Accademia Etrusca e del Museo di Cortona, Marcello Venuti, fu chiamato nel 1735 da re Carlo, sovrano del Regno delle Due Sicilie, per sovrintendere alle collezioni reali. Venuti andò a Napoli e in quell’occasione avviò anche gli scavi di Ercolano, identificandola proprio come città antica. Quindi un cortonese ha un ruolo fondamentale nella scoperta dell’epopea vesuviana: vogliamo raccontare questo. La mostra non consiste nel portare a Cortona dei feticci, ma parla di un legame solido sul solco dell’archeologia tra la cittadina toscana e Napoli attraverso uno dei suoi protagonisti. Tra l’altro il nipote di Marcello, Domenico Venuti, fu anche direttore della Real Fabbrica di Capodimonte, una delle produzioni di ceramica più celebri in Italia alla fine del Settecento.
Bianca: Anche lei ha collaborato all’invenzione di Father and Son. Com’è stato lavorare a questo progetto? Pensa che si possa e vada esportato anche altrove?
Paolo Giulierini: È una nuova modalità per comunicare contenuti museali senza perdere il rigore, perché nello storytelling del gioco, con il protagonista che si ritrova a Napoli e anche all’interno del museo, c’è la volontà di parlare di cosa è conservato al MANN. Vogliamo intercettare molti tipi di pubblico, in particolare i giovani. Abbiamo avuto un successo clamoroso. Quasi 4 milioni di download in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi orientali (come la Cina) che costituiscono il prossimo mercato e punto di confronto per la cultura. Adesso noi realizzeremo la seconda puntata. Dal MANN è partita una buona pratica che ha già generato un figlio, nel senso che il Museo Nazionale Archeologico di Taranto ha prodotto un altro videogame sempre con la stessa società. Credo che sia un orizzonte che non sostituisce le vecchie modalità di comunicazione ma le integra in maniera tale che ogni tipo di pubblico abbia una sua via di apprendimento.
Bianca: I musei italiani stanno vivendo una fase di restyling generale. Fare amicizia e cavalcare la tecnologia. Cos’altro bisognerebbe fare a suo parere?
Paolo Giulierini: Si dovrebbe dare la possibilità anche ai musei statali di scegliere direttamente il proprio personale. Cosa che succede nei musei di fondazione, come ad esempio il Museo Egizio di Torino. Questo permetterebbe un salto di qualità. I giovani che provengono dagli ultimi concorsi sono di valore ma ci sono ancora porzioni del personale dei musei che segnano un po’ il passo perché provengono da antiche assunzioni degli anni ‘80 e che non sono versatili. Se in futuro ci sarà maggiore autonomia in questo senso, non avremo solamente archeologi o custodi all’interno del museo ma una miriade di professionalità, dall’esperto di comunicazione all’ufficio stampa, agli architetti, agli ingegneri. Il museo sta diventando un’azienda culturale e come tale deve avere almeno le 24 professionalità che sono auspicate dai documenti dell’UNESCO e però, nella pratica, non vengono mai messe in campo.